23/04/2003 20 T.U. circa |
Immagine di Rolando LIGUSTRI |
Ripresa dall'Osservatorio Astronomico di Talmassons (Ud) |
Sezione Stelle Variabili |
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STELLA V838 MONOCEROTIS | ||||
Catalogata come : V838 MON | ||||
Ascensione retta: 07h 04m 05s ; declinazione: -03° 50' 50" (2000.0) | ||||
Dimensione reale stella: 1000 volte quella del Sole | ||||
Dimensione reale nebulosa: circa 7 anni-luce; distanza: 20 mila anni-luce | ||||
Nella notte dell'Epifania dell'anno scorso (06/01/2002) venne notato che una debole stella aveva
mutato la propria luminosità: la GSC-04822-00039 aveva avuto un'esplosione, ma francamente
nessuno avrebbe minimamente supposto che quest'infimo oggetto sarebbe divenuto uno dei più
interessanti oggetti della nostra Galassia. La variazione di luminosità impose a parecchi
osservatori di mutare i propri programmi e di cercare di capire il perché si fosse verificata, in
modo da riuscire a interpretare il fenomeno che stava accadendo. Uno dei primi telescopi a porsi
questo programma fu il Copernico di 182 cm di diametro dell'Osservatorio di Asiago (VI).
La stellina, avendo modificato la propria luminosità, dopo l'esplosione venne ribatezzata V838
Mon (essendo nella costellazione di Monoceros-Unicorno, situata fra il Cane Maggiore, Orione,
il Cane Maggiore, la Poppa e l'Idra) e si trova a ventimila anni luce di distanza dalla Terra.
L'eplosione di V838 Mon fu effettivamente un evento unico, in quanto ebbe un comportamento
a dir poco bizzarro, ben lontano da quanto si sarebbe potuto prevedere dalla teoria della fisica
stellare. Intanto più la stella cresceva in luminosità più diveniva fredda, esattamente l'opposto
di quanto avviene nelle esplosioni delle stelle novae, in aggiunta manifestò temperature e spettri
tipici delle nane brune, le stelle più piccole (di poco superiori alle dimensioni dei pianeti di
tipo gioviano) che non riescono ad accendere al loro interno la fusione termonucleare.
L'eco della luce ha ora una dimensione di 60 mila miliardi di km, pari a sette anni luce,
che, alla distanza della stella, corrispondono a un diametro angolare pari a due volte il diametro
di Giove, perfettamente visibile dalla Terra persino con telescopi amatoriali, come potete vedere
nell'immagine qui sopra. Ovviamente le riprese dell'HST sono bellissime e di tutt'altro livello,
ma è comunque significativo che pure noi si possa riprenderlo con le camere ccd.
Informazioni ricavate dall'articolo "Echi di luce dall'Unicorno" pubblicato a pagina 69
della rivista Nuovo Orione del maggio 2003. L'immagine è da 417 x 417 pixel, a 16 milioni di colori, e occupa 1 MB di memoria qui compresso a 56 KB. Il campo è di 20' x 20' d'arco e la risoluzione è di 2,35"/pixel. | ||||
Telescopio Riflettore : NEWTON da 350 mm di diametro; lunghezza focale : 1750 mm ; f/5 | ||||
CCD : SBIG ST9E (KAF 261) | ||||
Tempo d'integrazione : vari (tricromia RVB) | ||||
Nebulose |
Stelle Variabili |
Fotografia, ccd e ricerca |
Articoli
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