La vita agli albori
del Sistema Solare

di  Etienne Benson

Tra l'immane impatto che originò la Luna circa 4.5 miliardi di anni fa e la prima evidenza della vita 3.8 miliardi di anni or sono, certamente ci sono stati lunghi periodi durante i quali la vita si diffuse sull'intero globo, ma venne brutalmente stroncata dall'impatto di grandi asteroidi.
La Terra primordiale, in altre parole, deve essere stata un Eden continuamente interrotto, un pianeta sul quale la vita ripetutamente si era evoluta e diversificata prima di essere costretta a tornare al punto di partenza da asteroidi 10 o 20 volte più grandi di quello che decretò la scomparsa dei dinosauri.
Dopo che la superficie della Terra era diventata nuovamente abitabile, migliaia di anni dopo ogni impatto di asteroide, i superstiti sarebbero riemersi dai loro nascondigli diffondendosi su tutto il pianeta... fino a quando un altro asteroide non avrebbe di nuovo colpito riportando il ciclo al suo inizio.

"Noi sappiamo che gli impatti di grandi asteroidi sono in grado di sterilizzare in parte o anche del tutto i pianeti sui quali si verificano" dice Norman Sleep, docente di geofisica dell'Università di Stanford, che ha presentato la sua teoria al Meeting dell'American Geophysical Union tenutosi a S. Francisco il 14 dicembre scorso.
"Un asteroide del diametro di poche centinaia di chilometri è in grado di vaporizzare gran parte degli oceani, e quella poca acqua che rimane sarebbe inevitabilmente caldissima; tale circostanze avrebbero consentito di sopravvivere solo a quegli organismi in grado di resistere alle alte temperature e che vivevano lontano dalla superficie."
I vapori provenienti dalla fusione di acqua e rocce avrebbero riempito l'atmosfera uccidendo ogni forma di vita superficiale con temperature di oltre 1000 gradi centigradi.
Gli unici in grado di resistere sarebbero dei microorganismi termofili, il cui ambiente naturale - collocato mezzo chilometro o più nelle profondità della Terra - avrebbe risentito solo in parte dell'immenso calore sviluppatosi per l'impatto (raggiungendo temperature di "solo" 100 gradi centigradi): sarebbe da questi organismi che, una volta cessato il disastro ambientale causato dall'impatto, si sarebbe originata la varietà di forme viventi che popolano la Terra dei nostri giorni.

Poichè non ci sono prove evidenti di forme di vita in epoche precedenti a 3.8 miliardi di anni or sono, la teoria di Sleep non può avere conferme definitive.
Ma alcune evidenze sono molto suggestive.
La prima è che all'origine di alcune primitive forme di vita ci sono sicuramente degli organismi in grado di sopravvivere in ambienti estremamente caldi, del tipo di quelli che avrebbe lasciato alle sue spalle un impatto di un grande asteroide.
Gli stessi nomi assegnati ad alcuni batteri confermano questa "propensione" per gli ambienti caldi: Thermococcus, Thermotoga, Thermoproteus e altri, tutti in grado di proliferare a temperature superiori ad 80 gradi centigradi, condizioni alle quali gli altri organismi finiscono letteralmente cotti...

Una seconda evidenza è di tipo geofisico.
Sebbene per molto tempo si sia pensato che la Terra primordiale fosse stata resa sterile dal continuo bombardamento asteroidale, ci sono oggi buone ragioni per credere che il nostro pianeta non sia stato colpito da più di una ventina di grandi asteroidi nel lasso di tempo compreso tra la formazione della Luna e la prima evidenza fossile della presenza della vita.
Questo significa un intervallo medio di centinaia di milioni di anni tra un impatto ed il successivo, tempo nel quale non solo la stessa vita, ma anche organismi più complessi avrebbero potuto evolversi senza problemi.

In realtà Sleep è convinto che ci possa essere un modo più esotico in grado di assicurare la sopravvivenza agli organismi primordiali.
"Ammettiamo che qualcuno degli asteroidi che colpirono la Terra primordiale fosse in grado di distruggere completamente ogni forma di vita sul pianeta, compreso quelle rintanate nelle profondità della crosta. Ci sarebbe comunque ancora un altro luogo sul quale la vita avrebbe potuto fiorire prima di ritornare sulla Terra: Marte.
Anche se oggi Marte è un deserto ghiacciato, quattro miliardi di anni fa avrebbe potuto essere una calda oasi ricca di acqua, accogliente per la vita come la Terra primitiva.
"

La domanda è ovvia: potrebbe un microorganismo sopravvivere al viaggio tra la Terra e Marte?
Anzitutto un microbo avrebbe dovuto essere in grado di sopravvivere ad un impatto sufficientemente violento da scagliare un pezzo di roccia oltre il campo gravitazionale del pianeta.
Una volta nello spazio il viaggiatore avrebbe dovuto affrontare condizioni ambientali di gran lunga più terribili di quelle presenti sulla Terra o su Marte: vuoto totale, temperature di gran lunga sotto lo zero, presenza di pericolose radiazioni, e tutto questo per un tempo di migliaia di anni prima di colpire il bersaglio.
Ma anche dopo essere giunti a destinazione i microbi colonizzatori avrebbero dovuto sperare (per se' o per i propri discendenti) di essere collocati ben bene in profondità nella loro roccia-astronave in modo da evitare di essere bruciati durante il transito in atmosfera.
Il dr. Sleep concorda che tutte queste avversità rendono il viaggio veramente difficile, ma non impossibile. Modelli matematici del fenomeno dell'espulsione di materiale da un pianeta confermerebbero che non si tratterebbe di un fenomeno necessariamente mortale per i microbi, specialmente nel caso di Marte, dotato di una sottile atmosfera e di un debole campo gravitazionale.
Ovviamente nessuno ha mai potuto verificare se un microorganismo è in grado di resistere migliaia di anni nell'ostile ambiente interplanetario, ma questo non significa che non possa essere possibile.
Non è forse ben noto che lo stesso ambiente dell'Antartide, decisamente disagevole per noi esseri umani, sia un perfetto habitat per alcuni microbi?

La parola definitiva su questa teoria, ovviamente, spetta alla ricerca e molto sarà possibile apprendere quando saremo in grado di esaminare campioni provenienti dagli asteroidi e dagli altri pianeti.
Ma prima che questo accada bisogna pazientare ancora un bel po'...


Questo comunicato stampa è stato scritto da Etienne Benson in occasione del Meeting autunnale annuale della American Geophysical Union, tenutosi dal 10 al 14 dicembre al Moscone Convention Center - San Francisco, CA.
Il prof. Norman Sleep ha tenuto il discorso di apertura della Sessione U51A, "Origin and Early Evolution of the Earth" il 14 dicembre 2001.
Informazioni sull'attività dell'American Geophysical Union visitando: http://www.agu.org

Indietro  |