Il socio Angelo Tronchin di Treviso, ha
realizzato un'ulteriore immagine di Giove nel novembre del 2001. Pure stavolta Giove viene
ripreso in quadricromia, cioé mediante la sovrapposizione di quattro immagini ottenute a
breve distanza temporale l'una dall'altra in varie bande dello spettro; i tempi delle singole
riprese sono: luce integrale 1,8 sec; BLUE 1,1 sec; RED 2,8 sec. La ripresa in verde è
stata ricavata dalla media delle immagini in rosso e blu; questa tecnica permette di eseguire la
ripresa in tempi brevissimi, consentendo così una buona immagine del satellite di Giove. Le tre
singole immagini sono state prese entro un intervallo di due minuti.
Insieme al pianeta c'è il suo satellito Io, mentre il gigante gassoso ci mostra le varie
bande, ovali e turbolenze che si stagliano nelle sue zone equatoriale, subtropicali e
temperate, ma stavolta si possono guardare alcuni particolari pure nelle due zone polari.
La risoluzione del disco planetario è sensibilmente migliorata in questi ultimi anni e ora le
sue immagini mostrano una ricchezza di dettagli semplicemente impensabile prima che potessero
venire impiegati i ccd e le nuove webcam (ancora più facili da usare); si rammenti che la visione
telescopica rovescia il nord e il sud.
Il satellite osservabile nella zona destra dell'inquadratura è Io, il più vicino al
pianeta dei quattro medicei, mentre l'ombra proiettata sull'atmosfera è quella del satellite
Ganimede, il terso dei medicei per distanza da Giove.
Ricordo che l'appellativo di satelliti medicei, dato ai quattro maggiori satelliti di
Giove (Io, Europa, Ganimede e Callisto), venne coniato da Galileo Galilei.
Il grande scienziato pisano, appena ebbe costruito il suo primo telescopio (molto migliorativo
dei progetti olandesi sino ad allora realizzati), lo puntò in direzione della Luna, dei
pianeti e della Via Lattea. Scoprì così che il nostro satellite aveva una superficie
estremamente accidentata e variegata, che Giove aveva quattro piccole lune che gli ruotavano
intorno come in un piccolo Sistema Solare, che la Via Lattea era composta da un'enormità
di stelle ed oggetti nebulari (oggi diremmo deep sky). In seguito guardò con appositite protezioni
anche il Sole, osservando le prime macchie solari telescopiche, e nel corso degli anni
una moltitudine di altri corpi celesti. In pochi mesi egli cambiò la storia dell'astronomia,
pubblicando nel 1610 le prime 550 copie del fondamentale libro Sidereus Nuncius.
Il libro venne dedicato al principe Cosimo II de' Medici, Granduca di Toscana, dal quale
i quattro satelliti, scoperti nel gennaio 1609, presero il nome di satelliti medicei.
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