NOTIZIARIO

ANNO X - NUMERO 31
2° SEMESTRE 2002


LA METEORITE DI BORGO SAN DONNINO
di Matteo Chinellato (2001)

Borgo San Donnino era il nome medioevale del paese ora chiamato Fidenza situato al centro della Val Padana vicino a Parma nella regione Emilia Romagna. Il giorno 19 Aprile 1808 il cielo di Borgo S. Donnino era coperto da nubi con sprazzi di sereno. Alle ore 1 del pomeriggio gli abitanti udirono, senza aver osservato nessun fulmine in cielo, due fragorosi scoppi somiglianti a due cannonate seguiti da una serie continuata di colpi come una scarica di mortaretti che durarono circa un minuto però con aumento di potenza.

Poi di colpo si sentì un cupo rumore simile ad una forte corrente d'aria o al rumore che emette un camino acceso, il quale durò 3-4 minuti. Durante questo rumore, delle pietre caddero accompagnate da una specie di fischio nell'aria simile ad un sasso lanciato con una fionda che come riferivano dei testimoni assomigliavano a delle strisce di fumo, ed erano scambiate per fulmini. Dopo questo evento la giornata proseguì normalmente, con il cielo sempre uguale e senza nessun'altro fenomeno.

G Battista Guidotti si recò sul posto per raccogliere maggiori informazioni dei testimoni e per poter esaminare le pietre. Il Guidotti arrivò nel posto il 5 Maggio accompagnato dal Prof. Sgagnoni nei paesi di Cella di Costamezzana, Pieve di Cusignano e Varano Dè Marchesi, che si trovano a sud-est di Borgo S. Donnino. Le prime due località sono distanti da Borgo S. Donnino di 12 km, mentre Varano si trova a 15 km.

I testimoni che furono interrogati a Cella furono Don Pietro Fedeli, cappellano del paese, Michele Grassoni, che recuperò una delle pietre cadute conficcata a 8 cm di profondità, e Alessandro Tanzi. A Pieve di Cusignano furono interrogati Marco Orlandelli, che fu il testimone oculare della caduta di una pietra e che la raccolse dal terreno, consegnandola all'Amministratore e al Sottodelegato di Borgo S. Donnino dalla quale un pezzo verrà poi staccato dal Guidotti per fare delle analisi. Altra testimonianza venne data da Don Adonio Sidoli, cappellano di Varano.

Tutte le testimonianze combaciavano con la descrizione fatta all'inizio. Gli abitanti di Varano assicurarono che nel loro paese cadde il maggior numero di pietre anche se le ricerche diedero esito negativo. Il testimone Michele Grassoni che si trovava ad una distanza di 5 metri dal posto della caduta di una pietra, assicurò che non sentì nessun odore, non vide nessun lampo ne globi di fumo o di fuoco.

La stessa cosa disse Marco Orlandelli il quale fece questa deposizione: "Io lavoravo in mezzo ad un campo, chiamato la Vignabora, che si trova nel luogo detto Gabiano posto nei confini della Pieve verso quelli di Varano dove, ad una distanza di circa quaranta passi da me (68 metri) vidi cadere un corpo grosso come un pugno, e vidi sollevarsi della polvere nel luogo dove cadde. All'inizio pensai ad un fulmine e mandai mio figlio a vedere cosa era caduto. Arrivato sul punto dell'impatto introdusse la mano nel foro trovato, e sentì scottarsi le dita, informandomi che all'interno si trovava una specie di ferro infuocato. Allora arrivai io con una vanga e alla profondità di circa 27 cm ritrovai un sasso nero, che era ancora caldo. Posso assicurare che non ho sentito nessun odore di zolfo o nessun globo di fumo o fuoco, ne alcun fulmine".

I tre paesi di Cella, Pieve e Varano non mostravano segni di nuove voragini; siccome l'Arciprete di Varano aveva depositato una relazione dove affermava che tra Castello di Varano, ed il Monte Grolo contemporaneamente al rumore fu visto un denso globo di fumo che si sollevò in aria, e poi scomparve, il Guidotti si portò sul luogo con il sig. Maire di Medesano perlustrando la zona irta di piccole fenditure e precipizi, ma non trovò nessuna pietra o nessuna nuova voragine.

Le caratteristiche fisiche osservate sulle pietre recuperate a quel tempo furono descritte dal Guidotti in questo modo: "La pietra recuperata a Pieve di Cusignano ha una forma di quadrato oblungo con la superficie ricoperta di piccoli "seni" che erano riempiti dalla terra di dove era caduta, la superficie è coperta da una crosta semi-vetrificata, sottile e continua di un colore bruno piuttosto che nero e che crea scintille all'acciarino. L'interno è di un colore cenerino chiaro, con dei punti più scuri sparsi e con delle piccole masse metalliche, altre lamellari di colore bianco-giallo, altre globulari, compatte, di un colore bianco stagno. Le piccole masse metalliche lamellari non hanno nessuna azione sull'ago magnetico, mentre quelle globulari lo attirano molto di più, e anche l'intera pietra lo attira. L'interno è tenero tanto da sgretolarsi con un qualunque oggetto di ferro. Il peso di questo pezzo è di 790 grammi. Un piccolo pezzo immerso nell'acqua mostra delle bollicine d'aria uscire dalla matrice. Immergendo il pezzo nell'acqua mi è stato così possibile stabilire il peso specifico della pietra che varia da 3,390 a 3,460. Se si usa dell'acido nitrico la pietra esala vapori nitrosi con un odore di idrogeno solforato, mentre se si usa l'acido solforico la quantità di idrogeno solforato è più accentuata. L'acido muriatico né sviluppa molto di più e produce effervescenza. Dopo l'uso degli acidi nitrico e muriatico, quando la pietra si è asciugata assume un colore giallo-rossastro. Se la pietra viene polverizzata con un mortaio di selce emana un odore di zolfo."

Altre analisi furono fatte su polveri e particelle di metallo della meteorite sempre provando acidi o con uso del fuoco. Alla fine di tutto il Guidotti arrivò alla conclusione che la meteorite di S. Donnino era composta in cento parti di:

Silice  50,0
Ferro Ossidato  28,0
Magnesia  19,0
Nikel ossidato  02,5
Manganese ossidato  01,5
Cromo ossidato  01,0
Zolfo separato  04,0
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Totale106,0

Le analisi fatte ai giorni nostri hanno classificato la meteorite di Borgo S. Donnino come una chondrite LL6 brecciata per una massa totale sconosciuta. La massa maggiore è conservata presso l'Università di Parma e pesa 477 grammi.

M come Meteorite - Matteo Chinellato

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Pagina caricata in rete: 14 novembre 2002; ultimo aggiornamento (4°): 20 aprile 2007