Introduzione all'osservazione
dei (super)bolidi

di Albino Carbognani

 

Introduzione

Uno dei più interessanti e spettacolari fenomeni astronomici cui è possibile assistere è senz'altro il passaggio di un bolide (meteora molto luminosa).  Purtroppo, essendo eventi sporadici e imprevedibili, per la maggior parte dei bolidi è necessario ricorrere alle osservazioni visuali di testimoni occasionali. Quando si è fortunati si può incappare in qualche foto o filmato amatoriale. Di solito i testimoni sono impreparati ad affrontare questo tipo d'evento e, a parte descrizioni pittoresche, i dati effettivamente utili sono pochi.  Questo è un peccato perché con un piccolo sforzo ciascuno di noi si può preparare a gestire l'avvistamento di un bolide.  Con un minimo di conoscenze è possibile ricavare molte informazioni utili, anche da osservazioni ad occhio nudo.


I meteoroidi

In orbita attorno al Sole, oltre ai nove pianeti principali, si trovano centinaia di migliaia d'asteroidi e milioni di comete. Gli asteroidi si concentrano prevalentemente fra le orbite di Marte e Giove (fra 2.1 e 3.6 UA dal Sole), in quella che è chiamata la fascia principale, mentre la maggior parte delle comete popola le regioni esterne del Sistema Solare, dando origine alla nube di Oort (fra 40 000 e 100 000 UA). Gli asteroidi sono corpi rocciosi con diametri che vanno dai 950 km di Cerere (il primo ad essere scoperto nel 1801), fino a 1 km per quelli più piccoli. Le comete sono corpi prevalentemente ghiacciati che inglobano particelle solide.  Le dimensioni tipiche del nucleo di una cometa sono dell'ordine di 1-10 km.

Fra gli asteroidi le collisioni non sono nulle. Lo scontro fra due asteroidi porta alla creazione di molti frammenti con dimensioni che vanno dal centesimo di millimetro ad alcune decine di metri. Questi oggetti, intermedi fra asteroidi e polvere interplanetaria, sono chiamati meteoroidi. I limiti fissati dall'IAU (International Astronomical Union) nel 1961 considerano come meteoroidi i corpi con una massa compresa fra 10-9 e 107 kg. Assumendo una densità di 3.5 g/cm3 il raggio di un meteoroide va da 40 micrometri a 10 m. Anche le comete sono una "sorgente" di meteoroidi, ma di densità minore. Quelle comete che riescono a raggiungere il Sistema Solare interno sono soggette ad un processo di sublimazione dei ghiacci della superficie, che immette nello spazio interplanetario le particelle solide da cui sono, in parte, formate. Si originano così delle vere e proprie "correnti di meteoroidi" che seguono l'orbita della cometa-madre. Sono i meteoroidi di origine cometaria a dare origine agli sciami meteorici visibili durante l'anno (fra i più importanti: Quadrantidi, Perseidi, Leonidi, Geminidi). Qui siamo interessati ai meteoroidi di origine asteroidale, che sono quelli di cui si conosce ancora poco.


Fisica dei bolidi

A causa delle risonanze orbitali con Giove e Saturno e dell'effetto Yarkovsky, i meteoroidi originatisi nella fascia principale possono essere immessi in orbite che intersecano quelle dei pianeti terrestri: Mercurio, Venere, Terra e Marte. Ci sono quindi migliaia di piccoli corpi, delle dimensioni di qualche metro, potenzialmente in grado di cadere sulla superficie terrestre.
La velocità geocentrica di un meteoroide appartenente al Sistema Solare è compresa fra 11.2 km/s (dovuta alla sola gravità terrestre), e 72.8 km/s (42.5 km/s per la velocità di fuga al perielio terrestre più 30.3 km/s per la velocità orbitale della Terra al perielio). Quando un meteoroide penetra nell'atmosfera terrestre con velocità dell'ordine delle decine di km/s, la collisione con le molecole atmosferiche ne riscalda la superficie. Giunto ad una quota di 80-90 km la temperatura del meteoroide raggiunge i 2500 K ed inizia la sublimazione degli atomi del corpo celeste. Questo processo di perdita di massa è noto come ablazione. A causa degli urti reciproci gli atomi del meteoroide si ionizzano e ionizzano anche le molecole atmosferiche. Durante la ricombinazione ioni-elettroni è emessa della radiazione elettromagnetica, e un osservatore al suolo vedrà una scia luminosa: la meteora.
Una meteora si compone di due parti: la testa e la scia. La testa della meteora contiene il meteoroide che si sta consumando più i gas ionizzati, mentre la scia è la regione di ricombinazione dei soli gas ionizzati. Il 90% della radiazione emessa da una meteora proviene dagli atomi del meteoroide.  Se il meteoroide è di discrete dimensioni (> 20 cm di diametro), la testa della meteora può essere molto luminosa.
Quando la magnitudine apparente zenitale è inferiore a -8 la meteora è detta bolide (un tempo il termine bolide era usato per indicare le meteore di cui era udibile il rumore). La definizione di bolide non è ancora stata fissata dall'UAI, quindi per alcuni la magnitudine limite è la -4 o la -6. Un bolide con magnitudine inferiore alla -17 è detto superbolide.  Per meteoroidi di decine di metri di diametro il bolide può essere più luminoso del Sole visto dalla Terra.  Un esempio di un evento del genere è il meteoroide esploso sopra la regione del fiume Tunguska il 30 giugno 1908.   I testimoni superstiti parlarono di una "palla di fuoco" molto più luminosa del Sole.
Spesso il meteoroide, a causa della differenza di pressione atmosferica fra parte avanzante e recedente, si frammenta in più parti, ognuna delle quali diventa a sua volta un bolide. Un fatto del genere si è verificato per il bolide visto da Peekskill (stato di New York) la sera del 9 ottobre 1992. Il corpo principale si spezzò in 70 frammenti di cui uno solo (del peso di 12 kg) è stato ritrovato (colpì un'automobile parcheggiata sfondando il cofano posteriore).
Se il meteoroide è sufficientemente grande può sopravvivere all'ablazione. Quando la velocità in atmosfera scende al di sotto dei 3 km/s la perdita di massa e l'emissione di radiazione cessa e il meteoroide entra nella fase di volo buio (o dark flight).   Da questo momento inizia un processo di raffreddamento della superficie e la traiettoria del corpo si fa sempre più verticale.
La velocità di impatto del meteoroide sulla superficie terrestre va da 10 a 100 m/s per corpi di massa compresa fra 10 g e 10 kg (velocità geocentrica di 15 km/s). Quando il meteoroide giunge al suolo si parla di meteorite.   La probabilità di giungere al suolo, oltre che dalle dimensioni, dipende dal materiale di cui è fatto il meteoroide.   Un meteoroide di ferro-nichel giungerà più facilmente al suolo di uno di pura roccia. Nell'impatto il meteoroide si conficca nel terreno creando una buca che può essere anche più larga delle dimensioni del corpo che la provoca.    Per grandi meteoroidi o piccoli asteroidi la velocità può mantenersi elevata fino al suolo, l'ablazione non cessa, non esiste la fase di volo buio e nella caduta si forma un cratere da impatto.

È chiaro che l'avvistamento di un bolide molto luminoso, implica l'entrata in atmosfera di un meteoroide di dimensioni tali da poter sperare che sopravviva all'ablazione e giunga fino al suolo.
I satelliti militari di sorveglianza sono una buona sorgente di dati per quanto riguarda i superbolidi, infatti i loro sensori IR sono in grado di rilevare i flare emessi.   L'unico problema è che è difficile ottenere i dati.  In ogni caso, da quel poco che è disponibile, si può stimare che, ogni anno, si disintegrano in atmosfera da 30 a 50 superbolidi (la maggior parte sopra gli oceani), da 2 a 4 al mese.

Fig.1 - Rappresentazione schematica di un bolide. Sono state indicate la testa del bolide, la scia di ionizzazione, l'onda d'urto causata dal moto ipersonico nell'atmosfera e alcuni frammenti staccatisi dal corpo principale. La freccia indica la direzione del moto.

Il problema che si presenta è come trovare la possibile meteorite una volta che si è osservato il bolide e come calcolarne l'orbita originaria attorno al Sole. Considerato che le meteoriti provengono dal passato del Sistema Solare e che sono ricche di informazioni di tipo chimico-fisico, vale senz'altro la pena cercarle. Ogni bolide di cui non si riesce a stabilire nulla è una potenziale miniera di informazioni persa. Per fare sì che la ricerca abbia una minima probabilità di successo bisogna imparare ad osservare i bolidi.


Le conoscenze di base per l'osservatore

Il metodo più antico utilizzato si basa su osservazioni ad occhio nudo, tuttora molto in voga in campo amatoriale per le osservazioni delle comuni meteore.
Le conoscenze di base necessarie per l'osservazione visuale dei bolidi sono relativamente poche. Tenere presente che l'accuratezza delle osservazioni è direttamente proporzionale all'esperienza "sul campo". Prima di tutto è necessario imparare a riconoscere le stelle più luminose del cielo (Sirio, Vega, Altair, Antares, Deneb ecc.), i pianeti e le costellazioni più importanti (Orsa Maggiore, Orione, Toro, Gemelli, Cigno, Scorpione ecc.).  Per raggiungere lo scopo è sufficiente munirsi di un piccolo atlante stellare che riporti tutte le stelle visibili ad occhio nudo.   Atlanti utili per questo fine sono inseriti come appendici in quasi tutti i libri di introduzione all'astronomia reperibili nelle comuni librerie.  Dopo aver imparato a riconoscere per sommi capi la volta stellata si possono iniziare le osservazioni.   Non ci sono indicazioni particolari sul periodo di osservazione o sulla zona di cielo da tenere sotto controllo.   I meteoroidi della fascia degli asteroidi, responsabili dei grossi bolidi, possono cadere sulla Terra in ogni momento.   Questo punto differenzia notevolmente l'attività dell'osservatore di bolidi da quello dei comuni sciami di meteore (di origine cometaria), che ha delle date ben precise in cui osservare.
Le osservazioni dovranno essere condotte da un luogo relativamente buio, da cui sia possibile distinguere almeno le stelle più luminose (l'utilizzo di una sedia a sdraio è consigliata per evitare crampi che possono distogliere l'attenzione dell'osservatore).   Naturalmente si dovrà avere a portata di mano l'atlante celeste, una piccola torcia a luce rossa (per non abbagliare gli occhi), una penna e un blocco per gli appunti.    Non sono necessari strumenti ottici come binocoli o telescopi.    Dato il ridotto campo visivo di strumenti di questo tipo, si corre il rischio di non osservare i pochi bolidi che sarebbero visibili: tutte le osservazioni vanno condotte ad occhio nudo.  Al limite un piccolo binocolo può essere utile per monitorare meglio il fenomeno di persistenza della scia, ma non è indispensabile.
Può essere utile imparare a stimare le distanze angolari fra due punti della sfera celeste. Questa stima può essere fatta molto velocemente, anche se in modo approssimativo, utilizzando le mani.  A braccio completamente disteso il pollice sottende un angolo di circa 2°, il pugno chiuso 10° e la mano aperta (con le dita separate) circa 20°.  Questi valori possono cambiare leggermente da una persona all'altra e vanno calibrati individualmente misurando angoli noti.  Contando quanti "pollici", "pugni" o "mani" si possono inserire fra due punti dati della sfera celeste e moltiplicando per i valori precedenti, si trova la distanza angolare. Una tecnica di questo tipo può essere utile per stimare l'angolo sotteso dalla traiettoria percorsa dal bolide, oppure per stabilire, in prima approssimazione, le coordinate azimutali dei punti di inizio e fine traiettoria (che però andranno ricavate in modo più accurato dalla riduzione delle osservazioni).
Si può dare il proprio contributo all'osservazione dei bolidi anche senza intraprendere campagne di osservazioni sistematiche.  Basta avere una discreta conoscenza del cielo notturno per fare in modo che la propria testimonianza si trasformi da puro racconto a strumento di indagine.


I bolidi notturni

Abbiamo affermato che un grosso meteoroide può precipitare sulla Terra in qualsiasi momento, quindi un bolide può comparire sia di giorno sia di notte a qualsiasi ora e mese dell'anno.  Insomma tutto il tempo che si trascorre all'aperto è utile per l'osservazione dei bolidi. Naturalmente i bolidi notturni saranno più facilmente visibili di quelli diurni. Questi ultimi potranno essere agevolmente osservati solo se molto luminosi.

a) Osservazioni visuali
In generale per ricavare la traiettoria in atmosfera del bolide e il punto di impatto al suolo del meteoroide, sono necessari i dati di almeno due osservatori posti a qualche decina di km l'uno dall'altro. In pratica, nel caso di osservazioni visuali, più osservatori ci sono e meglio è perché si possono mediare gli errori di osservazione. Naturalmente i dati forniti devono essere di discreta qualità: indicazioni del tipo   "... l'ho visto andare da nord verso sud-est..."  non sono molto utili per la ricerca del meteorite o il calcolo della traiettoria e dell'orbita.

Fig. 2 - Schema di triangolazione. Per individuare nello spazio la traiettoria di un bolide sono necessari almeno due osservatori posti a qualche decina di km di distanza l'uno dall'altro. In generale i punti indicati sulla traiettoria del bolide da O1 e O2 sono diversi e questo complica i calcoli.

Con il solo aiuto dei propri occhi si potrà osservare la traiettoria che la testa del bolide segue fra le stelle visibili in quel momento. Non è necessario ricordarsi tutta la traiettoria, basta registrare solo il punto in cui è comparsa la testa del bolide (punto iniziale) e quello in cui è scomparsa (punto finale).
L'osservazione della scia luminosa non è importante, bisogna concentrarsi sulla testa.    Dopo avere accuratamente osservato la traiettoria seguita dal bolide, ed avere impresso nella memoria la posizione dei punti iniziali e finali, bisogna riportare tutto su una carta celeste.   Non si deve avere fretta: quando si osserva un bolide bisogna concentrarsi sulla traiettoria, trascurando altri dettagli che potrebbero distrarre.   Dal disegno sulla mappa sarà possibile risalire alle coordinate equatoriali dei punti di inizio e fine traiettoria.
Oltre a questo è indispensabile segnare ora e minuto dell'osservazione (specificando se è estiva, TMEC o TU), e la durata del fenomeno. Vale a dire l'intervallo di tempo impiegato dal bolide per spostarsi dal punto iniziale a quello finale.  La stima del tempo può essere fatta cominciando a contare mentalmente i secondi dal punto iniziale della traiettoria.  In alternativa si può rivedere mentalmente la sequenza degli eventi e contare i secondi.  L'importante è segnarsi subito l'intervallo di tempo, per evitare che sia dimenticato. Il valore della durata permette di stimare la velocità media del bolide.

Fig. 3 - I dati essenziali per l'osservazione di un bolide sono le coordinate equatoriali dei punti iniziali e finali della traiettoria e la durata dell'apparizione.

Può succedere che un bolide sia osservato solo quando è già comparso, perdendo così il punto iniziale. Ebbene questo non è un problema per il calcolo della traiettoria.  Basta registrare la posizione del punto della volta celeste in cui si vede il bolide per la prima volta.  La stessa considerazione vale per il punto finale. Se, durante il tragitto dal punto iniziale a quello finale, il bolide occulta stelle brillanti e facilmente riconoscibili è opportuno registrarlo. Infatti, in questo modo, si danno i punti intermedi della traiettoria osservata; questi dati aggiuntivi sono molto utili per la ricostruzione della traiettoria in atmosfera.
La magnitudine della testa del bolide può essere stimata confrontando la sua luminosità con quella di altri corpi celesti noti.  Ricordiamo che per Venere alla massima luminosità, la magnitudine vale circa -4.4, per la Luna al primo quarto -10, per la Luna piena -12.5, mentre per il Sole è di -26.8. Purtroppo non ci sono altri astri di magnitudine intermedia con cui poter fare il confronto.  È per questo motivo che le stime di magnitudine dei bolidi sono sempre piuttosto incerte, ma è comunque meglio di niente.
Quelli illustrati sopra sono i parametri fondamentali che vanno stimati per l'osservazione utile dei bolidi.
Un altro fenomeno fisico che andrebbe monitorato è l'eventuale suono percepito.  Se il suono si ode contemporaneamente all'apparizione del bolide, allora si tratta di un suono elettrofonico (di origine elettromagnetica), non dovuto alla propagazione di onde sonore.  Di solito questo tipo di suono assomiglia ad un sibilo.  Se invece si ode un suono cupo, ma dopo la sparizione del bolide, allora questo è dovuto alla propagazione dell'onda d'urto in atmosfera ed è veicolato da normali onde di compressione. Nell'osservazione di un bolide la segnalazione del tipo di suono è interessante ma non fondamentale.
Altri dettagli come il colore, la persistenza della scia e la forma della testa sono inessenziali e possono essere trascurati:  troppi dettagli da ricordare possono creare confusione, meglio limitarsi ai quattro dati essenziali (posizione del punto iniziale, finale, durata e magnitudine della testa).
Naturalmente, per completare il rapporto, va indicata la località geografica da cui si è osservato il bolide: latitudine, longitudine e quota sul livello del mare.

Riassunto sull'osservazione visuale dei bolidi

Dati fondamentali

Note

Sito di osservazione Latitudine, Longitudine, quota s.l.m.
Coordinate equatoriali del punto iniziale Ascensione retta e declinazione, specificare l'equinozio
Coordinate equatoriali del punto finale Ascensione retta e declinazione, specificare l'equinozio
Durata  Misurata in secondi
Magnitudine della testa Usare come riferimento Luna e Sole
Suoni uditi Specificare se prima o dopo l'avvistamento

 

Dati complementari

Note

Colore (colori) Specificare la sequenza di colori assunta dalla "testa"
Forma e diametro della testa Confrontare con il diametro apparente della Luna
Persistenza della scia Indicare il tempo di persistenza in secondi

 

b) Osservazioni fotografiche
Nello studio delle meteore la fotografia è stata utilizzata sin dal novembre 1885, quando L.Weinek scattò a Praga la prima fotografia di una meteora.
Le osservazioni fotografiche dei bolidi sono molto utili, specie se condotte in parallelo con quelle visuali. Per iniziare può essere sufficiente una comune reflex (possibilmente manuale), fissa su treppiede, con una pellicola di media sensibilità e dotata di un obiettivo grandangolare come un 28 millimetri di focale o, al massimo, del normale obiettivo da 50 mm. La reflex dovrà essere puntata verso la stessa regione di cielo che si osserva visualmente e il tempo di posa può andare da 5 a 30 minuti, in funzione dell'inquinamento luminoso presente. Nel caso un bolide attraversasse la zona sotto osservazione va subito interrotta la posa.
A meno che il bolide non sia comparso subito dopo l'inizio della posa, sulla foto le immagini delle stelle appariranno come archi di cerchio. Un'immagine di questo tipo esteticamente non è il massimo ma ha un enorme valore perché consente di determinare con precisione le coordinate di inizio e fine traiettoria, senza le incertezze associate inevitabilmente all'osservazione visuale.
Un miglioramento viene dall'utilizzo di un telescopio dotato di montatura equatoriale sui cui montare in parallelo la reflex.  In questo caso si può controbilanciare la rotazione terrestre e le immagini delle stelle risulteranno puntiformi, facilitando il calcolo delle coordinate della traiettoria.

c) Osservazioni con la videocamera
Dalla semplice fotografia della scia di un bolide si risale alle coordinate dei punti della traiettoria ma non alla durata temporale dell'evento che va ancora stimato visualmente. Per superare questo scoglio ci sono due strade: dotare la macchina fotografica di un settore rotante (complicato), oppure usare una videocamera amatoriale molto sensibile. Una volta montata su treppiede e puntata in una direzione fissa, la videocamera dovrà essere in grado di riprendere le stelle di terza-quarta grandezza e di riportare data, ora, minuti e secondi su ogni immagine registrata. In questo modo, oltre alle immagini del bolide e alle informazioni sulla traiettoria, si hanno anche i dati temporali. L'unica limitazione può essere l'ampiezza del campo di ripresa della videocamera, dell'ordine dei 15°, da confrontare con i 74° di campo del 28 mm e i 46° del 50 mm di una reflex.
Storicamente il bolide con il maggior numero di riprese video è senz'altro quello associato alla caduta della meteorite di Peekskill: sono stati ben 15 i videotape ottenuti da varie località degli Stati Uniti orientali
Se la videocamera non è sufficientemente sensibile da registrare le stelle più luminose non è detto che sia inutilizzabile per la ricerca sui bolidi. Infatti, perché le riprese continuino ad essere utili, basta fare in modo che nel campo inquadrato ci siano anche elementi, ben visibili, del paesaggio terrestre (come ad esempio dei lampioni posti ad una certa distanza dall'osservatore). In questo modo è sacrificata una parte del campo di ripresa, ma se il bolide passa nella zona di cielo osservata si può risalire facilmente alle coordinate azimutali della traiettoria usando come riferimento quelle degli elementi del paesaggio. Per ricavare queste ultime non è necessario usare un teodolite ma è sufficiente una semplice fotografia notturna di una decina di secondi di posa, presa dallo stesso punto e con la stessa inquadratura della videocamera: dalle coordinate azimutali delle stelle registrate sulla pellicola si risale agevolmente a quelle degli elementi terrestri che interessano e da qui si trovano quelle del bolide.
Fino a oggi sono solo quattro le meteoriti di cui si è potuto ricostruire l'orbita attorno al Sole grazie alle fotografie o ai filmati della caduta: Pribram (Cecoslovacchia, 7 aprile 1959), Lost City (Oklahoma, 3 gennaio 1970), Innisfree (Alberta, Canada, 5 febbraio 1977), Peekskill (stato di New York, 9 ottobre 1992). Le orbite mostrano un'origine di tipo asteroidale.


Bolidi diurni

Nel caso dei bolidi diurni, molto più rari di quelli notturni, non ci sono le stelle che possono fare da punti di riferimento per la traiettoria e si dovrà ricorrere necessariamente ad elementi del paesaggio, come case ed alberi. Un bolide ben visibile in pieno giorno fu quello osservato dagli Stati Uniti e dal Canada occidentali il 10 agosto 1972.  Il meteoroide responsabile di questo bolide raggiunse una quota minima di 58 km e poi tornò nello spazio. Il diametro stimato di questo corpo celeste è di circa 5 metri con una massa di 100 tonnellate.
Nel caso di sole osservazioni visuali di bolidi diurni la precisione delle osservazioni è in generale più bassa rispetto ai bolidi notturni.  In ogni caso è bene non lasciare correre ma raccogliere tutte le informazioni possibili.  Subito dopo l'osservazione del bolide sarà necessario fare un veloce schizzo di quello che si è osservato, avendo cura di segnare gli elementi principali del paesaggio e la traiettoria del bolide rispetto a loro. Sul disegno andrebbero indicati azimut e altezza sull'orizzonte (in gradi) dei punti iniziali e finali.
L'azimut di un qualsiasi punto della sfera celeste è l'angolo, contato da nord verso est, fra il punto cardinale nord e la proiezione del punto sull'orizzonte.  L'altezza è l'angolo verticale fra il punto e l'orizzonte.  Questi valori possono essere stimati aiutandosi con le mani, come abbiamo detto prima. Non si trascuri di indicare anche il punto da cui è stata compiuta l'osservazione, la località geografica, l'ora esatta e la durata dell'apparizione.
Le osservazioni fotografiche dei bolidi diurni non sono praticamente fattibili, mentre le osservazioni con la videocamera andranno portate avanti con le stesse modalità di quelle notturne a bassa sensibilità.


L'ITAlian Superbolide Network (ITA.S.N.)

Non sono molti i programmi di ricerca dedicati alla osservazione dei bolidi.
Negli USA è attiva la Florida Fireball Patrol, mentre è stata chiusa nel 1973 la Prairie Bright-Meteor Network (PN), dello Smithsonian Astrophysical Observatory. Quest'ultima era composta da 16 stazioni poste alla minima distanza di 250 km l'una dall'altra. Ogni stazione era dotata di 4 fotocamere con un campo di vista di 90°.
Un'altra rete per lo studio dei bolidi era la Canadese MORP, attiva dal 1971 al 1985.
In Europa è in funzione l'European Fireball Network (EN), composta da 50 stazioni poste alla distanza minima di 100 km l'una dall'altra. Ogni stazione è dotata di una fotocamera con obiettivo fish-eye. L'EN è l'erede della Czechoslovak Network, fondata da Ceplecha e Rajchl nel 1965.
In anni recenti diversi programmi di fotografia di meteore sono stati portati avanti da astronomi non professionisti in Europa e in Giappone. I risultati sono regolarmente pubblicati su WGN, il giornale dell'IMO (International Meteor Organization), su Radiant, il giornale della Dutch Meteor Society e sul giapponese Memoirs of the Nippon Meteor Society.
In Italia lo studio dei bolidi è lasciato al caso, visto che, oltre a non avere una rete fotografica propria, il nostro paese non ospita nessuna stazione della EN. Stando così le cose, agli inizi di febbraio 2000, è nata l'ITAlian Superbolide Network (ITASN), formata da un certo numero di studiosi interessati al fenomeno dei (super)bolidi.  Lo scopo di ITASN è quello di creare una rete di osservatori visuali di bolidi sparsi sul territorio nazionale e in grado di fornire le informazioni che abbiamo visto prima. Naturalmente anche l'impiego di macchine fotografiche e videocamere sarà incoraggiata, fino alla creazione di una piccola rete di stazioni osservative sparse sul territorio nazionale. Lo scopo di questa iniziativa è anche quello di favorire la nascita, a livello nazionale, di una reale collaborazione fra gli interessati al fenomeno dei bolidi. ITASN ha dato il via ad un gruppo di discussione (mailing list) espressamente dedicata ai bolidi. I messaggi scambiati fra i partecipanti della lista (attualmente una trentina), possono essere consultati via Web all'indirizzo:

http://www.egroups.com/group/superbolidi

La partecipazione e collaborazione è aperta a tutti gli interessati.
Il 19 marzo 2000 a Bologna si è tenuto, a cura dell'Associazione Astrofili Bolognesi (AAB), il primo workshop di ITASN. La partecipazione è stata numerosa e particolarmente attiva, con interventi, proposte ed idee molto interessanti che andranno sviluppate e portate avanti.
Il prossimo appuntamento importante sarà per l'organizzazione della prima scuola estiva di osservatori di bolidi, che si terrà a Bologna nei primi giorni di settembre 2000.   La scuola estiva sarà fondamentale per la formazione degli osservatori perché vedrà la partecipazione di astronomi di fama internazionale.


Bibliografia

  Carbognani A., Foschini L., "Meteore", CUEN, Napoli, 1999.
  Ceplecha Z. et al, "Superbolides", Meteoroids 98, Astron. Inst. Slovak Acad. Sci, Bratislava 1999, p.37-54.
  Ceplecha Z., Docobo J.A., "Video Record of the Spain bolide of June 14, 1996: The atmospheric trajectory and orbit", Astronomy & Astrophysics supplement series, Vol.138, p.1-9, 1999.
  Ceplecha Z., Borovicka J., "Meteor phenomena and bodies", Space Science Reviews, Vol.84, p.327-471, 1998.
  Ceplecha Z., "Impacts of meteoroids larger than 1 m into the Earth's atmosphere", Astronomy and Astrophysics, Vol.286, p.967-970, 1994.


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