NOTIZIARIO

ANNO V - NUMERO 15
3° QUADRIMESTRE 1997


I SISTEMI C.C.D.

Fin dagli albori dell'astronomia, gli studiosi del cielo avevano il problema di registrare le osservazioni fatte per poi studiarle e confrontarle con altri.
Il primo sistema usato fu quello del disegno. Con l'avvento della fotografia immediatamente gli astronomi sfruttarono questa tecnica per poter registrare su lastre le immagini che prima potevano vedere solo col telescopio.

Per moltissimi anni questo fu il sistema di ripresa più usato, ma, anche con le più recenti emulsioni, la fotografia su pellicola possiede un grande difetto e cioè quello che, con l'aumentare delle pose (oltre i 2-3 minuti) la sensibilità della pellicola decade notevolmente, tanto che, per ottenere un ulteriore aumento di annerimento, i tempi devono essere aumentati di parecchie volte. Per fare un esempio: con una pellicola moderna di 1600 ASA, sotto un cielo buio ed un telescopio con rapporto di apertura a f/10, il tempo per ottenere un giusto annerimento è di 60 minuti circa. Capirete che sono tempi molto lunghi , durante i quali si deve continuamente controllare che il telescopio segua esattamente il moto delle stelle, pena un irrimediabile "mosso". Si deve tener conto, poi, che gli osservatori professionali usano emulsioni molto meno sensibili di quelle commerciali, per cui i tempi diventano ancora più lunghi.

Negli ultimi 10 anni, in aiuto ai problemi degli astronomi, sono arrivati i CCD, che sono sistemi di ripresa elettronici e presentano delle caratteristiche veramente rivoluzionarie. Per prima cosa sono esenti dal difetto di reciprocità. Questo vuol dire che, ad un continuo raddoppiare dei tempi di ripresa, corrisponde linearmente un aumento del segnale uscente dal CCD. Hanno inoltre una più estesa sensibilità spettrale che, in taluni casi, va dall'infrarosso all'ultravioletto. Infine hanno un'efficienza incredibile: per i modelli più commerciali si attesta attorno al 40%, mentre i sistemi professionali arrivano fino all'incredibile livello dell'85%.

Questo vuol dire che dal 40% all'85% dei fotoni di luce che investono il CCD vengono trasformati in segnale (si tenga conto che nelle emulsioni fotografiche il valore si attesta intorno ad un 5%).
Con sistemi CCD, in condizioni di cielo ottimale e con i telescopi citati precedentemente, i tempi di ripresa si riducono a soli 6 minuti; si comprende immediatamente che, con questi tempi di ripresa, diventa veramente più facile e meno "stressante" eseguire delle riprese di oggetti deboli.
Per poter visionare le riprese fatte con questi sistemi, è necessario l'uso del computer, il quale permette di vedere immediatamente il risultato ottenuto; questo a differenza delle pellicole, per le quali bisogna attendere lo sviluppo e la stampa. Negli ultimi anni i sistemi digitali sono molto diminuiti di prezzo, in modo da permetterne l'acquisto anche agli astrofili senza dover spendere decine e decine di milioni.

In tal modo s'è aperta la possibilità, anche per noi dilettanti, di poter iniziare lavori sistematici di ricerca e studio di supernove, stelle variabili, comete e asteroidi. Negli ultimi anni la gran parte delle scoperte di questo tipo vengono proprio dal lavoro di osservatori non professionisti. Il fatto ancora più interessante è che, con il passare degli anni, i sistemi CCD migliorano le loro prestazioni, senza aumentare di molto il prezzo, aprendo così sempre maggiori possibilità di ricerca in vari i campi. Anche nel nostro Circolo ci sono soci che possiedono dei CCD ed ottenengono ottimi risultati, sia nella fotografia del profondo cielo (Marco Cosmacini ha visto le proprie immagini CCD pubblicate in diverse riviste) che nella ricerca (le foto sulla cometa Hale Bopp eseguite da me utilizzando CCD e filtri interferenziali, sono risultate le uniche in Italia).

E' già in previsione che, con la costruzione del nostro Osservatorio ed il conseguente inizio dell'attività di ricerca, ci doteremo anche di un sistema CCD, visto che il nostro interesse è prevalentemente mirato alla ricerca di supernove extragalattiche. Il CCD è lo strumento più idoneo per questo scopo. Occorrerà, successivamente, molto impegno e lavoro da parte di tutti i soci, un pizzico di fortuna e, molto probabilmente, nel giro di pochi anni anche noi del CAST potremo avere la fortuna di scoprire una supernova in qualche galassia lontana.

Rolando Ligustri


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