NOTIZIARIO
ANNO VII - NUMERO 22
3° TRIMESTRE 1999
CRONACA DELL'ECLISSE TOTALE DI SOLE, VISTA DA LANGENWANG
Il 10 agosto, alle ore 15:00, presso la stazione di servizio "Ledra", a nord di Udine, all'appello ci sono quattordici vetture (una di queste con al traino una
roulotte), per un totale di circa una sessantina di persone, compresi cinque bambini,
provenienti da tutta la bassa friulana, da Udine e perfino da Trieste, per il viaggio che ci
avrebbe portato a seguire l'ultima eclissi di Sole del millennio.
Prima di partire, su ogni autovettura, simpaticamente viene attaccato sul lunotto un distintivo di riconoscimento con un grande Sole nero sotto il quale, a grandi
caratteri, spiccava la scritta: "Circolo Astrofili di Talmassons. Spedizione eclisse '99
ITALIA-AUSTRIA". Il vicepresidente Paolo Beltrame guida la fila di auto, con il
cartello di "INIZIO COLONNA", mentre il "veterano" Francesco Scarpa, di Lignano, la chiude con
il relativo cartello di "FINE COLONNA". Il presidente del Circolo, Rolando Ligustri, che è già in Austria per
trascorrervi anche alcuni giorni di vacanza presi per l'occasione, ci avrebbe raggiunto sul
luogo di osservazione il giorno dopo.
Siamo veramente un bel gruppo, superattrezzato e principalmente molto
unito (nonostante alcuni soci siano iscritti da poco). La meta è Langenwang, anche se la perfetta centralità dell'eclisse passerà su Mitterdorf,
una decina di chilometri prima, ma è stata scelta perché risulta migliore come luogo di
osservazione. Il socio Narduzzi di Codroipo è già là ad attenderci da qualche giorno
con il camper ed è riuscito, parlando con il sindaco del paese, a trovarci un luogo per porre
le tende, visto che i campeggi sono tutti esauriti da tempo, sul pianoro della Barenköghel
Haus, a 1.200 m di quota a fianco di un ristorante alpino con camere dove, chi non ha la
tenda, può pernottare.
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La carovana, ripreso da Mauro Zorzenon, delle autovetture giunge
aLangenwang; qui ci si trovava ancora in paese, mentre si doveva arrivare alla sommità
della montagna dove si trovava la Barenkoeghel Haus, a 1.200 s.l.m.
Nikon FM 2, obiettivo MTO da 1000 mm, f/7; posa: 1/2 s, pellicola Kodak Elite 200 Iso |
Arriviamo in cima quasi alle nove di sera e montiamo le tende sotto
la luce dei fari. E' comunque bello perché, dopo il viaggio fatto in parte sotto la pioggia, il cielo è diventato
tersissimo, sembra quasi di stare sul monte Matajur. C
onsumata una frugale cena, visto il cielo splendido, alcuni di noi,
guidati da Lucio Furlanetto, si stendono su un prato per dare la caccia alle Perseidi;
altri, con il telescopio, si deliziano guardando oggetti del profondo cielo, tra i quali
la nebulosa Velo con i suoi delicati particolari.
Verso le due del mattino un leggero vento si alza ad accarezzare i
pini e la Via Lattea è come non la vedevamo da tempo: una pennellata di bianco nel cielo
perfettamente buio.
La "carovana" a questo punto è finalmente silente in attesa del grande
giorno. La notte che segue, però, rovina i nostri sogni; dopo il vento incomincia una leggera pioggia d
il risveglio alle cinque e mezza dell'undici agosto è sommesso: ha sì smesso di piovere, ma il
cielo è avvolto da una densa coltre di nubi.
Dopo un po' l'orizzonte est sembra schiarirsi, ma non promette niente
di buono e una veloce telefonata al presidente Ligustri, che ha appena visto le immagini meteo
da Internet, ci informa che le previsioni riportano coperto su tutta l'Austria.
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Parte del gruppo diLangenwang ripreso da Lucio Furlanetto;
qui ci si trovava all'aperto della Barenkoeghel Haus, a circa 1.200 s.l.m.
Olympus AF 10 mini, obiettivo da 35 mm., f/4.5; posa automatica.
Pellicola Kodak Elite 100 Iso |
Dopo aver discusso fra noi, con l'aiuto di cartine geografiche
e barometri, si decide di rimanere sul posto, perché dopotutto uno vale l'altro, quindi sarebbe
stato solo una questione di fortuna.
L'attesa è lunga e snervante, osservando ogni attimo l'evoluzione del
tempo e lo spostamento delle nuvole. Cerchiamo di consolarci affogando il dispiacere nelle ottime torte austriache, seduti sulla
terrazza panoramica, ammirando tutta la vallata.
Verso le dieci e trenta il cielo inizia lentamente ad aprirsi in
spiragli di azzurro sempre più grandi che però si alternano con un veloce andirivieni di nubi:
è un vero e proprio terno al lotto.
Dopo un'altra piccola riunione si decide di preparare gli strumenti sui
prati più in basso. La "carovana" scende quindi nella grande vallata, dove il campo visivo è libero per molti
chilometri. Al gruppo intanto si aggregano, grazie ad indicazioni via cellulare, altre due auto di soci
giunte da Camino al Tagliamento e da Udine ed ora sul prato sembriamo proprio un piccolo
esercito, pronto con le nostre "armi" puntate verso il cielo, che vanno dagli occhialetti,
ai binocoli, ai telescopi, alle macchine fotografiche e alle telecamere, tutti protetti con
filtri in mylar.
L'inizio dell'eclissi, alle undici e ventuno minuti, è visibile fra
aperture di nubi che vanno e vengono e tra uno sguardo e l'altro c'è chi incrocia le dita... Mentre ci si avvicina alla totalità, sembra che il tempo stia lentamente migliorando e si
possono compiere sempre più osservazioni; anche il paesaggio circostante sembra cambiare di
aspetto: la luce diminuisce sempre più, i colori cambiano gradatamente e il silenzio della
natura è rotto solo dalle nostre voci. La tensione e l'emozione in mezzo a noi continua a salire con
l'approssimarsi della totalità: la falce di luce si restringe sempre di più ed il cielo inizia
a diventare plumbeo. La temperatura sta calando, il fresco ci avvolge e all'improvviso si alza un vento leggero.
Le colline alle nostre spalle si stanno tingendo di un arancione, come
si vede solo al tramonto, mentre da est verso ovest, gradatamente, il cielo si tinge di una
spettrale luce prima blu intenso, poi violacea ed infine tendente al nero.
Sono gli ultimi raggi di Sole ed ecco che le ombre, con lo stupore di
molti, iniziano a spostarsi, a muoversi, quasi a sdoppiarsi, tanto da confondersi in una
danza quasi surreale, con ombre chiare e scure che si alternano le une alle altre. In quel momento ecco avvicinarsi da ovest, velocissima e quasi minacciosa
la grande ombra nera della totalità! Ormai è quasi su di noi: il paese vicino è già al buio, il disco del sole è ormai quasi
totalmente coperto dalla rotondità della Luna.
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Due grani di Baley illuminano il bordo lunare appena prima dell'inizio della totalità e
la "corona" di protuberanze inizia a rendersi visibile in questa ripresa di Francesco Scarpa,
effettuata da Langenwang. Purtroppo c'è una evidente sgranatura dell'immagine, la quale
è dovuta alla copertura nuvolosa.
Obiettivo da 300 mm.; posa: circa 1/1000 s; pellicola: Kodak Professional 50 Iso |
In quel momento spuntano, come diamanti incastonati sul bordo del Sole,
i "grani di Baily" raggi brillantissimi di Sole che filtrano tra le valli lunari,
culminando con il cosiddetto "anello di diamante". Incredibile, è mezzogiorno quarantaquattro minuti e trenta secondi e ci troviamo al buio!
Attoniti, stupefatti, meravigliati, ogni aggettivo è inadatto per
descrivere le sensazioni che si provano durante l'evento.
L'unico difetto di questa nostra "piccola notte a mezzogiorno" è che a causa delle nubi che
passano vicine tra loro, non si può ammirare l'estensione della corona solare, ma vediamo la
cromosfera rossa tutto intorno al bordo lunare e alcune piccole protuberanze solari.
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La "corona" di protuberanze che circonda il disco nero della Luna, ripresa da Mauro Zorzenon
da Langenwang; qui ci si trovava alcune centinaia di metri sotto la cima della montagna dove
si trovava la Barenkoeghel Haus, su di un largo pianoro a circa 800 s.l.m. Purtroppo c'è una
evidente sgranatura dell'immagine, la quale è dovuta alla copertura nuvolosa.
Nikon FM 2; obiettivo MTO da 1000 mm ridotto a 700 mm; f/7; posa: 1/250 s; pellicola: Kodak Elite 200 Iso |
Alcuni di noi riescono anche a scorgere, in mezzo a questo grande
crepuscolo, il pianeta Venere. Complessivamente ci consideriamo, comunque, fortunati per quanto abbiamo visto e fotografato.
La temperatura scende molto; sarà stato pure il freddo provocato dai
brividi di emozione, ma è anche vero che cala almeno di 7-8 gradi. Due minuti e ventuno secondi passano in un attimo tra foto, filmati, grida, applausi e pure
qualche lacrima di commozione !
La totalità finisce quando mancano quindici secondi alle dodici q
quarantasette. Da ovest le montagne si ritingono di luce, il cielo da scuro ridiventa viola e poi di nuovo
blu intenso.
Tutto va all'inverso, adesso: torna ad avanzare la luce che si riprende
il paesaggio divorando inesorabilmente quella esile notte. Sembra quasi di vivere in un sogno.
Il disco del Sole riappare velocissimo ed il giorno ritorna anche su
di noi. Siamo tutti entusiasti e soddisfatti. Tutto è documentato, ma le emozioni sono uniche, ormai fanno parte di noi che ci siamo sentiti
piccolissimi di fronte a un tale evento. Più tardi veniamo contattati, con grande piacere, dai cronisti del
Gazzettino, che ci chiedono di fare una cronaca a caldo sull'eclissi, da pubblicare il giorno
dopo.
Infine, prima di smontare tutte le attrezzature ed andarcene, c'è un
brindisi d'obbligo con un sorso di "fragola bianco" di limitata produzione di uno dei soci
del C.AS.T.
Oltre all'esperienza unica e per molti irripetibile dell'eclisse, è
stato bello vivere tutti insieme questa avventura, come una grande famiglia, che ha atteso,
trepidato e gioito all'unisono. Addirittura fra noi qualcuno si è portato dietro tutta la famiglia e chi la cui famiglia ormai
è diventata parte integrante del C.AS.T. già da tempo, come i coniugi Narduzzi e i Beltrame. P
er molti inoltre questa eclissi si è trasformata in "mal di eclissi",
dal quale non si può guarire e pertanto è nata la voglia di andare a vedere la prossima nel
2001 nel sud dell' Africa.
Con queste ultime righe si conclude un'altra pagina della storia del
C.AS.T., che non è solo astronomica fine a se stessa, ma di vita, di esperienze e emozioni
di un gruppo di persone che già da alcuni anni ha scoperto quanto è piacevole condividere
la passione per questa affascinante, misteriosa e sconfinata scienza che ci fa scoprire
l'universo.
cronaca di Stefano Codutti
curata da Virginio Savani
3° Notiziario 1999 |
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Copyright © 1999 di Stefano Codutti e Virginio Savani (testo originale) e Lucio Furlanetto (adattamento web)
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Pagina caricata in rete: 12 agosto 1999; ultimo aggiornamento (4º): 29 agosto 2011
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