I primi ad accorgersi che la Terra orbita attorno al Sole in 365 giorni sono stati gli Egizi seimila anni fa. Con altre osservazioni sono riusciti inoltre a precisare il periodo in 365,25 giorni. Per recuperare il quarto di giorno ne aggiungevano uno ogni 4 anni.
Anche i Babilonesi erano arrivati allo stesso risultato di 365,25 e adottavano un calendario di 12 mesi, della durata di 30 giorni ciascuno; aggiungevano poi un mese supplementare secondo le necessità.
I Romani, nei primi tempi, usavano un calendario di 354 giorni,
diviso in dodici mesi; ogni mese durava quanto un ciclo di fasi lunari, alternando il conto dei
giorni del mese stesso in 29 e 30 giorni.
La differenza tra un anno ed il successivo veniva recuperata alternando, ad un anno normale, uno
anomalo, cui era aggiunto un mese supplementare di 22 giorni.
La durata media dell'anno era così di 365 giorni.
Con il passare dei secoli però si rilevò un disaccordo di circa 3 mesi,
tra le stagioni e la data relativa. Fu ai tempi di Giulio Cesare che si pose rimedio a
questo, adottando la riforma proposta dall'egiziano Sosigene.
Si fissò così, solo per quell'anno, una durata anomala di 445 giorni divisi in 15 mesi,
per poter recuperare i 3 mesi di scarto rilevati. Per gli anni successivi si sarebbe usato il
periodo di 365 giorni diviso in dodici mesi, aggiungendo un giorno ogni 4 anni.
Fu fissata anche la durata in giorni dei singoli mesi così come la si usa ancora oggi:
gennaio, marzo, maggio, luglio, agosto, ottobre e dicembre sarebbero durati 31 giorni;
febbraio 28 o 29 giorni;
aprile, giugno, settembre e novembre 30 giorni.
Il giorno in più dell'anno bisestile si intercalava tra il 23 e il 24
febbraio, cioè si ripeteva (si faceva il bis) il sesto giorno prima delle Kalendae di marzo;
da bis e sesto è nata la denominazione di bisestile data all'anno.
Il calendario così adottato venne chiamato calendario giuliano
che rimase in vigore, nei paesi cristiani, fino al 1582.
Nel 1582 ci si accorse che l'equinozio di primavera cadeva l'11 marzo,
invece che il 21 marzo. Ciò creava un problema in quanto non permetteva una collocazione
precisa della data di Pasqua.
Si ricorda che il 21 marzo 325 d.C. ebbe luogo a Nicea il Concilio, durante il
quale si fissò che la data della Pasqua fosse la domenica successiva alla luna piena
che segue l'equinozio di primavera.
Per risolvere il problema, il papa Gregorio XIII adottò la riforma proposta da Ghiraldi e per ristabilire l'ordine si decise che a giovedì 4 ottobre 1582 sarebbe seguito Venerdì 15 ottobre 1582 e si stabilì che gli anni bisestili sarebbero stati quelli divisibili per 4, tranne quelli che sarebbero caduti nel secolo esatto, che per essere bisestili avrebbero dovuto essere divisibili per 400, come il 2000.
Questo è il calendario gregoriano che viene usato ancora oggi.
Ma, ahimè, la perfezione non esiste ! Anche il calendario gregoriano è soggetto ad un errore
consistente in un giorno in circa 33 secoli.
Sono state proposte diverse modifiche per perfezionare ancora la precisione del calendario, come
la conversione degli anni bisestili 4.000, 8.000 e 12.000 in anni normali; ciò ridurrebbe l'errore
a un giorno in 20.000 anni.
Un'altra modifica propone che gli anni del secolo divisibili per 900 siano bisestili solo se il
resto risultante è 200 o 600.
Il calendario che ne deriva differirebbe di un giorno in 44000 anni.
Tutte le riforme tendono a perfezionare la concordanza fra ciclo annuale e l'esatto arrivo di una data solare. Tanta accuratezza sarebbe probabilmente inutile, perché si sa che la durata stessa della rivoluzione della Terra attorno al Sole sta cambiando, a causa dei disturbi gravitazionali prodotti sulla Terra da altri corpi del sistema solare.
A titolo informativo segnalo che l'anno dura 365 giorni 5 ore 48 minuti e 46 secondi.
Un'ultima cosa che vorrei chiarire riguarda la notte di Santa Lucia che si dice "è la più lunga
che ci sia". Questo valeva fino al 1582. Infatti, con l'eliminazione di 11 giorni,
la data è slittata dal 13 al 24 dicembre. Ora la data del solstizio d'inverno è, in questo
periodo, il 21 dicembre. Il solstizio è la giornata in cui il Sole raggiunge il
massimo allontanamento dall'equatore che può essere a nord o a sud dall'equatore stesso:
è d'estate se il Sole è a nord dell'equatore, mentre solstizio d'inverno si ha quando il Sole
raggiunge il massimo scostamento a sud.
Nei solstizi si ha la massima differenza tra le durate del giorno e della notte; in quello estivo, al 21 giugno, la durata del giorno prevale, mentre in quello invernale del 21 dicembre la maggior durata è per la notte.
I giorni di differenza tra il 24 e il 21 dicembre si possono giustificare con il fatto che l'orbita della Terra non è stabile ed i movimenti, quali la precessione, fanno anticipare i momenti dei solstizi.
BIBLIOGRAFIA :
Astronomia Nautica di F. Flora - Ed. Hoepli - Milano;
Gli Imperi del Tempo di A. Aveni - Ed. Dedalo - Bari