NOTIZIARIO

ANNO X - NUMERO 31
2° SEMESTRE 2002


LA METEORITE DI FERMO
di Matteo Chinellato (2001)

Nell'Italia centrale, nella regione Marche in provincia di Ascoli Piceno, si trova la cittadina di Fermo. Nel pomeriggio del 25 Settembre 1996 l'agricoltore Luigino Benedetti, di 39 anni, stava lavorando nei campi in zona Vallo Scura, a nord di Fermo. Il cielo era nuvoloso e c'era anche un po' di nebbia.

Improvvisamente alle 17,30 la sua attenzione venne attratta da una serie di rumori insoliti. Prima alcuni colpi (3 o 4) simili a tuoni, che provenivano da nord-ovest e della durata di qualche secondo. Poi dopo circa 10 secondi, un suono simile a quello prodotto dalle pale di un elicottero seguito da uno "ziing" rumore simile a quello prodotto da un tosaerba, una specie di ziing. Questo suono, proveniente dal versante opposto, da Santa Petronilla, ha fatto pensare al Benedetti, che fosse caduto qualcosa sopra la vigna del vicino anche se non aveva visto nulla.

Altre persone a lui vicine, sentirono solo i primi colpi, simili al bang degli aerei a reazione. Per evitare seccature, l'agricoltore non si era recato a verificare sul posto l'accaduto e preferì lasciar perdere. Il giorno dopo, in un pomeriggio piovoso, il Benedetti incontra il Sig. Gino Ferraguti di 62 anni, suocero del proprietario della vigna descritta prima; anche lui aveva udito il rumore simile a quello degli aerei, mentre si trovava in località Montone, a 2 km a ovest di Fermo.

Il Benedetti informava il Ferraguti di quel che aveva sentito e lo invitava a controllare la zona. Il Ferraguti, salendo a piedi verso sera sulla vigna, notò, alcuni schizzi di fango proiettati sulla strada sterrata e una buca sul bordo della stessa. La mattina del 27, il Ferraguti, senza avvisare il Benedetti ma consultandosi con i parenti, avvisa i carabinieri del rinvenimento.

In tarda mattinata i carabinieri si recano a casa del Benedetti, non lo trovarono e lasciano un messaggio. Alle 13.30 il Benedetti si recò dai carabinieri e rese la sua testimonianza sui fatti e poco dopo si recava, con emozione, a vedere il buco. La meteorite non era visibile, perché ricoperta dal fango, però si notava che alcuni rami del vicino roveto erano troncati di netto. I carabinieri transennarono immediatamente la zona pensando ad un ordigno esplosivo.

Furono chiamati i vigili del fuoco di Fermo, che non presero nessuna decisione e chiesero l'intervento dei colleghi ad Ascoli quali verificarono l'assenza di radioattività. Arrivarono gli artificieri ma non toccarono nulla e la stessa cosa fece il Genio Militare di Roma non trovando di loro competenza il recupero. Così, dopo ben 4 giorni di discussioni, vennero gli artificieri, da Ancona, estrassero l'oggetto, era la mattina del 1 Ottobre.

Dopo l'estrazione, si notò la corsa della meteorite era stata bloccata da un grosso sasso ad una profondità di 40 cm. che risultava danneggiato e aveva impedito alla meteorite di conficcarsi ancora più in profondità.

Il merito di questa scoperta spetta quindi al Benedetti che anche se si trovava a 300 metri dal punto dell'impatto era riuscito a dare una indicazione precisa del luogo; si presume che altri pezzi della meteorite possano essersi staccati e caduti nella zona, visto che "i bang" erano più di uno è pensabile che la meteorite, entrata nella bassa stratosfera, si sia spaccata in almeno due o tre pezzi, riducendo la sua velocità, che poteva essere intorno ai 15 km al secondo.

La Fermo probabilmente ha iniziato a perdere massa già ad una altezza di 100 km e doveva avere una dimensione di circa 1 metro. La massa unica recuperata ha un peso di 10,2 kg. e misura 19x24x16 cm, ha una forma irregolare, prismatica, con bordi acuminati, alcuni dei quali scheggiati e smussati a causa dello shock da impatto o per l'intervento umano per estrarre il corpo dal cratere. Queste parti sono anche scheggiate e preservano un colore grigio cenere con inizio di ossidazione del ferro contenuto.

Il cratere provocato dalla caduta ha una profondità di 60 cm circa ed è largo circa 50 cm; insiste su d'un terreno argilloso. La probabile traiettoria, difficile da stabilire, visto che era di giorno, poteva essere da nord/ovest-sud/est.

La meteorite presenta una sottile crosta di fusione nera spessa 0,2 mm. La superficie presenta sottili linee di frattura che la percorrono in modo irregolare lungo i bordi. Sono presenti le classiche regmaglipti dovute all'entrata nell'atmosfera e all'ablazione della meteorite. La matrice interna è di un colore grigio cenere con le classiche pagliuzze di metallo tipiche delle chondriti. Gli studi sulla meteorite di Fermo sono state fatte dal Dott. Giordano Cevolani del FISBAT-CNR di Bologna e dall'Università di Petrologia di Padova.

In ordine di importanza i minerali trovati nella meteorite sono in prevalenza: silicati di ferro, magnesio e solfuri di ferro, e in ordine di importanza sono: olivina, pirosseno, plagioclasio, kamacite, taenite e trilite, mentre quelli in minore quantità sono la cromite e l'apatite, con presenze di vetro a volte ricco di potassio.

Tutti i dati disponibili, sia petrografici che mineralogici, classificano la Fermo come una chondrite ordinaria brecciata del tipo H, cioè ad alto contenuto di ferro, con un tipo metrologico da 3 a 5. Attualmente la meteorite è custodita presso la Villa Vitali a Fermo, mentre altri frammenti sono custoditi in alcune università italiane per studi e due frammenti si trovano nella mia collezione.

M come Meteorite - Matteo Chinellato

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Pagina caricata in rete: 14 novembre; ultimo aggiornamento (3°): 1 novembre 2005