ANNO X - NUMERO 31
2° SEMESTRE 2002
Il paese di Albareto si trova nell'Appenino parmense all'interno della Val di Taro. Questa cittadina è un centro di soggiorno estivo, frequentato per la salubrità dell'aria e per la frescura data dai verdi boschi di faggio e di castagno.
Verso gli inizi di luglio, precisamente il 6 Luglio del 1766, il cielo sopra Albareto era sereno, ma molto nuvoloso a settentrione verso le montagne e verso la valle bersagliata da lampi e tuoni.
Circa 5 ore dopo mezzogiorno, quando i contadini erano tutti a lavorare nei campi, all'improvviso udirono un fragore insolito, come il rimbombo di una cannonata, e non si udì solo ad Albareto ma anche in altri luoghi più lontani.
Dopo l'insolito rumore, seguì un sibilo violento, come appunto una palla di cannone sparata violentemente. Questo sibilo venne udito fino a Modena, dove il giardiniere del Serenissimo Duca di Modena pensò si trattasse di uno sparo del cannone della Mirandola, un paese lì vicino con una fortezza, col timore che la palla di cannone stesse per cadere nel giardino del palazzo.
Altre persone a maggior distanza avevano udito il rimbombo e anch'essi lo avevano scambiato per una cannonata, però non udirono il sibilo oppure non avevano prestato attenzione.
Ad Albareto non solo si udirono il rimbombo e il sibilo, ma si notò pure un corpo muoversi velocemente e cadere verso terra. Alcuni testimoni più lontani dal luogo della caduta dissero di aver visto questo corpo tutto infuocato, due donne alla distanza di un miglio, dal medesimo luogo, riferirono di averlo visto scuro e fumante e si dovettero aggrappare fortemente ad alcuni rami di un albero per non cadere a causa del violento contraccolpo quando il corpo tocco terra, tanto che una mucca non potendo fare altrettanto si ritrovò per terra.
L'oggetto mentre cadeva sprigionava un odore di zolfo e spaventò molte persone. La meteorite sprofondò per circa un braccio nel terreno ed era ancora caldo quando fu ritrovato; essa venne descritta come una arenaria molto pesante di forma irregolare e triangolare mentre tutta la superficie era ricoperta da una crosta scura.
Questa per ora è l'unica descrizione della caduta della meteorite di Albareto da parte del padre gesuita Domenico Traili, successivamente pare che nessuno si sia più interessato a questa meteorite.
Solo nel 1863, Haidinger, descrive la struttura e la composizione mineralogica. Nel 1884, P. Maissen pubblicò una analisi chimica quantitativa. Il peso totale della meteorite era stata fino al 1938 sconosciuto visto che la meteorite era stata rotta e sparsa per la città di Albareto e non si ebbero più notizie della meteorite visto che era entrata a far parte di collezioni private.
Negli anni 1840 e il 1842, due grossi frammenti furono acquistati dal Museo di Storia Naturale dell'Università di Modena, rispettivamente di 920,7 grammi e di 184,7 grammi; attualmente il frammento maggiore pesa 605 grammi come risulta dal libretto "Le Meteoriti Italiane" di Baldanza e Triscari e da cui risulta che la massa totale sia di 12 kg., mentre di quello da gr. 184,7 restano soltanto alcuni piccoli frammenti essendo stato dato fra il 1860 e il 1880 al Dott. Eger di Vienna.
Il frammento maggiore misurava 8x8x6 cm e rappresentava un frammento di un pezzo ancora più grosso. La descrizione di questo frammento fatta da Paolo Gallitelli nel 1939 è la seguente: "Sulla superficie di frattura presenta compatezza diversa da punto a punto, sbriciolandosi fra le dita ora facilmente, ora con notevole difficoltà, di un colore cenerognolo, con numerose piccole chiazze rugginose e punteggiature bruno nere dovute ai noduli di mm 0.5-5 di diametro, i quali con la loro presenza conferiscono alla massa una struttura oolitica.
Con la lente non è possibile riconoscere i costituenti della meteorite, se si escludono alcuni minuscoli aggregati vitrei di olivina e masserelle metalliche ricoperte da prodotti di alterazione. La crosta di fusione, ricopre in modo continuo solo una parte del frammento maggiore: ha colore bruno rossastro, è screpolata e percorsa da esili fratture originatesi durante il raffreddamento della crosta fusa. E' minutamente porosa e ruvida per una serie di increspature - ben evidenti solo in alcuni punti - dirette tutte in una medesima direzione...
I rapporti quantitativi fra i minerali trasparenti ed opachi stabiliti
al tavolino integratore su di un percorso di mm 2784 sono:
Pirosseni 30,0% in peso
Olivina 50,0% in peso
Minerali metalliferi 8,0% in peso
Sostanza terrosa e limonite 12,0% in peso.
La microstruttura della meteorite è caratterizzata da un mosaico di noduli rotondeggianti, per
lo più a diretto contatto fra loro, come nelle tipiche condriti globulari. I rapporti quantitativi
fra i vari minerali opachi determinati col tavolino integratore sono risultati, in peso:
Lega ferro nichelio 40%
Trilite e magnetite 60%
La lega ferro-nichel possiede un fortissimo potere riflettente di colore bianco. Manca di qualsiasi traccia di sfaldatura e non presenta mai un contorno geometrico definito, essendo per lo più allotriomorfa."
Dalle analisi recenti la meteorite di Albareto risulta essere una chondrite olivine-hypersthene del tipo L4 e molti frammenti di questa meteorite si trovano nei musei e università del mondo, in particolare all'Università di Bologna 53 grammi, al British Museum di Londra gr. 51, Università di Modena gr. 605, Università di Roma gr. 159,5, al Museo di Vienna gr. 73 e nella mia collezione una fetta di gr. 2,41.
M come Meteorite - Matteo Chinellato
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