Dibattito sull'equinozio
di Enrico Calzolari e Marisa Grande
Per gentile concessione degli autori


Nel corso dell’anno 2002 si è tenuto in Liguria un congresso di archeoastronomia, articolato in due sessioni, svoltesi una a Genova, a febbraio, ed una a Sanremo, a novembre, a titolo "Archeoastronomia: un dibattito fra archeologi ed astronomi alla ricerca di un metodo comune". Al convegno parteciparono, fra molti apprezzati studiosi, anche i due professori inglesi, Michael Hoskin dell’Università di Cambridge, e Clives Ruggles dell’Università di Leicester.

Questi illustri docenti hanno successivamente partecipato entrambi allo work-shop tenutosi a in Corsica a Filitosa (giugno 2004) ed il prof. Hoskin ha anche partecipato al convegno di Corte (luglio 2004) in cui sono stati presentati due allineamenti, definiti "equinoziali", perché uno con azimuth ovest (Filitosa) e l’altro con azimuth est (Niolu).

Referenze:
www.archaeoastronomy.it/convegno_sanremo.htm
www.artepreistorica.it/articoli/articolo.asp?idarticolo=38
www3.shiny.it/caprione/niolu
www3.shiny.it/caprione/nioluequi.htm
www3.shiny,it/caprione/nioliasse.htm

Durante il dibattito sviluppatosi a Sanremo è emerso che gli allineamenti equinoziali:

Testualmente, negli atti di prossima pubblicazione, dovrebbe leggersi, dalla domanda di Mario Codebò a Clive Ruggles: "in cui sostanzialmente dicevi che non è possibile che ci siano allineamenti equinoziali, perché l’equinozio non è visibile. Di questo abbiamo parlato a Genova a febbraio con Michael Hoskin, Giorgia Foderà e Salvatore Serio ed essi hanno confermato che l’equinozio non si vede. D’altra parte, anch’io ho trovato parecchi allineamenti equinoziali. Qualcuno mi ha detto che, di conseguenza, gli allineamenti equinoziali sono casuali".

Dopo aver partecipato al dibattito del febbraio 2002 a Genova, ho partecipato al convegno di Corte del luglio 2002 e quindi, durante una visita a Filitosa, ho scoperto l’allineamento (o meglio per prima se ne è accorta mia moglie, attenta a tutti i segni vulviformi) che è stato definito come "equinoziale", ma ora non più definibile come tale dopo la presa di posizione dei due professori inglesi di archeoastronomia (PROBLEMA SEMANTICO).

Avendo conosciuto un ricercatore corso del Club di Astronomia di Ajaccio, Antoine Mari Ottavi, lo ho invitato al controllo dell’allineamento di Filitosa all’equinozio di autunno. Da questa verifica è nata una collaborazione fattiva, che ha indotto gli studiosi già facenti parte del Club di Ajaccio alla fondazione della Associazione Ricercatori Corsi di Archeoastronomia (A.R.C.A.). Da questa attivazione è emersa la presenza in Niolu (Cortenais) di un trilite con losanga simile a quelli di San Lorenzo al Caprione (Liguria orientale) e di Château Vieux de Randon (Lozère - Massiccio centrale di Francia). Informato immediatamente di questa scoperta mi sono immediatamente recato in Niolu e dopo un primo sopralluogo ho ipotizzato che vi fosse anche un allineamento al sorgere "equinoziale". Ciò è stato puntualmente verificato dai ricercatori corsi, al sorgere equinoziale successivo e così Niolu è stato riconosciuto come un completo osservatorio preistorico di astronomia, perché è possibile verificare il solstizio d’estate, il solstizio d’inverno ed il sorgere equinoziale. Oggi i ricercatori tedeschi sostengono che Goseck (Das Sonnenobservatorium Goseck) è il più antico osservatorio astronomico della preistoria (7000 anni fà), ma Niolu appare più arcaico. Nel territorio sono stati rinvenuti reperti datati 6000-5000 a.C. e vi si trova anche il più recente dei musei corsi, il Museo Archeologico di Albertacce. Al massimo sono contemporanei.

Triangolo Corsica-Liguria: 180 KB; click on the image to enlarge

Dopo aver assistito alla presentazione di queste scoperte nei convegni di Filitosa e di Corte, il prof. Hoskin si è detto pronto ad avvallarle, purché noi li denominiamo in maniera diversa (ricerca di una nuova semantica) che sia corrispondente alla dinamica mentale che è sottesa alla costruzione di questi costrutti, che non può essere quella di aver preso atto che il giorno è eguale alla notte (PROBLEMA EPISTEMOLOGICO).

Mentre per gli archeologi non si pone alcun problema (essi si limitano a controllare se la direzione dell’allineamento è Est-Ovest) per i paleoastronomi il problema sussiste, ed io non ritengo - come alcuni sostengono - che si tratti di un problema di lana caprina.

Va precisato che ho adottato il termine paleoastronomia per questo dibattito, perché il termine archeoastronomia lo riservo per i costrutti relativi ad epoche in cui era già stata inventata la scrittura e quindi il numero e quindi il concetto di dato (ad esempio costruzioni Maya orientate Est-Ovest possono essere identificate come equinoziali).

Questa distinzione è paritetica epistemologicamente alla distinzione fra preistoria e protostoria, con l’accorgimento che la data in cui inizia la protostoria varia da luogo a luogo, a seconda dell’arrivo della scoperta della scrittura nelle varie zone.

Referenze:
www.spiritproject.de/astro/goseck.htm
www.astrofilipadova.it/pagine/27.htm
www.corsica.net/corsica/uk/regcort/albertac.htm
www3.shiny.it/caprione/niolu

 

IPOTESI RISOLUTIVE

Una prima ipotesi risolutiva è basata sul ragionamento su cui gli studiosi tedeschi hanno dovuto riconoscere che il Disco di Nebra è autentico. Vero che questo strumento è stato datato 1600 a.C., toccherà poi trovare più antiche rappresentazioni analoghe incise nella roccia.

L'angolo di massima amplitudine verso Nord del sorgere del Sole, sommato all’angolo di massima amplitudine verso Sud del sorgere del Sole fa un angolo che varia con la latitudine (da 90° a 70°) Misurando questo angolo (82°) è stato possibile stabilire che il Disco di Nebra è stato fatto alla stessa latitudine dell’Osservatorio Astronomico Preistorico di Goseck, cioè 82°). Epistemologicamente ciò era accessibile a qualsiasi osservatore empirico, e non aveva bisogno di misurare angoli, perché era definito da allineamenti di osservazione sperimentale.

A noi interessa poter dimostrare se da questa prima osservazione empirica era possibile passare a calcolare la metà di questo angolo, che è ciò che a noi interessa per fissare quel punto che noi oggi chiamiamo sorgere equinoziale. E’ logico pensare che calcolare la metà di quest’angolo, anche senza disporre di unità di misura angolari sia possibile empiricamente per un essere dotato di intelligenza, quale l’uomo preistorico era. Se ciò era epistemologicamente possibile, diviene allora necessario identificare questo punto dell’orizzonte come ORIENTE MEDIO. Definito così questo punto dell’orizzonte sarà anche chiamato OCCIDENTE MEDIO il correlativo punto al tramonto. In tal caso dovrei chiamare allineamento dell’Oriente Medio quello trovato a Niolu www3.shiny.it/caprione/niolu ed allineamento dell’Occidente Medio quello trovato a Filitosa www.artepreistorica.it/articoli/articolo.asp?idarticolo=38.

Poiché l’esempio epistemologico offerto dal Disco di Nebra è troppo vicino a noi, occorre fare ricerche di documenti probatori che ci consentano di far slittare indietro il processo epistemologico.

La Val Camonica e la Valtellina ci offrono mirabile documentazione di un simile processo logico nelle incisioni rupestri di:

Tutte le suddette immagini sono riportate nel libro: "Incisioni rupestri della Val Camonica" di Ausilio Priuli - Priuli & Verlucca, editori, Ivrea, 1992, che cortesemente ringraziamo per la gentile concessione.

  Masso di Borno 1: 171 KB; click on the image to enlarge

E' importante, per la ricerca epistemologica, fornire spiegazione del perché la Val Camonica possa essere il luogo ove si è creata questa dinamica mentale. L’importanza della Val Camonica è insita nelle 350.000 incisioni rupestri. Hitler voleva annetterla al Terzo Reich Millenario, perché riconosciuta dai suoi archeologi come patria degli Ariani. La spiegazione della dinamica per la ricerca del punto dell’Oriente Medio sta nel fenomeno detto "Spirito della Montagna". All’equinozio il Pizzo Badile, la montagna che è fatta a punta, come il Monviso (il monte sacro dei Liguri) si presenta come un grande miraggio, a colori, alto nel cielo, di dimensione più che doppia, tripla, del vero monte. Dirimpetto all’apparizione di questo fenomeno si contano 80.000 incisioni rupestri e vi si trova il toponimo sacro dei Paleo-Umbri Pescarzo.

La prima volta che andai in Val Camonica, andai per studiare la coppia di toponimi sacri dei Paleo-umbri, in carta indicati come Pescarzo. Mi aveva convinto dell’importanza di questa coppia di toponimi la doppia radice osco-umbra persklum + arsie cioè "pietra altare + sacro". Ciò era consono con la disposizione dei toponimi osco-umbri in kaprum della Lunigiana, tre coppie in Val di Magra, di cui uno sempre in destra idraulica ed uno in sinistra idraulica, e tre in alture del Golfo e delle Cinque Terre, tutti intervisibili, e formanti un triangolo di geografia sacra simile a quelli che si rinvengono in India (nel caso della Lunigiana la bisettrice dell’angolo forma l’azimuth del tramonto del Sole al solstizio d’estate). Si veda in proposito la pubblicazione degli Atti della Conferenza Oxford VI and Seac 1999 "Astronomy and cultural diversity", Museo de la Ciencia y el Cosmo, La Laguna, Tenerife, 1999, comunicazione a titolo "Sacred Landscape and Cosmic geometries: a study of Holy Places of North India" di Rana P.B. Singh (Banaras Hindu University) e J. McKim Malville (University of Colorado).

Triangolo della Lunigiana: 211 KB; click on the image to enlarge

E' chiaro che partecipare a questo fenomeno visivo al sorgere dell’equinozio (ora si chiamerà Oriente Medio) non poteva non creare una traccia indelebile nelle dinamiche mentali degli antichi Camuni. Una sequenza fotografica di come appaia e poi scompaia questo fenomeno chiamato "spirito della Montagna" è stato pubblicato alla pagina 21 del libro di Ausilio Priuli "Il Mondo dei Camuni" - Museo Didattico d’Arte e Vita Preistorica, Capodiponte, 1995.

In questa pagina peraltro si legge:
"Le più recenti scoperte inducono a pensare che la Valle Camonica fosse, fin dal Neolitico, un centro spirituale di grande importanza e forse conosciuto in gran parte dell’area mediterranea e dell’entroterra europeo. La cultura figurativa ed i resti di cultura materiale, evidenziano in modo inconfutabile, durante tutto il quarto ed il terzo millennio a.C. la presenza in valle di influssi culturali di genti finitime, ma anche centro europee ed al contempo balcaniche e mediterranee".

Abbiamo quindi un cammino esperienziale:

Il monte Pizzo Badile, all'equinozio, produce un curioso fenomeno ottico: col sorgere del sole dietro di esso si verifica un effetto chiamato "spirito della montagna", il quale assomiglia ai raggi crepuscolari che potete vedere nella sezione dei fenomeni atmosferici di questo sito internet. L'effetto visivo per le popolazioni preistoriche dev'essere stato sconvolgente, creando un senso di profondo legame e timore verso la Natura. Nell'immagine qui alla destra, la quale ha una dimensione di 28 KB, potete vedere la lunga ombra proiettata in cielo dal monte all'equinozio e, all'estrema adestra, la sequenza che mostra come si abbassa sino al profilo della montagna man mano che il sole si alza sull'orizzonte.
(Nota di Lucio Furlanetto)

Tutte le suddette immagini sono riportate nel libro: "Incisioni rupestri della Val Camonica" di Ausilio Priuli - Priuli & Verlucca, editori, Ivrea, 1992, che cortesemente ringraziamo per la gentile concessione.

  Pizzo Badile Mount: 28 KB

 

L’APPROFONDIMENTO DELLA PROPOSTA DELL’ORIENTE MEDIO

Nel numero 34 del Bollettino del Centro Camuno di Studi Preistorici - BCSP 34 stampato nel Marzo 2004 esiste un articolo a titolo "Indagine archeoastronomica su un petroglifo della Valcamonica presso il Capitello dei Due Pini", firmato da Mario Codebò, Henry De Santis, Piero Barale, Marco Castelli, Liliana Fratti, Elena Gervasoni. In detto articolo viene esaminato in particolare la Roccia del Sole o Capitello dei Due Pini, e viene presentata alla pagina 210 la figura 146 in cui si è tracciata l’ampiezza dei due angoli di 32° e 28,5° che corrisponderebbero ad un angolo totale fra i due solstizi a 60,5°, mentre dalle osservazioni strumentali l’escursione locale annua apparente del Sole è stata rilevata in 63,85°, che diventano 64° col calcolo magnetico.

Nell’articolo si tratta espressamente "La questione degli equinozi", si fa riferimento alle discussioni avvenute nel congresso di Genova e di Sanremo, e si effettua una ricerca su come fosse possibile, nella preistoria, ottenere la tracciatura del punto dell’equinozio, citando anche il metodo proposto dal prof. Romano sull’utilizzo di osservazioni di astri circumpolari (punto di mezzo del semicerchio descritto).

Viene anche indicato il metodo di contare i giorni fra i due solstizi, ma questo metodo viene considerato inesatto, perché l’orbita della Terra è una ellisse, per cui si hanno 186 giorni fra l’equinozio di primavera e quello di autunno e si hanno 179 giorni fra l’equinozio di autunno e quello di primavera.

Si fa presente che Codebò considera il problema degli allineamenti equinoziali come un "equivoco formale di termini anziché sostanziale di meccanica celeste" e si raccomanda di non confondere gli equinozi veri (istante esatto in cui il centro geometrico del Sole attraversa l’equatore celeste) con gli allineamenti Est-Ovest. In questa trattazione non viene però superato il problema semantico posto dalle osservazioni fatteci da Clives Ruggles e Michael Hoskin.

Resta quindi aperta la questione semantica, anche se, attraverso la ortogonalità della linea Est-Ovest alla linea Nord-Sud, sembra accettato anche da Mario Codebò che fosse possibile per gli uomini della preistoria tracciare gli allineamenti che ora noi possiamo chiamare equinoziali, se più recenti (presenza del dato - archeoastronomia) e dell’Oriente Medio e dell’Occidente Medio (proposta mia) se legati alla paleoastronomia.


II versione: Copyright © 2004-2007 di Enrico Calzolari e Marisa Grande


Nota del webmaster: dato che l'argomento suscita interesse, ho ritenuto di inserire l'articolo nel sito; chi desiderasse fornire contributi alla discussione mi invii le relazioni all'e-mail del CAST. Le immagini dello "Spirito della Montagna" sono state pubblicate su rivista o libro; noi utilizzeremo per questo articolo solo alcune per le quali si è ottenuta autorizzazione all'uso del loro autore.


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Pagina caricata in rete: 9 dicembre 2004; ultimo aggiornamento (4°): 12 febbraio 2007