Giove è il maggior pianeta del sistema solare: con 142.800 km di diametro è grande quanto 11 terre affiancate e presenta una massa pari a due volte e mezza quella di tutti gli altri pianeti messi assieme.
La sua superficie non è solida: le molecole di cui è composto si trovano negli strati più superficiali sottoforma di gas (a costituire la turbolenta atmosfera del pianeta, ben osservabile da terra) mentre in profondità, dove la pressione è maggiore, formano un oceano profondo 20.000 km.
Soltanto al centro si trova un "nucleo solido d'idrogeno metallico"; la pressione d'alcuni milioni d'atmosfere impedisce in ogni caso a qualsiasi sonda spaziale di esplorare quelle profondità.
Costituito principalmente da idrogeno ed elio, Giove presenta una
composizione molto simile a quella del Sole.
E', in effetti, quasi una stella mancata: se solo fosse stato un po' più "pesante" al suo interno
si sarebbero innescate reazioni termonucleari e Giove si sarebbe "acceso". (NdR: Il valore
minimo perché si formi una nana rossa è attualmente stimato essere circa 0,08 masse solari;
quindi con un valore compreso tra 0,02 e 0,08 masse solari si sarebbe potuta formare una nana
bruna. La massa di Giove si colloca circa un ordine di grandezza sotto questo valore, mentre
molti dei pianeti scoperti attorno alle stelle vicine sembrerebbero avere un valore intermedio tra
Giove e le nane brune.)
Con il Sole e Giove "accesi", la terra allora avrebbe ricevuto luce e calore dalle due stelle,
con un giorno ed una notte sempre diversi (a causa del reciproco moto di rivoluzione attorno al
Sole della Terra e di Giove).
Ad una distanza di circa 700 milioni di chilometri, Giove compie
una rivoluzione attorno al Sole in 11,9 anni e torna in opposizione ogni 13 mesi.
Grazie alle sue generose dimensioni apparenti basta un binocolo per mostrare il dischetto color
crema ed i quattro puntini luminosi che gli ruotano attorno: sono i satelliti medicei
che, scoperti da Galileo nel 1609, cambiano costantemente configurazione rispetto al
pianeta.
Un piccolo telescopio mostra come il disco non sia tondo ma ovale:
Giove ruota attorno al proprio asse così rapidamente che un suo "giorno" dura meno di 10 ore.
La forza centrifuga così originata causa una spinta della superficie del pianeta verso l'esterno.
Ne deriva che le regioni equatoriali si gonfiano, mentre quelle polari si
schiacciano: così il diametro equatoriale del pianeta è un po' più grande di quello polare.
Il globo del pianeta appare percorso da una serie di fasce chiare e scure,
disposte parallelamente all'equatore. Quelle chiare, chiamate Zone, sono date da
correnti ascensionali di gas: l'ammoniaca dagli strati più bassi sale, raggiunge quote elevate,
si raffredda e cristallizza formando le nubi ghiacciate d'alta quota.
Le fasce scure, le cosiddette Bande, sono più basse e "calde"; calde per così dire, visto
che la temperatura di queste formazioni è di circa 140°C sotto lo zero!
Un telescopio amatoriale di media potenza (200-300mm) mostra come il
colore delle fasce possa variare, a causa della complessa composizione chimica dell'atmosfera,
dal giallo al bruno, all'arancione fino al rosso.
L'intensità dei colori sulle superfici planetarie dipende molto dal telescopio utilizzato:
maggiore è il diametro, più ampia appare la scala tonale e maggiore la saturazione dei colori.
Feroci venti fino a 400 km l'ora modificano il bordo delle fasce, conferendo agli stessi un aspetto merlettato: si tratta spesso di turbolenti vortici, alcuni dei quali ben osservabili anche con strumenti amatoriali.
Tra queste la formazione di maggior interesse è la Grande Macchia Rossa: osservata la prima volta nel 1665 e visibile anche con modesti telescopi; è un ciclone perenne che lentamente si sposta sulla superficie del pianeta mantenendo invariata la propria latitudine. E' così esteso e violento da mettere in ridicolo il più devastante dei nostri uragani tropicali: con un diametro di 40.000 km potrebbe ingoiare un corpo grande tre volte la Terra.
La Grande Macchia Rossa (GMR) è in costante evoluzione: nel corso degli anni ha modificato il proprio colore, passando da un rosso intenso ad un rosa salmone; in alcuni periodi è apparsa tanto sbiadita (praticamente grigia) da mostrarsi solo per l'insenatura creata sull'adiacente Banda Equatoriale Sud (SEB).
Non è ancora chiaro il perché di tali mutamenti, ma è certo che la
spiegazione della complessa meteorologia gioviana sia da ricercarsi nell'emissione di calore da
parte del pianeta: Giove produce due volte e mezza più calore di quanto ne riceva dal Sole.
Quando si formò, il pianeta era molto caldo e, a causa dell'enorme quantità di materia posseduta,
quel calore continua tutt'oggi ad essere conservato.
Questa riserva interna alimenta il complesso nuvoloso di Giove, tenendo in vita la Grande Macchia
Rossa ed altre formazioni cicloniche minori. Tra queste ultime ve ne sono tre (definite WOS)
attorno alle quali si è acceso un notevole interesse.
Le WOS (dall'inglese White Oval Spot=Macchia Ovale Bianca) sono
dei cicloni di color bianco osservabili sulla Banda Temperata Sud (STB).
Se della GMR sappiamo che esiste da almeno quattro secoli, delle WOS se n'è perfino osservata
la formazione!
Era il 1939 quando, nella zona chiara immediatamente a sud della STB,
si videro formare tre segmenti scuri che, per poterne identificare l'estremità, furono denominati
Segmenti AB, CD, EF.
Questi, nei due anni successivi, si allargarono in longitudine tanto che, ad un certo punto,
le estremità di ogni segmento risultavano vicine a quelle di un altro, separate solo da un'area
più chiara.
A quel punto i tre segmenti potevano essere considerati come la componente sud della STB,
interrotta soltanto da tre lacune.
Proprio quelle lacune, ormai circoscritte da aree più scure, assunsero i caratteri di macchie
ovali bianche e, trovandosi tra le estremità dei segmenti succitati, ne ereditarono il nome:
nacquero così gli ovali BC, DE ed FA.
I tre ovali hanno sempre mostrato una notevole individualità nei
movimenti e, spostandosi costantemente in longitudine, si sono spesso trovati ad interagire
con altre formazioni, tra cui la GMR.
L'interazione più interessante si è verificata durante la primavera del 1998, quando due delle
tre WOS (l'ovale BC e DE) si sono fuse in un unico ciclone bianco, a questo punto denominato BE.
In sostanza, allo stato attuale delle cose, le WOS osservabili sono soltanto due: la BE e la FA.
La cosa interessante è che negli ultimi mesi le due WOS si sono parecchio
avvicinate l'una all'altra, rendendo possibile un'ulteriore fusione.
L'osservazione degli ovali bianchi è condizionata dallo strumento, dalla stabilità atmosferica
e dall'intensità della Banda Temperata Sud sulla quale essi si proiettano. Nei periodi in cui
l'intensità della STB è elevata, gli ovali possono essere scorti anche con strumenti di piccolo
diametro; se la STB è poco appariscente si deve invece ricorrere a telescopi in grado di offrire
un elevato contrasto come i rifrattori di buon diametro.
L'utilizzo di filtri colorati può facilitare la localizzazione delle WOS.
Nel scegliere un filtro si dove sempre tener conto dello strumento con il quale si osserva; in
sostanza non ha molto senso impiegare su un piccolo 114 un filtro viola W47 che trasmette meno
del 5% della luce: con un filtro così non si scorgerebbe nemmeno Giove !
Quindi, con telescopi di diametro inferiore a 200mm, si consigliano filtri che trasmettano più
del 50% della luce.
Utilizzabili con successo sono i filtri Blu (W80 - trasmissione del 30%), Azzurro (W82 - trasmissione del 70%), Giallo chiaro (W8 - trasmissione dell'80%), Giallo (W11, W12 - trasmissione del 70%) e Verde (W58 - trasmissione del 25%).
Giove non si mostra mai uguale due volte: è questa la sua attrattiva. I dettagli però sono sempre evanescenti, poco contrastati: chi si accontenta di una rapida occhiata non vedrà che i particolari più evidenti e grossolani; chi invece darà tempo all'occhio ed alla mente di memorizzare, confrontare ed elaborare l'immagine regalata ai nostri sensi potrà veramente dire d'aver osservato Giove.
Giove è caratterizzato da un aspetto a fasce dovuto all'alternarsi di
bande (scure) e zone (chiare).
Le sigle riportate accanto al globo del pianeta indicano i nomi delle principali formazioni
osservabili: