La traccia luminosa, nella parte superiore della bella immagine ripresa alle ore 22:46 UT del 6 giugno 1999 da Paolo Bussola, è il Sole riflesso in una delle tre antenne principali di missione dell’Iridium 8. |
I satelliti in orbita visibili ad occhio nudo dalle aree urbane, con magnitudine inferiore a 3, sono diverse decine e molti altri si distinguono sotto cieli lontani dall'inquinamento luminoso come gli Iridium che hanno normalmente una magnitudine intorno a 6.
Questa costellazione artificiale, destinata alle comunicazioni telefoniche, prende il nome dall’elemento con numero atomico 77 della tavola periodica, l’iridio, perché inizialmente doveva essere formata dallo stesso numero di satelliti. I ripetitori, disposti su sei differenti piani orbitali passanti per i poli, sono distanti 780 km dalla superficie terrestre e compiono oltre 14 rivoluzioni ogni giorno.
Il corpo degli Iridium, il primo lancio risale al 5 maggio 1997, ha una lunghezza di circa 4 metri e rimane orientato perpendicolarmente al suolo, mentre le tre antenne principali di missione, disposte a 120 gradi una dall’altra, formano un angolo di 40 gradi rispetto alla struttura di sostegno.
La superficie delle antenne, grande pressappoco quanto una porta, è rivestita da uno strato di teflon argentato che in certe condizioni riflette la luce solare come uno specchio, provocando spettacolari bagliori visibili da regioni ampie solo pochi chilometri.
I riflessi, di durata compresa tra 5 e 20 secondi, raggiungono talvolta la magnitudine -8,5 (monster flare), corrispondente ad un’intensità luminosa decine di volte superiore alla massima del pianeta Venere, e la frequenza con cui si ripetono è di circa uno alla settimana, mentre quelli con magnitudine inferiore a zero si registrano quasi ogni notte.
Lo sbalorditivo splendore raggiunto nei brevi istanti dell'allineamento consente di rintracciare gli Iridium anche di giorno, ma l’impresa presenta non poche difficoltà e prima di affrontarla occorre assicurarsi: un cielo particolarmente limpido, una postazione all'ombra e, in assenza dei riferimenti normalmente dati dalle stelle, un sistema adeguato per stabilire con precisione azimut e altezza. Dovremo poi porre grande attenzione, sempre ammesso che le previsioni siano esatte, a catturare il lampo di luce che al suo massimo splendore dura solo qualche secondo.
Questa immagine del satellite Iridium mostra, nella parte inferiore, due delle tre antenne di missione che causano brillamenti di spettacolare intensità. |
Il primo avvistamento amatoriale di un monster flare, avvenuto nell'estate 1997, è attribuito Brian K.Hunter, un professore di chimica canadese: poche settimane dopo gli osservatori erano già in grado di confrontare e analizzare i dati raccolti sulla posizione degli Iridium al momento del flare.
Nel settembre dello stesso anno Rob Matson, avvalendosi anche degli elementi orbitali resi pubblici dal U.S. Space Command (USSPACECOM), realizzava il programma Iridflare, giunto nel maggio 2000 alla versione 2.1, in grado di prevedere dove e quando si possono osservare gli spettacolari lampi di luce.
Iridflare ha bisogno di un file contenente tutte le informazioni necessarie a stabilire la posizione degli Iridium, sono preferibili dati più "freschi" di qualche settimana, che si possono recuperare, insieme a molte altre interessanti notizie, dalla pagina del Visual Satellite Observer. Gli elementi kepleriani, indicati con TLE (Two Line Elements) oppure ELSET (Element Sets), dovranno essere sistemati nella stessa directory in cui si trova il programma.
Iridflare riassume la previsione del flare in tre linee: la prima e l'ultima delimitano l’intervallo entro cui tutte le condizioni inizialmente imposte sono ancora rispettate, mentre quella centrale indica l'istante in cui l’angolo di riflessione raggiunge il valore minimo, nonché direzione e distanza da percorrere per osservare la massima luminosità. |
Le principali impostazioni richieste da Iridflare riguardano: la minima altezza dall’orizzonte dei satelliti (è opportuno scegliere valori non inferiori a 10 gradi, per evitare l’eccessiva attenuazione di luminosità causata dall’atmosfera), le coordinate geografiche del luogo d’osservazione (precise sino al millesimo di grado), la data e l’ora da cui iniziare la previsione, la magnitudine minima da considerare e l'angolo massimo di riflessione (un valore di 4 gradi dovrebbe garantire la visibilità). È inoltre possibile scegliere, tra Sole e Luna, il corpo celeste riflesso dall'antenna.
Le previsioni sono riassunte, per ogni satellite, in tre linee: la prima e l'ultima delimitano l’intervallo in cui tutte le condizioni inizialmente imposte sono ancora rispettate, mentre quella centrale indica l'istante del minimo angolo di riflessione.
Iridflare fornisce inoltre direzione e distanza da percorrere per raggiungere la località dove osservare il massimo del flare, talvolta vale la pena affrontare piccoli spostamenti per assistere allo spettacolo.
Un modo ancora più semplice per procurarsi delle previsioni sui bagliori consiste nel collegarsi al sito Heavens-Above, curato da Chris Peat: confrontando i dati calcolati da Iridflare con quelli di Peat si può notare che le differenze sono veramente minime e in molti casi l’istante di massima intensità dell’evento coincide esattamente.
La finestra di casa può essere una comoda postazione per fotografare i bagliori più luminosi come quello dell’Iridium 40, alla magnitudine -5, mostrato in questa immagine ripresa il 22 agosto 1998 da Paolo Bussola. |
Una volta note le previsioni del prossimo flare possiamo organizzarci per seguirlo dalla nostra solita postazione oppure raggiungere il luogo in cui si avranno le migliori condizioni di visibilità e, volendo, anche fotografarlo. Considerato che negli attimi di massima luminosità il satellite può attraversare archi di cielo ampi diversi gradi, è opportuno utilizzare ottiche di media lunghezza focale e pellicole di sensibilità non superiore a 800 ASA, per evitare un fondo cielo troppo chiaro.
L’impiego del teleobiettivo esige una precisione notevolmente più elevata nel puntamento della fotocamera e l'accortezza di allineare la diagonale del negativo con la direzione della traccia luminosa: la ripresa, della durata di circa 20 secondi, dovrà iniziare qualche istante prima dell’evento.
La tabella descrive posizione e significato dei campi utilizzati dal Two Line Elements (TLE) per codificare gli elementi orbitali dei satelliti artificiali. |
L'attesa di un monster flare può essere delusa dalle piccole variazioni di assetto delle antenne, oppure perché il satellite ha iniziato a ruotare irregolarmente su se stesso. L’orientamento degli Iridium nello spazio ha un’incertezza di ±0,5 gradi per asse e di conseguenza la direzione dell’antenna è nota con un’approssimazione massima di 1,5 gradi: una variazione di tale entità riduce di diverse magnitudini la previsione, ma è comunque un'evenienza abbastanza improbabile.
La stabilità dell’orientamento è una condizione essenziale al calcolo dei flare e all'inizio del 2001 erano almeno una dozzina i satelliti, in una costellazione di 88, che presentavano anomalie tali da impedire previsioni affidabili: ne restano in ogni caso molti altri per dare, a tutti coloro che lo desiderano, l’occasione di conoscerli.
La costellazione Iridium sembrava destinata a rientrare nell’atmosfera, dopo il fallimento commerciale della società che li gestiva, ma recentemente il Dipartimento della Difesa U.S.A. ha deciso di noleggiare l’intero sistema per rafforzare le proprie comunicazioni e i satelliti continueranno così, almeno per qualche anno, a soddisfare la curiosità degli osservatori.
La singolare luminosità degli Iridium può essere l’occasione per avvicinare altri appassionati alla magica bellezza della volta stellata o arricchire le ragioni per guardarla a tutti coloro che già ne seguono le evoluzioni.
Giugno 2001