Per dimensioni la Vergine è la seconda costellazione in ordine di grandezza dopo l’Idra. La tradizione di identificare il gruppo di stelle che compongo la costellazione con la figura della donna alata che regge in mano una spiga di grano risale probabilmente al periodo compreso tra il 6540 e il 4380 a.C., quando il solstizio d’estate coincideva con la levata eliaca della costellazione. Inoltre nello stesso periodo molte culture primitive cominciarono a evolvere da semplici comunità di cacciatori a quelle di agricoltori e allevatori.
Per gli antichi egizi la costellazione raffigurava la dea Iside nell’atto di reggere nella mano destra un sistro, per simboleggiare il suono, la parola e nella sinistra un acquamantile a simboleggiare la sua funzione di dispensatrice di acqua o nuova vita. Fra gli altri simboli legati a questa figura c’erano anche le spighe di grano, simbolo del ciclo vita-morte-vita.
Per i greci invece la figura era identificata con la dea Demetra. Anche in questo caso la dea
veniva raffigurata con una spiga in mano simbolo del ciclo della vita, il grano sepolto nella terra rinasceva in primavera come
spiga che poi ritornava alla terra per generare nuove spighe.
Julius Schiller trasformò la figura della costellazione in quella dell’apostolo San Giacomo Minore.
La a Virginis è chiamata Spica, in quanto indica la spiga di grano che viene tenuta in mano dalla
Vergine. Per la sua vicinanza al circolo dell’eclittica Spica
veniva utilizzata come riferimento per le coordinate di navigazione dai marinai.
ß Virginis è invece detta Vindemiatrix, ovvero vendemmiatrice in quanto nell’antichità il suo primo sorgere indicava l’inizio
del periodo delle vendemmie.
Rubes Turchetti