Nota anche come "il Bovaro" o "il Bifolco", questa costellazione non ha un ruolo preciso nella mitologia greca, ma risale probabilmente ad un'epoca ancora anteriore alla civiltà ellenica, testimoniando i legami tra l'osservazione del cielo e il passaggio alla pastorizia e all'agricoltura delle società di cacciatori, in epoca preistorica.
Descrivendo il suo ampio cerchio intorno al polo, Bootes custodiva i "septem triones", i sette buoi identificati nelle stelle principali dell'Orsa Maggiore.
Alpha Bootis è Arturo, un nome familiare che non deve indurre ad un'etimologia ingenua: in realtà Arturo è una corruzione popolare del greco "arctos-oura", il quale significa "coda dell'orsa". Infatti, questa stella s'incontra proprio sul prolungamento della curva suggerita dalle tre stelle del timone.
Da un'altra fonte si è trovato che il mito greco più noto identifica con questa figura Arcade, figlio di Callisto
(l’Orsa Maggiore). Ma per scoprire chi o cosa fosse la figura che occupava questa regione del
firmamento prima dell’attuale Bifolco o Boote, occorre ritornare al 5744 a.C. quando la testa della costellazione indicava il Nord.
In quel periodo la figura era perfettamente allineata con il meridiano del solstizio estivo a mezzanotte. Sembrava una figura inginocchiata per lo
sforzo di sorreggere sulle proprie spalle l’intera volta celeste nel suo punto più importante l’asse del polo nord. Nella costellazione, vista in
questa ottica, si può riconoscere dunque la figura di Atlante.
La sua stella più luminosa, Arturo, prende il suo nome dal greco arctúros, guardiano dell’orsa. β Bootis è detta Nekkar che è il
nome che gli arabi danno dell’intera costellazione.
Edoardo Piani e Rubes Turchetti