di
Giovanni Bonini
Le Leonidi
sono le stelle cadenti più belle e famose. La loro notorietà, quasi
leggendaria, deriva dal fatto che nel 1833 e nel 1966 vi furono
due spropositate tempeste meteoriche. Questo termine indica una pioggia
di stelle cadenti con uno ZHR superiore a 1000. Lo ZHR è
il principale indice tra quelli che sintetizzano l’attività di sciame: indica
il numero di stelle cadenti che un osservatore potrebbe vedere in un’ora, in
condizioni ideali.
La cometa
che origina la pioggia di Leonidi, la 55/P Tempel - Tuttle, è passata al
perielio (punto dell’orbita più vicino al Sole) nel 1998.
Conseguentemente, ci si attendeva una copiosa tempesta meteorica per il Novembre
1998. Ma la tempesta non avvenne.
Nella notte
tra il 17 ed il 18 Novembre 1998, mi trovavo in Val di Ronchi,
nel cuore delle Piccole Dolomiti. Da un sito ubicato a poco più di 800
m, potei osservare solo una settantina di stelle cadenti, in un’intera nottata
d’osservazioni.
In realtà, il cielo si coprì
proprio quando il radiante era ormai alto sull’orizzonte. Comunque, non
vi fu tempesta, ma solo una pioggia con qualche meteora luminosa.
La notte
precedente, quella tra il 16 ed il 17 Novembre 1998, vi fu un
picco piuttosto intenso, giunto inatteso, con uno ZHR di poco inferiore
a 400, ma con un’altissima percentuale di bolidi.
In seguito, si è capito che, nella
notte tra il 16 ed il 17 Novembre 1998, la Terra ha attraversato
una nube di meteoroidi rilasciati dalla 55/P Tempel - Tuttle nel
lontano 1333. Solo i meteoroidi più massicci sono rimasti a far
parte di questa nube: quelli più piccoli sono stati completamente spazzati via
dalla pressione della radiazione solare. Ecco perché le meteore, pur non
eccezionalmente frequenti, furono così brillanti.
Il fenomeno
fu seguito anche dal mio amico Mauro Zamberlan, dalla pianura veneta.
Nella notte
tra il 17 ed il 18 Novembre 1999, secondo le previsioni di David
Asher e Robert McNaught, la Terra avrebbe dovuto attraversare la
nube di meteoroidi rilasciati dalla 55/P Tempel - Tuttle in
occasione del passaggio al perielio del 1899.
I due astronomi prevedevano un
valore dello ZHR compreso tra 200 e 2000, con una
probabilità nettamente maggiore per valori attorno a 500. Ma si sbagliavano,
e di molto.
Quello che avvenne nelle prime ore
del mattino del 18 Novembre 1999 fu indimenticabile: è e sarà sempre
dinanzi ai miei occhi.
Vi fu una vera e propria tempesta
meteorica, anche se non così intensa come quelle registrate nel 1833
e nel 1966.
Le meteore erano così numerose che
si faceva fatica a contarle. Durante la fase di massima attività, se ne vedeva
(in media) circa una al secondo. Molte avevano una scia, con una tipica colorazione
verde e rossa. Potei ammirarne sino a cinque visibili in cielo
contemporaneamente. Ovunque si vedevano stelle cadenti, colorate e velocissime.
In corrispondenza del radiante, potei ammirare una splendida meteora
puntiforme. Un bolide, alto in cielo, illuminò il paesaggio
innevato, brillando come la Luna Piena e lasciando una stupenda scia di fumo
drappeggiata, visibile ad occhio nudo per una ventina di minuti.
A rendere magica ed
indimenticabile la nottata, contribuì non poco un cielo incredibilmente buio,
limpido, terso e trasparente come capita di rado.
La debole Via Lattea
invernale era evidentissima e si poteva seguire sin sotto Sirio, con
l’ammasso aperto M 41 già ben individuabile ad occhio nudo.
Assieme agli amici Lorenzo
Tagliaro ed Alessandro Gualdo, potei ammirare altri due bolidi,
così luminosi da proiettare ombre al suolo. In tre ore d’osservazioni, osservai
quasi 1500 stelle cadenti. Secondo molti osservatori esperti, lo ZHR
superò quota 5000, durante il massimo, e si mantenne al di sopra di 1000
per più di un’ora.
Fu quella
l’ultima tempesta meteorica del secondo millennio.
Due Leonidi, riprese da Lorenzo Tagliaro, durante la tempesta meteorica del 18 Novembre 1999, assieme a Giovanni Bonini, nei pressi del Lago d’Iseo, in cima ad un monte innevato.