Università di Harvard - 11 marzo 1998
"Recenti calcoli dellorbita di un asteroide scoperto lo scorso dicembre
indicano che è virtualmente sicuro il suo passaggio nei pressi della Terra ad una
distanza inferiore a quella della Luna tra una trentina danni. La
probabilità di una effettiva collisione è piccola, ma non può essere esclusa del tutto."
Così iniziava un comunicato dellUnione Astronomica Internazionale rilasciato dal Dr.
Brian G. Marsden (IAU Central Bureau for Astronomical Telegrams).Lasteroide in oggetto, destinato ad avere
rapidamente puntati su di sé i riflettori dellattenzione mondiale, era 1997
XF11.
Questo NEO era stato scoperto il 6 dicembre 1997 da James Scotti
dellArizona Spacewatch Program otilizzando la strumentazione di Kitt Peak: moderni
rilevatori CCD abbinati ad un telescopio con apertura di 90 cm costruito circa 80 anni
orsono.
Il comunicato del Dr. Marsden entrava poi nei dettagli relativi allincontro
ravvicinato della Terra con 1997 XF11 precisando che si sarebbe verificato il 26
ottobre 2028 verso le ore 13:30 (Eastern Daylight Time) e che la distanza tra i
due corpi celesti sarebbe stata di soli 50.000 km.
Indubbiamente uninfinità per i parametri quotidiani di noi esseri umani, ma
uninezia in termini astronomici!
Oltre alla pericolosa vicinanza, preoccupavano anche le dimensioni delloggetto
cosmico, stimate dellordine di un chilometro e mezzo, due validi motivi per
inserirlo a buon diritto nella lista dei cosiddetti PHAs (Potentially
Hazardous Asteroids = Asteroidi Potenzialmente Pericolosi) raccomandandone una
osservazione continua al fine di definire con maggiore precisione lo sviluppo della sua
orbita.
La notizia era troppo ghiotta perché i media di
tutto il mondo non se ne impossessassero in gran fretta.
I dispacci delle agenzie di stampa, uno dopo laltro, enfatizzavano il tremendo
rischio cui lumanità stava andando incontro.
Non si trattava più di fantascienza: questa volta il rischio di un impatto con una
montagna cosmica di oltre 3 miliardi di tonnellate era reale, e tremendamente vicino nel
tempo.
Lumanità avrebbe avuto ancora una trentina danni di respiro prima di essere
spazzata via senza pietà da un asteroide proveniente dalle profondità dello spazio.
I commenti relativi allavvicinarsi del "giorno del giudizio" si
affiancavano e cercavano di rendere più corpose le scarne notizie a disposizione.
Indubbiamente la notizia aveva sollevato un bel polverone e per qualche ora la situazione
è stata davvero pesante.
Un risvolto positivo è stato quello di mettere sotto pressione gli astronomi che si
occupano dellindividuazione dei NEO spingendoli a rovistare tra le vecchie
rilevazioni alla ricerca di eventuali dati relativi a precedenti passaggi di 1997 XF11.
Ben presto il gruppo di ricerca di Eleanor
Helin del Jet Propulsion Lab riuscì a identificare loggetto su lastre
risalenti al 1990 fornendo in tal modo una nuova serie di dati che permisero di
ricalcolare in modo più preciso i parametri dellincontro ravvicinato del 2028.
Il cessato allarme si diffuse con la stessa rapidità dellannuncio iniziale,
portando, purtroppo, con sé uno strascico di inutili polemiche.
Era inevitabile che lannuncio da parte dei mass media del cessato pericolo fosse
dello stesso tenore e con lo stesso (quasi inesistente) spessore scientifico delle agenzie
iniziali: il succo, più o meno velato, era che gli astronomi avevano sbagliato i conti e,
prendendo lucciole per lanterne, avevano gridato troppo precipitosamente "al lupo, al
lupo!".
Divenne così altrettanto inevitabile, di fronte ad una tale lettura della vicenda, il
sorgere di vivaci prese di posizioni degli addetti ai lavori, con l'innesco di una
polemica che scivolò ben presto sul delicato confronto tra mass media e scienza,
annoverando inevitabilmente anche anacronistici interventi di chi voleva una scienza meno
"loquace" su argomenti così delicati e in grado di turbare lopinione
pubblica.
La diatriba ha avuto un lungo strascico (e la successiva vicenda di 1999 AN10 dimostrò
che l'ambiente era ancora abbastanza rovente), ma ormai i riflettori dei media erano
puntati altrove ed il rischio-impatto era stato definitivamente archiviato... in attesa di
nuovi catastrofici annunci.
Una lettura obiettiva - ed a bocce ferme -
dell'intera vicenda fa emergere, però, anche altre considerazioni, certamente meno
precipitose di quelle suggerite nel bel mezzo del polverone sollevato dai media.
1.
E' anzitutto vero che non si può dar torto a chi, da addetto ai lavori, contestò a Brian
Marsden una eccessiva fretta nel comunicare ai mass media la notizia, tanto più che
calcoli più accurati avevano dimostrato che, fin dallinizio, si potesse escludere
ogni rischio dimpatto.
E a tal proposito appare un po' debole la posizione del Dr. Marsden che giustificava il
suo operato sostenendo che voleva unicamente sollecitare gli addetti ai lavori ad
intensificare l'osservazione e l'analisi dei dati di 1997 XF11 prima che fosse troppo
tardi.
E' fuori discussione: l'annuncio del Minor Planet Center ha sortito il suo effetto; ma
sarebbe bastato - è questa la critica più stringente - contattare direttamente chi si
occupa di calcoli di orbite per evitare inutili allarmismi e pericolose cadute di
immagine.
L'analisi dei dati disponibili il giorno 11 marzo (dunque senza quelli scovati da Eleanor
Helin nelle lastre del 1990) potevano infatti già portare ad escludere l'impatto.
Nei due grafici (creati da Paul Chodas - JPL Solar System Dynamics Group)
è riportata l'ellisse di previsione per il passaggio nei pressi della Terra di 1997 XF11.
Si può notare anzitutto come i dati di E. Helin abbiano drasticamente
"ristretto" il campo di incertezza dell'orbita, ma si può anche vedere come pur
senza tali dati si potesse già escludere ogni possibilità di impatto.
2.
Ritengo sia necessario puntualizzare le modalità utilizzate dagli astronomi nella
determinazione delle orbite degli oggetti come 1997 XF11, anche perchè è proprio su
questo versante che i media hanno mostrato conoscenze poco (o per nulla) chiare.
La determinazione di un'orbita avviene utilizzando particolari programmi di calcolo ai
quali vengono forniti i dati desunti dalle osservazioni. Più le osservazioni sono
protratte nel tempo e più aumenta la precisione dei calcoli.
Normalmente, quindi, la posizione di un oggetto viene definita con un margine di errore
(una ellisse di incertezza) che si va restringendo man mano che aumentano i dati a
disposizione.
Nel caso dei NEO, però, vi è anche un ulteriore elemento che complica le cose: la loro
orbita risente pesantemente dell'influsso gravitazionale dei corpi più grandi attorno ai
quali stanno ronzando, e questo fatto rende praticamente impossibile definire con certezza
come sarà la loro orbita nel futuro.
Ogni incontro ravvicinato con un pianeta può indurre pesanti mutamenti orbitali
mischiando in modo drastico le carte e rendendo praticamente vano ogni precedente calcolo.
Se a ciò aggiungiamo le imprevedibili piccole variazioni dell'orbita indotte da altri
fattori non meno importanti quali l'effetto Yarkovsky ed il potente influsso delle
risonanze orbitali possiamo ben capire che - soprattutto sul lungo periodo - le orbite
appartengono al Regno del Caos... con buona pace di chi pretenderebbe dalla meccanica
celeste la certezza assoluta!
3.
E' fuori discussione che un eventuale "incontro" con un NEO della stazza di 1997
XF11 debba essere classificato come altamente rischioso, sulla soglia di quello che viene
normalmente definito disastro globale.
Un impatto con un oggetto di queste dimensioni comporterebbe il rilascio di un milione di
megatoni di energia, provocando la morte di centinaia di milioni di persone e quasi
certamente il crollo dell'attuale civiltà.
E sarebbe davvero ridicolo chiedere che la notizia di un possibile evento di tale
drammatica portata debba essere in qualche modo "tacitata", quasi che si
trattasse di una formalità il cui disbrigo riguarderebbe solo pochi addetti ai lavori.
4.
Non bisogna mai dimenticare che ogni discussione sul rischio che porta con sè ogni NEO
conosciuto debba essere collocata nel contesto più ampio del possibile rischio che ogni
giorno ci viene da quei NEO che ancora devono essere scoperti.
Ogni anno, infatti, vi è una probabilità su 100.000 che la Terra venga colpita da un
oggetto sconosciuto con diametro di un chilometro o più, e questo senza alcun preavviso.
Le probabilità poi salgono a una su 100 se consideriamo la possibilità di essere colpiti
da un oggetto tipo-Tunguska: un evento dalle conseguenze tutt'altro che trascurabili, a
meno che la Provvidenza non lo indirizzi anche stavolta in una zona disabitata del
Pianeta...
Ritengo interessante, quale conclusione di questa
ricostruzione commentata della vicenda, proporre una tabella con i prossimi incontri
ravvicinati tra il nostro pianeta e 1997 XF11.
Data dell'evento |
Distanza in U.A. |
Distanza in km |
31 ottobre 2002 |
0,064 |
9.510.000 |
27 agosto 2009 |
0,262 |
39.170.000 |
10 giugno 2016 |
0,180 |
26.910.000 |
18 novembre 2021 |
0,443 |
66.340.000 |
5 maggio 2023 |
0,242 |
36.190.000 |
26 ottobre 2028 |
0,006 |
954.000 |
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