NOTIZIARIO

ANNO VI - NUMERO 19
4° TRIMESTRE 1998


I PIANETI, COME CERCARLI
    Il Sole è di gran lunga la stella più vicina alla Terra; la seconda stella più vicina alla Terra, Alfa Centauri, è oltre 200.000 volte più lontana (a 4,3 anni luce) e tutte le altre stelle lo sono enormemente di più.

    La parola pianeta deriva dal greco e significa: "errante", "in movimento". Infatti, se osserviamo il cielo a occhio nudo, notiamo che le stelle, le une rispetto alle altre, mantengono le posizioni reciproche inalterate, mentre i pianeti tradiscono il loto moto.

    Per distinguere un pianeta dalle stelle fisse valgono le seguenti regole:

      - le stelle hanno una luce scintillante e tremula, mentre i pianeti, che riflettono la luce del Sole, non scintillano;
      - se seguiamo il pianeta per un po' di tempo, notiamo un suo spostamento rispetto alle stelle fisse;
      - se confrontando gli astri presenti in cielo con quelli segnati su di una mappa celeste notiamo che ce n'è uno brillante in più: siamo in presenza di un pianeta.

    I pianeti possono trovarsi nelle costellazioni zodiacali (Ariete, Toro, Gemelli, Cancro, Leone, Vergine, Bilancia, Scorpione, Sagittario, Capricorno, Acquario e Pesci) e anche nel Sestante, Orione, Balena e Ofiuco (quest'ultima è attraversata dal Sole, ma non è considerata zodiacale come le altre costellazioni sopracitate).

    Per riconoscere i pianeti possono essere anche valide le seguenti indicazioni:

    • Mercurio appare di colore giallo-arancione, è visibile con un po' di difficoltà perché essendo il più vicino al Sole, se ne discosta al massimo di 28°; la sera tramonta (nelle migliori condizioni osservative) circa 1 ora e 50 minuti dopo il Sole e sorge la mattina con lo stesso anticipo.

    • Venere appare giallo ed è l'astro più luminoso, dopo Sole e Luna; anch'esso non si discosta moltissimo dal Sole (al massimo 47°) ed anticipa il sorgere o ritarda il tramonto rispetto ad esso, al massimo di 3 ore.

    • Marte è inconfondibile per il suo colore rosso; la sua luminosità è però variabile a seconda della sua distanza relativa da noi, ma è sempre ben riconoscibile quando è presente nel cielo.

    • Giove appare giallo e, dopo Venere, è il pianeta più luminoso.

    • Saturno appare anch'esso giallo ed è un poco meno lucente di Giove.

    Per gli altri pianeti il riconoscimento, a occhio nudo, è possibile solo per Urano, a condizione di sapere esattamente dove cercarlo, confrontando la sua posizione con un buon atlante stellare, di avere cielo buono ed una vista eccezionale, in quanto è al limite della percezione visiva.
    Nettuno è rilevabile con un binocolo e una carta precisa, mentre Plutone necessita di telescopi di almeno 30 cm. di diametro.

    I pianeti si possono dividere in interni ed esterni:

      - quelli interni si trovano dentro all'orbita terrestre: Mercurio e Venere;
      - quelli esterni si trovano al di fuori: Marte, Giove, Saturno, Urano, Nettuno e Plutone.

    37 KB

    Moto e fasi dei pianeti interni all'orbita della Terra

    Osserviamo la fig. 1 (sia T la Terra e S il Sole) e consideriamo il moto di un pianeta interno. Nella posizione I il pianeta si trova fra noi e il Sole ed è invisibile, tranne nel caso particolare in cui sia osservabile come un disco scuro in transito su quello solare.
    Il pianeta è qui rappresentato nella posizione detta "Congiunzione Inferiore". Mentre procede lungo l'orbita, notiamo che il pianeta nel cielo si discosta dal Sole e appare al mattino sempre meglio visibile finché giunge al momento di maggiore visibilità detta "massima digressione occidentale" (rappresentato dal punto P).

    36 KB

    Movimento apparente dei pianeti interni rispetto
    ad un sistema di riferimento con il Sole "fisso".

    La fig. 2, sopra, descrive due delle possibili "curve di visibilità" al mattino, dove il punto S rappresenta il Sole e Q i punti dove il pianeta è visibile nella posizione di massimo discostamento.
    Nel tratto PA della sua orbita il pianeta viene visto riaccostarsi al Sole, finché giunge nel punto A: la "Congiunzione Superiore".
    Il tratto AB porta il pianeta a discostarsi dal Sole, rendendosi visibile nel cielo serale finché nel punto B si ha la "massima digressione orientale", rappresentato nel punto R della fig. 2, a destra.
    Riaccostandosi al Sole il pianeta percorre il tratto BI.
    Nei punti di massima digressione il pianeta resta per un certo tempo stazionario.
    I pianeti interni presentano il fenomeno delle fasi, come la Luna: in I il pianeta rivolge a noi l'emisfero oscuro e volge al Sole quello luminoso.
    In P e in B si osserva un mezzo disco luminoso, mentre in A rivolge a noi l'emisfero illuminato ed è visibile un intero disco luminoso.
    Si può osservare la fase crescente nel tratto IPA e nel tratto ABI si nota la fase calante.

    38 KB

    Moto e fasi dei pianeti esterni all'orbita della Terra.

    Osserviamo ore la fig. 3 raffigurante il moto di un pianeta esterno: S è il Sole, T la Terra.
    In C il pianeta è in congiunzione con il Sole ed è invisibile, dato che il suo splendore è immerso nella luce solare.
    Procedendo nel suo moto, si rende visibile poco a poco finché, giungendo nel punto Qw (si dice in "Quadratura occidentale" con il Sole), il pianeta è visibile nella seconda parte della notte.
    Quando giunge in O è in opposizione al Sole ed è visibile tutta la notte.
    Raggiungendo il punto Qe ("Quadratura orientale" con il Sole) la visibilità si riduce alla prima parte della notte.
    Continuando nel suo moto il pianeta riduce sempre più la visibilità fino a che ritorna in opposizione al Sole ed è invisibile.

    I pianeti esterni presentano anch'essi delle fasi, ma molto incomplete. Marte al massimo può mostrare una fase gibbosa cioè come la Luna, due-tre giorni prima o dopo la Luna Piena. Il moto dei pianeti interni (fig. 2) e di quelli esterni (fig. 3) può presentare delle curve, delle creste, cappi, momenti di stazionarietà e retrogradazioni (visibili in Fig.4).

    30 KB

    Movimento apparente dei pianeti (esterni) rispetto
    ad un sistema di riferimento con le stelle "fisso".

    Ciò è dovuto alla combinazione di due fattori:

      - l'inclinazione delle orbite planetarie rispetto al piano orbitale terrestre;
      - le diverse velocità dei pianeti lungo le loro orbite.

    Infatti man mano che un pianeta è sempre più lontano dal Sole si muove sempre più lentamente. Mercurio, ad esempio, ha una velocità media orbitale di 47,9 km. al secondo, mentre Plutone di 4,7 km. al secondo.

    Giovanni Giusto
    C.As.T. - Sezione Luna

    Vai a 4° Notiziario 1998
    Vai ai I Notiziari

    Vai ai Testi del CAST
    Vai a Fotografia, Ccd e Ricerche

    Vai alla C.AS.T. Homepage
    Testo e disegni: Copyright © 1998 by Giovanni Giusto
    Impaginazione web di Lucio Furlanetto