Non si era ancora praticamente spenta l'eco del caso di
1997 XF11 che l'attenzione dell'opinione pubblica era nuovamente rivolta (a poco più di
un anno di distanza) ad una nuova diatriba riguardante il pericolo di un possibile impatto
con un oggetto cosmico. Con la differenza non di poco conto che, questa volta, non si
trattava di errori di calcolo prontamente ritrattati o di troppa impazienza nel
trasmettere la notizia ai mass media.
Ma andiamo con ordine...L'asteroide 1999
AN10, un oggetto appartenente per tipologia orbitale alla classe degli Apollo, venne
scoperto il 13 gennaio 1999 dal telescopio MIT-USAF LINEAR del Lincoln Laboratory ETS (New
Mexico, USA). Il diametro dell'asteroide, grazie alle misurazioni di luminosità, venne
stimato tra 0.8 e 1.8 km; l'intervallo proposto è diretta conseguenza di due ipotetici
(ma comunque plausibili) valori di riflettività della sua superficie (albedo), la cui
vera natura è a noi sconosciuta.
Riconosciuta la particolarità orbitale dell'oggetto, Andrea Milani, Steven
Chesley e Giovanni Valsecchi (tre tra i maggiori esperti
mondiali di dinamica orbitale) decisero di dedicare profonda attenzione all'evoluzione
dell'orbita di 1999 AN10 dal momento che esistevano concrete possibilità che in futuro si
potessero verificare incontri ravvicinati di questo asteroide con il nostro Pianeta.
Il 26 marzo 1999 i tre astronomi, dopo aver inviato il loro lavoro ad una rivista ed in
attesa che lo studio - come normalmente viene fatto per ogni pubblicazione - passasse al
vaglio di chi deve giudicarne la validità e l'attendibilità scientifica, lo rendevano
disponibile anche in Internet invitando i colleghi esperti di dinamica orbitale a
verificare e segnalare se il loro studio potesse contenere imprecisioni di qualsiasi
natura. L'intento dichiarato era quello di sottoporre le loro teorie all'analisi dei
maggiori esperti mondiali prima di rendere pubbliche le conclusioni.
Ma a quali risultati erano giunti i tre astronomi? Cosa c'era di così importante
nell'evoluzione futura di 1999 AN10?
Per rispondere a queste domande è sufficiente
leggere l'abstract della pubblicazione di Milani e colleghi:
La Terra transita molto vicino
all'orbita di 1999 AN10 due volte all'anno, ma la possibilità che avvenga o meno un
incontro ravvicinato dipende strettamente dall'istante in cui l'asteroide attraversa il
piano dell'eclittica. L'incertezza sulla determinazione di questo istante cresce con il
passare del tempo: per il 2027 è di +/- 12 giorni. Tra le possibili soluzioni orbitali
esiste anche la possibilità che nel 2027 si possa verificare un incontro ravvicinato: in
nessun caso, comunque, tale circostanza potebbe trasformarsi in occasione di impatto.
Tuttavia l'incontro potrebbe perturbare l'orbita dell'asteroide al punto da indurre nuovi
incontri ravvicinati con la Terra nei successivi ritorni. Abbiamo sviluppato una teoria
orbitale che prevede con successo i 25 possibili ritorni fino al 2040 e nel susseguirsi di
questi ritorni futuri ne sono stati identificati 6 ancora più ravvicinati. Nessuno di
tali incontri si concluderà con un impatto, tranne che per quello previsto dai calcoli
nell'agosto 2039: la probabilità reale che l'asteroide possa in quell'occasione impattare
la Terra è comunque inferiore a quella di essere colpiti entro qualunque data da un
oggetto non ancora scoperto. E' vero che il comportamento orbitale estremamente caotico
non dà modo di predire tutti i possibili avvicinamenti per il futuro se non per pochi
decenni dopo ogni incontro ravvicinato, ma la situazione orbitale di 1999 AN10 lo
manterrà pericolosamente vicino all'orbita della Terra per circa 600 anni. |
Non rischio immediato, dunque, ma
possibilità (certamente remota, ma assolutamente da non trascurare) che il valzer
orbitale tra la Terra e 1999 AN10 possa un giorno concludersi con il botto
Ma perchè non dare subito l'annuncio ai media?
Gli interessati indicano tre motivazioni:
anzitutto fino al 2039 non esiste nessun rischio, dunque l'attesa di un paio di settimane
non avrebbe assolutamente compromesso ogni possibile mossa futura; in secondo luogo, in
quel momento non era possibile effettuare alcuna osservazione supplementare dell'asteroide
ed inoltre, anche se fosse stato possibile, il problema risiedeva nella dinamica
dell'incontro del 2027; infine, le problematiche associate agli eventi rendevano il caso
estremamente complesso e delicato richiedendo pertanto estrema cautela.
Milani, Chesley e Valsecchi erano ben consapevoli di come la procedura introdotta fosse
estremamente insolita, ma precisavano che la loro scelta era stata quasi dettata da un
dovere morale; nient'altro, infatti, li obbligava a intraprendere tale strada.
Personalmente aggiungerei che, molto probabilmente, era ancora troppo viva la
"figuraccia" del mondo astronomico agli occhi dell'opinione pubblica a causa
delle previsioni - poi rivelatesi clamorosamente sbagliate - relative a 1997 XF11.
Piedi di piombo, dunque, alla ricerca del modo migliore per conciliare le incertezze delle
previsioni con l'eterna fame dei mass-media per le notizie sensazionali!
Molti colleghi risposero all'appello dei tre
ricercatori ed il risultato di questo insolito confronto fu un sostanziale accordo con le
analisi e con il fatto che, almeno per i successivi quarant'anni, l'asteroide non avrebbe
costituito alcun rischio per la Terra.
L'idea di rendere disponibile lo studio sul Web, però, aveva inevitabilmente resa di
pubblico dominio la vicenda, innescando accese discussioni e roventi botta-e-risposta tra
chi sosteneva la correttezza del metodo adottato dagli astronomi e chi la considerava una
sorta di censura nei riguardi dell'opinione pubblica.
Tra questi ultimi Benny Peiser, moderatore in Internet di un autorevole
gruppo di discussione (Cambridge Conference Network):
Immaginate che un asteroide
appena scoperto, con diametro di circa un miglio, stia percorrendo una potenziale rotta di
collisione con la Terra entro 40 anni e nessuno vi dica nulla! E' esattamente ciò che è
successo con 1999 AN10: nessuno si è preso la briga di diramare un comunicato stampa ed
è per puro caso che la notizia è trapelata dagli ambienti accademici.
Dopo tutto, si tratta di una notizia che interessa tutti quanti e non deve essere
riservata ad un ristretto numero di scienziati. |
Peiser giungeva così a
ipotizzare, quale possibile spiegazione, l'esistenza di un ordine di scuderia della NASA,
l'imposizione di una procedura di revisione scientifica prima di esporre al pubblico
dominio la notizia di un possibile rischio di impatto, e a tale imposizione i tre
ricercatori avrebbero aderito per timore di un taglio di fondi.
In modo abbastanza secco gli interessati respingevano le accuse ribadendo non solo che i
loro studi non erano finanziati dalla NASA, ma anche che le procedure seguite erano quelle
normalmente adottate per le pubblicazioni scientifiche: se avessero voluto mantenere il
riserbo non avrebbero certamente reso disponibile lo studio attraverso Internet. La loro
speranza, inoltre, era che il cammino da loro intrapreso potesse diventare una regola di
comportamento in casi analoghi: indispensabile non lasciare notizie come questa in balia
della stampa, troppo spesso mostratasi attenta unicamente all'aspetto sensazionalistico.
Indubbiamente il rapporto tra comunità
scientifica e mass-media in casi come questo è estremamente delicato, costantemente in
bilico tra le accuse di oscurantismo e di segretazione e quelle di sensazionalismo e di
ricerca dello scoop fine a se stesso.
La difficoltà, come ha sottolineato con un suo intervento in CCNet Michael Paine, è
proprio quella di determinare quale debba essere in simili vicende il momento in cui
affidare la notizia all'opinione pubblica evitando di suscitare inutili allarmismi.
Trovare un giusto compromesso è indubbiamente molto dificile, ma sicuramente necessario.
E il metodo proposto da Milani e collaboratori doveva proprio essere inteso come il
concreto tentativo di proporre una possibile via operativa.
Peccato che il polverone suscitato abbia in parte oscurato questo proposito.
A rassicurare un po' tutti è poi giunta, nel
luglio 1999, la notizia che calcoli orbitali più precisi effettuati grazie
all'identificazione di 1999 AN10 su una lastra fotografica del 1955 avevano ridimensionato
il rischio ad esso associato escludendo l'eventualità di un impatto almeno fino al 2076.
L'appuntamento con l'asteroide non è comunque stato del tutto cancellato: lo attendiamo
(un po' trepidanti, sì, ma non più di tanto...) per i prossimi incontri, sperando
vivamente che le influenze gravitazionali del nostro Pianeta non lo rendano pericoloso.
Se, infatti, nel suo giro di danza con l'asteroide la Terra stringesse troppo la presa
sarebbero davvero guai seri...
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Movimento di 1999 AN10 (indicato dalla freccia)
ottenuto sovrapponendo due distinte immagini.
Fonte immagine: Osservatorio
di Sormano. |
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