(pagina revisionata ed ampliata il 30 aprile 1998 e il 30 aprile 2000)
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Il p.i. Rolando Ligustri - Presidente del Circolo Astrofili Talmassons - non è inquadrato in quest'immagine.
E' giunto successivamente, causa impegni precedenti, il Dott. Gilberto Ganzer - allora Conservatore della Villa Manin.
Essendo il testo sotto riportato una trascrizione manuale sintetica degli interventi, esso è frutto dell'interpretazione che il curatore del sito ha ricevuto da parte dei relatori del convegno. Egli se ne assume la piena responsabilità; ove la frase sia integralmente del relatore, essa verrà virgolettata e scritta in corsivo.
Sabato 15 novembre 1997 si è tenuto, nella villa veneta 
settecentesca del Doge Manin a Passariano di Codroipo (Ud), un convegno dedicato alle 
"Proposte tecniche e normative per il razionale utilizzo degli impianti di illuminazione 
pubblica".  Il convegno è stato organizzato dal Comune di Talmassons, dal C.AS.T. 
(Circolo Astrofili Talmassons) e dal P.I.C. (Progetto Integrato Cultura), l’unione nel campo 
culturale dei 13 comuni del Medio Friuli.   
 
Come riportato nell’invito, lo scopo è stato quello di trarre dalle 
relazioni di illustri docenti, le informazioni e le modalità 
d'applicazione di leggi inerenti il risparmio energetico e la riduzione della spesa pubblica; 
leggi che contribuiscono altresì a diminuire l’impatto ambientale procurato dalle centrali 
termoelettriche e ad alleviare l’inquinamento luminoso.
 
Ad aprire la giornata di lavori è stato l'assessore alla cultura del 
Comune di Codroipo, Vittorino Bohem, che ha portato i saluti del 
sindaco di Codroipo e dell'amministrazione comunale, lieta di ospitare nella sua prestigiosa 
sede un convegno di così alto livello.   Si è augurato che il risultato della giornata di lavori 
possa aiutare i progettisti presenti a realizzare illuminazioni pubbliche di qualità sempre più 
alta.  
L'allora sindachessa di Talmassons, Elisabetta Dose, ha preso la parola per seconda ed ha 
tracciato gli scopi del consorzio del Progetto Integrato Cultura ed ha spiegato il perchè 
dell'organizzazione congiunta del 
convegno, tra il Comune di Talmassons, il P.I.C. e il C.AS.T.   Ha ricordato che la proposta 
fatta dal C.AS.T. è stata subito accettata e fatta propria dall'amministrazione di Talmassons 
e dal P.I.C.    Ha anche ricordato quanto fatto insieme agli astrofili e al P.I.C., ringraziando 
la coordinatrice di quest'ultimo, Monia Michelutti; ha auspicato che si possa fare ancora molto 
insieme e che la qualità delle iniziative sia sempre più alta. 
 
Successivamente ha preso la parola l'Assessore Regionale alla 
Programmazione e Ufficio di Piano Gianluigi D'Orlandi il 
quale, dopo i saluti e ringraziamenti di rito, ha auspicato un sempre maggior numero di 
iniziative come questa, le quali servono anche, e soprattutto, per migliorare la qualità della 
progettazione complessiva, in modo esplicito quella illuminotecnica.   Ha anche invitato i 
presenti a trarre il massimo profitto dalla sessione informativa ed a fornire allo stesso 
Assessorato Regionale alla Programmazione il maggior numero di suggerimenti e osservazioni, in 
modo da ottenere una sempre migliore utilizzazione delle risorse disponibili.  Inoltre, essendo 
in preparazione il Piano Energetico Regionale, avrebbe valutato suggerimenti pertinenti allo 
stesso, tra i quali gli stessi atti del convegno. 

Dopo gli interventi delle autorità, il dottor Gabriele Cremonese, ricercatore degli Osservatori 
Astronomici di Asiago e delle Canarie, ha tenuto la propria relazione incentrata sul perchè 
la Regione Veneto abbia adottato la legge regionale n° 22/1997 (il cui testo può essere 
visionato cliccando l'apposito link in fondo a questa pagina).  
Ha iniziato spiegando ai presenti quali siano le difficoltà della ricerca
 astronomica e quali siano le problematiche dell'osservazione e registrazione dei dati di un 
oggetto così debole, come sono ad esempio una galassia, nebulosa o cometa.  
E proprio in riferimento alle comete, ha citato il caso più emblematico degli ultimi trent'anni: 
la cometa Hale-Bopp. 
 
Ci si potrebbe chiedere chi sia che non abbia ammirato questo fantastico astro, dotato di due 
code così luminose da essere visibili, non solamente attraverso i c.c.d. e la fotografia, ma 
addirittura ad occhio nudo !   Le immagini presentate, comprese quelle che hanno permesso 
allo stesso Cremonese di scoprire, assieme ai suoi colleghi, la 
terza
 coda della cometa, hanno suggestivamente ricordato ai presenti quel periodo. 
E ciò si è reso possibile solamente perchè la cometa 1995O1 è stata una delle più luminose in 
assoluto negli ultimi duemila anni, perchè altrimenti essa si sarebbe persa completamente tra 
le luci e le foschie "industriali" che ormai attanagliano (e non solamente visivamente) gli 
agglomerati cittadini.   Infatti per ammirare gli astri è ormai necessario recarsi in località 
prive di forte illuminazione, dato che è un'utopia sperare di trovare siti privi del 
tutto di illuminazione.   
Ed il caso di altre due comete è sintomatico di ciò: la cometa Hyakutake 2 (nel 1996) e la 
cometa di Halley (nel 1986) sono passate inosservate ai più per motivi diversi, ma anche legati 
all'inquinamento luminoso. 
La Hyakutake 2 si è resa molto luminosa solamente per i pochi 
giorni in cui essa si trovava a breve distanza dal nostro pianeta (al minimo solamente 15 
milioni di km.); ciò ha impedito l'osservazione prolungata di mesi in cui è stata visibile la 
Hale-Bopp.   
Tenendo presente che poi il cielo è stato parecchi giorni nuvoloso, la gente (soprattutto a 
causa dei media che hanno puntato l'osservazione sulla sera del 24 marzo 1996) non ha potuto 
vederla alla massima luminosità.  Da ciò se n'é sentito molto parlare, ma si è "vista 
pochissimo", almeno ad occhio nudo. 
Nel caso della Halley il discorso è diverso: la cometa in sè è tra le più luminose in assoluto, non per niente è stata osservata per il maggior numero di passaggi nel Sistema Solare interno, e fino dal VIII secolo a.C. Ma il transito del 1986 è stato il più sfavorevole degli ultimi duemila anni, per gli osservatori dell'emisfero boreale. Se si considerà ciò, unito al fatto che ci si doveva recare in un luogo buio e privo di ostacoli sull'orizzonte occidentale per poterla osservare al tramonto, essendo difficile che un non appassionato si alzasse in piena notte per recarsi in aperta campagna ad osservarla quando si era al massimo di luminosità all'alba, e considerando che solamente da un cielo buio si può osservare la coda di una cometa anche luminosa, capiamo perchè la Hale-Bopp sia stata la prima cometa ad essere "perfettamente osservabile" da vent'anni a questa parte, cioè dall'apparizione della cometa West ! Dal 1976 transitarono altre comete, ma furono completamente ignorate dalla maggior parte della popolazione, semplicemente perché offuscate dalle luci dei centri cittadini.
L'astronomo ha illustrato con tabelle e grafici molto eloquenti il tasso di 
aumento della brillanza del cielo italiano (in particolare presso gli osservatori astronomici di 
Brera e Asiago.  E la brillanza del cielo, cioè la sua luminosità acquisita rispetto al fondo 
naturale, ha ridotto l'osservabilità stellare di varie magnitudini nei pressi delle grandi città !  
In pratica si può dire che, se naturalmente sono visibili dalla Pianura Padana in condizioni di 
cielo sereno e terso qualche migliaio di stelle, dal centro di una città al massimo se ne 
osservano una decina.   Solamente poche decine di anni fa, con una minore illuminazione pubblica 
e privata esse erano ancora centinaia ... !  
E noi aggiungiamo che, le implicazioni della "mancanza di vero buio" nelle nostre notti ha 
effetti negativi non solo sulla ricerca ma, addirittura, sui cicli biologici della specie umana.  
Il tasso di illuminazione verso il cielo, che ricordiamo essere totalmente sprecato, in quanto 
solamente l'illuminazione indirizzata verso il basso serve a rischiarare le strade e gli immobili, 
può essere apprezzato dalle immagini dei satelliti in orbita attorno al nostro pianeta.   
In particolare quella del satellite che ha ripreso quest'immagine dell'Europa (dalla Russia 
alla Francia e dall'Italia alla Scandinavia), fa comprendere senza ulteriori parole il livello 
ormai raggiunto.
  
Cremonese ha proseguito rifacendo la storia della nuova "sensibilità 
ambientale" che si è affacciata in Italia indicativamente all'inizio degli anni '90.   Ha ricordato 
come si sia sviluppato il percorso che ha portato al 
disegno di legge Diana, partendo da una bozza redatta nel 1992 nella zona di Frosinone, tra 
astronomi, astrofili, politici ed amministratori.  
Poi ha tracciato la nascita dell'idea, sostanzialmente datata tre anni fa, di tutela 
dell'ambiente riferito al cielo notturno.  
Ha poi accennato alla lunga controversia tra alcuni osservatori astronomici 
della penisola e le discoteche dotatesi di potentissimi fari rotanti esterni, le quali hanno 
danneggiato, e spesso addirittura impedito, il normale svolgimento delle attività 
astronomiche.  Si pensi al danno che i 40 fasci rotanti di certi siti, a 7 Km. dall'osservatorio, 
fanno non solo all'attività dello stesso, ma anche a tutti gli astrofili del comprensorio.  
Poche, ma efficacissime, diapositive hanno drammaticamente, per noi astrofili, evidenziato il 
prodigioso aumento della luminosità del cielo notturno.   Si pensi che il maggiore inquinamento 
luminoso operante ad Asiago, escludendo i fari esterni, non è prodotto dalle città limitrofe, 
ma da Milano, distante quasi 200 Km.  !   E l'aumento del fondo luminoso del cielo notturno non è 
un problema solamente italiano, perché ha, di fatto, impedito le ricerche di punta in tutta 
Europa, al punto che il sito prescelto per la costruzione dei nuovi grandi telescopi europei 
sono le Isole Canarie.   Infatti pure l'italiano Telescopio Nazionale Galileo è stato costruito
 lì.
Inevitabile è stato ricordare com'è sorta la particolare controversia tra 
Asiago e le discoteche locali, con l'apertura del contenzioso della causa nella locale pretura. 
C'era stato il caso precedente dell'Osservatorio di Merate, nel 1991, e proprio Gabriele 
Cremonese era stato incaricato della perizia dal locale tribunale.  
Allora la causa era stata vinta dall'osservatorio astronomico perché era stata riconosciuta la 
necessità di tutela del bene pubblico (di maggiore entità) rispetto al bene privato.  E' però 
sintomatico che allora si fosse trovato, come caso "analogo" nella legislazione vigente al tempo, 
quello di "una lampadina su un fondo pubblico", in base ad una legge del 1952 ... 
Un fatto, cui Cremonese ha tenuto a porre l’accento particolarmente, è 
stato quello delle controversie sorte alla presentazione del disegno di legge regionale del Veneto.
  Molti politici locali, ma pure molti dei soggetti chiamati ad esprimere la propria opinione 
in merito, pensavano che gli astronomi e gli astrofili "volessero spegnere l’intera regione".   
"In realtà ciò che tutti noi desideriamo, racchiuso nello spirito della legge in oggetto, è 
quello di razionalizzare, e non di spegnere, le pubbliche illuminazioni: dove 
s’illumina, si badi a salvaguardare la sicurezza generale, ma senza eccedere inutilmente, 
si usino soluzioni appropriate al problema, tecnologie riguardose dei beni interessati e si 
limitino, quanto possibile, le "bollette" che poi la collettività dovrà pagare."  
Una volta capita la "filosofia" alla base della richiesta della bozza del d.d.l. regionale, è stata insediata una commissione, la settima del Consiglio Regionale, composta anche da un esperto degli astronomi, uno degli astrofili, uno dei progettisti degli impianti elettrici ed uno dei costruttori di materiali edili. Con "tutte" le parti interessate poste attorno ad un tavolo di discussione, si è redatto un testo che potesse soddisfare tutte le esigenze, conservando una sensibilità particolare verso l'ambiente. L'area di rispetto dell'Osservatorio Astronomico è di 20 Km., mentre quella per gli osservatori degli astrofili è di 10 Km. Nell'allegato "C" vengono riportate le normative specifiche che dovranno essere adottate nel Piano Tecnico regionale dell'Illuminazione Pubblica. Ricordiamo che nel d.d.l. Diana è pure prevista una fascia intermedia, di 15 Km. di raggio, per osservatori di una certa importanza ed attività . Inoltre, per stilare il regolamento con le normative applicabili da affiancare al testo della legge, è al lavoro pure la Commissione U.N.I.
Egli ha pure raccontato anche un fatto curioso riguardante l’Osservatorio 
di Asiago: a 18 mesi (allora) dall’apertura del contenzioso con una discoteca dotata di faro 
al "laser", non era stata ancora presa una decisione da parte della Pretura ma, nel frattempo, 
dopo il notevolissimo interessamento dell’intera stampa veneta, il Consiglio Regionale aveva 
fatto in tempo a discutere, approvare e promulgare la legge n° 22 ! 
I punti qualificanti della L.R. 22/97, pubblicata sul B.U.R. all'inizio 
dell'estate 1997, sono, senza essere limitativa, la salvaguardia della sicurezza del 
traffico stradale, la salvaguardia dell'ambiente dall'inquinamento luminoso, l'abbassamento 
dello spreco delle risorse energetiche necessarie per produrre l'energia elettrica necessaria 
(sia per illuminare che per inquinare visivamente), l'abbassamento della spesa pubblica e quindi 
delle tasse dei cittadini.   Si è badato moltissimo al miglioramento della qualità della vita, 
della qualità delle infrastrutture e dei servizi pubblici. 
Egli ha poi citato gli impressionanti risultati preliminari ottenuti 
alle isole Canarie; a quanto si è appreso, la riduzione verso il cielo dell’emissione luminosa 
raggiungerebbe l’85 %, con solo il 3.8 % della riduzione dell’illuminazione verso il basso. 
Il conseguente risparmio energetico sarebbe stimato nel 65 %.  Ed aggiungiamo noi che questo 
è un esempio concreto, non teorico ! 

Al riguardo è molto interessante leggere la relazione, preparata dall'astrofilo svizzero Julio Dieguez, sulla situazione della città di Bellinzona (Svizzera), la quale ha da tempo sostituito ampie zone illuminate dalle lampade ai vapori di mercurio, con lampade ai vapori di sodio ad alta pressione. Il testo può essere letto cliccando qui.

Ritornando al convegno, la seconda e terza relazione,
 tenute dal prof. ing. Pietro Palladino (docente al Politecnico di 
Milano) e dell’ing. Silvio Bruni (della Philips Lighting), sono state
 effettuate con un "taglio" ancora più tecnico. 
  Hanno dimostrato molto efficacemente come si possa progettare sia in ambito urbano che lungo 
la viabilità esterna, con criteri molto rispettosi del patrimonio artistico e paesaggistico,
 impiegando soluzioni tecnologicamente all’avanguardia e, se necessario,con apparecchi 
illuminanti simili a quelli usati secoli fa.   I grafici, le tabelle e le diapositive hanno 
dimostrato efficacemente le tesi degli oratori.   
Con molta franchezza sono stati toccati anche i limiti delle progettazioni tradizionali, 
senza però mostrare saccenza o presunzione.
Il prof. Palladino ha varie volte insistito su di un punto:
 "un buon impianto d’illuminazione è poco inquinante e molto semplice da progettare; 
i problemi nascono soprattutto quando gli impianti sono costruiti senza una "progettazione" 
complessiva, in pratica senza una visione d’insieme che inquadri il problema sotto l’aspetto 
progettuale storico, artistico, paesaggistico e ingegneristico".   
"E’ per questo che l’Italia ha grossi problemi di illuminotecnica, i quali 
spesso impediscono la riqualificazione complessiva dell’ambiente interessato". 
In quest'ottica il prof. palladino ha varie volte insistito sul caso 
delle famose lampade a "palle"; sistemi usati nei decenni scorsi ed ancora presenti in 
tantissime costruzioni.   
Anzi ha detto espressamente che "l'Italia è il paese delle "palle", in quanto sono state
 talmente usate che le si potevano trovare "quasi" in ogni contesto architettonico".  
Infatti esse, pur essendo un sistema abbastanza inefficiente d'illuminazione verso il basso e, 
al contrario un efficiente sistema d'illuminazione del cielo (!), sono estremaente diffuse.  
Inoltre sono vistose, antiestetiche e non illuminano proprio dove dovrebbero, cioè
alla loro base; la loro estrema diffusione, endemica in ogni parte dell'Italia, è quasi un 
mistero.  Al contrario ha presentato sistemi illuminanti a faretto molto buoni come risultato 
illuminotecnico, e anche belli come risultato estetico, alcuni dei quali a basso prezzo. 
Ha presentato sistemi di varia concezione tecnologica, con vario 
inserimento architettonico, spesso in siti oggetto dell'intervento dello studio per il quale 
svolge il proprio lavoro, extra universitario, in qualità di libero professionista.   
E, visti i risultati, è proprio vero che, a parità di spesa, spesso una pessima progettazione 
crea danni vistosissimi.   A ciò, talvolta si arriva anche per una scarsa conoscenza del 
"progettista" delle nuove tecniche e dei nuovi materiali; questo solitamente non accade 
interpellando studi attrezzati o professionisti che dedicano la loro attività al settore. 
E' altresì evidente che anche l'impiego di programmi di elaborazione progettuale dedicati 
espressamente alla parte illuminotecnica, contribuisce al risultato finale. 
Palladino ha quindi mostrato diapositive realizzate da simulazioni al computer, realizzate 
con un programma sviluppato dallo studio per il quale lavora, e che hanno efficacemente colto 
il bersaglio.  
Essendo stata la sua relazione di alto contenuto tecnico, corredata da
 decine di diapositive illustranti le varie fasi della progettazione e le realizzazioni finali, 
unita a grafici di resa illuminante, dispersione a cardioide, tabelle comparative dei vari 
sistemi adottati, oltre all'uso d'immagini realizzate al computer ed illustranti gli stessi 
progetti, non è stato possibile riportare tutto ciò in questa pagina web.   
Per tali informazioni si pensa sia più opportuno contattare, tramite la nostra associazione, 
lo stesso professor Palladino.

L'ing. Bruni della Philips Lighting ha 
efficacemente illustrato le metodologie ed i tipi d’illuminazioni presenti oggi sul mercato, 
ripercorrendo con rara competenza anche un excursus storico vissuto prevalentemente in prima 
persona, dato che da fino dagli anni ’50 lavora nel settore.  
E fino da allora egli ha sempre cercato di sensibilizzare le pubbliche amministrazioni su questi 
non sottovalutabili problemi.   Ma in quegli anni, a causa dei danni ancora presenti del recente 
conflitto mondiale ed in momento di ancora forti ristrettezze economiche, le pubbliche 
amministrazioni dimostravano una scarsa attenzione al problema ed una ancora minore disponibilita 
a risolverlo.
Infatti il migliore uso delle pubbliche illuminazioni sarebbe servito pure alla riqualificazione 
dell'ambiente, già in stato degradato, essendo in voga tipologie illuminanti piuttosto obsolete, 
secondo i canoni attuali, ma di uso comune allora.   Ma oltre a ciò, avrebbe aiutato a risolvere 
i problemi dovuti alle esigenze stradali, commerciali, industriali e, almeno in parte, di piccola 
criminalità.
La creazione di piani organici dell'illuminazione pubblica serve senz'altro
 a rendere compatibili le diverse esigenze che si presentano in simili contesti.   L'A.I.D.I., 
l'Associazione Italiana degli Illuminotecnici, sta portando avanti un gruppo di studio e sta 
realizzando una guida applicativa.  C'è già un esempio, la norma UNI 10459 sul controllo del 
flusso luminoso, al riguardo. 
Di seguito l'ing. Bruni ha esplicato in modo puntiglioso e completo, nei
 limiti temporali della durata del proprio intervento, tutti i principali sistemi prodotti 
dall'azienda per la quale ha lavorato tanti anni e per la quale rimane consulente.  E' evidente 
che alla fine egli dovesse presentare il materiale oggetto del proprio lavoro, ma l'ha fatto con 
garbo e grande professionalità.   In questo contesto ha spiegato ai presenti le differenze tra 
i gruppi ottici con rifrattore (ormai in disuso) e con riflettore delle lampade 
attualmente prodotte.    E' stato interessante apprendere, per noi ignari delle 
tecniche di progettazione e costruzione di tali sistemi, quali siano, grosso modo, le fasi 
principali di tale lavoro.   Ed è abbastanza sconcertante è stato apprendere che alcune lampade, 
all'apparenza grossolanamente accomunate ad altre meno sofisticate, permettano addirittura 19 
soluzioni illuminanti diverse senza modifiche strutturali !!! 
Ha poi ripreso il "tema delle palle", tanto caro al professor Palladino (per la cronaca suo 
allievo all'Università), affermando che siano assolutamente da sconsigliare nelle moderne 
progettazioni.   Personalmente ritengo che la loro notevolissima presenza negli edifici costruiti
 negli anni sessanta, settanta e anche ottanta, sia abbastanza associabile alla definizione che 
siano "come un pugno nell'occhio" dell'estetica complessiva.  Ma è una mia impressione personale
 di astrofilo.  
L'ing. Bruni ha anche fermamente ribadito che "nei centri importanti 
sia da tener sempre presente l'inserimento corretto dei gruppi illuminanti nel contesto 
storico a loro associato".   Forse sembrerà lapalissiano ma, avendo visto moltissime 
diapositive al riguardo durante l'intervento, l'avvertimento è da rammentare sempre e a chiare 
lettere ...   
Per concludere il proprio intervento, l'ing. Bruni ha tracciato una divisione
 delle categorie in cui può essere divisa l'illuminazione di grosse dimensioni: 
 pubblica ;
 pubblica grande (come stadi, piazzali, interporti) ;
 pubblica monumentale.

Immediatamente dopo ha preso la parola il dottor 
Gilberto Ganzer, conservatore di Villa Manin, giunto in leggero ritardo a causa di impegni 
protrattisi oltre il tempo stabilito; egli ha esposto la parte più storico - architettonica del
 convegno tracciando, tramite considerazioni personali (NdR: di alto contenuto), la "visione" 
dei problemi affrontati poc'anzi in un quadro d'inserimento dell'illuminazione nei beni 
vincolati da tutela architettonico - monumentale e/o paesaggistica. 
Ha ricostruito, soprattutto nel caso di Villa Manin, le successive modificazioni di usi e costumi, 
abbinate alle modifiche tecnico - tecnologiche, che l'evoluzione della cività umana ha avuto negli
 ultimi secoli, imponendo modifiche anche drastiche ai palazzi abitati. 
E tutte queste modifiche, almeno oggigiorno, devono essere studiate con puntigliosa precisione, 
in modo che non snaturino il carattere e la struttura del bene conservato, adattandosi alle 
nuove disposizioni di legge ed alle nuove esigenze che nel corso dei decenni s'impongono. 
La dettagliata esposizione ha interessato anche la parte muraria della Villa che ci stava 
ospitando, della quale il dottor Ganzer ha illustrato le caratteristiche e l'inquadramento 
storico, impreziosito in quei mesi dall'ospitare la grande mostra sui 200 anni del Trattato 
di Campoformido.   Sulle modificazioni, dovute anche all'occupazione militare di Napoleone, si 
sarebbe potuto scrivere un libro, ma la sinteticità dovuta al tempo ritretto ha impedito 
approfondimenti troppo vistosi, purtroppo, ma il Conservatore ha trovato il tempo per illustrare
 un argomento a noi astrofili ed astronomi di particolare interesse: il ritrovamento (all'interno 
di una delle due torri laterali sulla sommità di Villa Manin) di affreschi a carattere 
astronomico, fatti dispingere si pensa dallo stesso Doge Manin.   Abbiamo così appreso il preciso
 contesto del ritrovamento ed i risultati delle indagini preliminari del loro studio.  
 
Il Conservatore ci ha anche anticipato altre notizie sui lavori di studio della Villa, dai quali 
non possiamo che essere contenti.  
La conclusione degli interventi tecnici del convegno, durati quasi tre ore è stata salutata da un calorosissimo appaluso, a dimostrazione che l'attenzione dei presenti era vera e non di circostanza. Ciò ci ha rallegrato e ripagato dei due mesi di lavoro impiegati per la preparazione del convegno, al quale hanno dato, tra i tanti, un apporto fondamentale la coordinatrice del Progetto Integrato Cultura, Monia Michelutti, e l'Assessore alla Cultura di Talmassons, Annamaria Toneatto, alle quali va la nostra riconoscenza.

Tra gli interventi del pubblico è da sottolineare senz’altro quello del dott. del dottor Conrad Bohem, rappresentante dell’Osservatorio Astronomico di Trieste. Ha ribadito alcuni concetti espressi dal dott. Cremonese e dal prof. Palladino, integrati dall'esperienza specifica dell'osservatorio triestino. Ha ricordato che la situazione locale è ancora peggiore di quella di Asiago o altri osservatori italiani: a Trieste è stato disinstallato il telescopio da 104 cm. in quanto, con l'illuminazione presente nell'area giuliana esso era diventato inservibile. Ciò ha da un lato limitato l'osservatorio, essendo privo dello strumento per il quale era stato creato e relegandone l'attività alla sola osservazione del Sole, dall'altro ha obbligato l'utilizzo di nuove metodologie e nuove strutture tecnologiche, come quelle del T.N.G. che è possibile comandare con "il controllo remoto" da qualsiasi sito dotato della tecnologia di controllo. Questo è ormai un indirizzo comune a tutti gli osservatori astronomici del mondo, essendo ormai pochissimi i siti "perfetti" per un'osservazione così definita come quella richiesta dalle moderne indagini astronomiche. Il dottor Bohem ha dato pure ampia disponibilità per future collaborazioni con gli astrofili, meritevoli di stima e considerazione per le molte iniziative di buon livello che riescono a portare a compimento.
Sul palco degli oratori si sono succedute ancora una decina di persone, riassumendo le finalità di una corretta progettazione (nel caso dei progettisti), di una corretta proposizione legislativa (i consiglieri regionali e provinciali intervenuti) e di un semplice commento personale per i "partecipanti non progettisti" al convegno.

La conclusione dei lavori è stata fatta dal presidente del Circolo Astrofili Talmassons, 
Rolando Ligustri, il quale ha riassunto l’obiettivo degli 
organizzatori del convegno, ciò quello di sensibilizzare gli amministratori ed i 
progettisti della Regione Friuli-Venezia Giulia.   Lo scopo è stato senz’altro raggiunto ma, 
è auspicabile che si faccia un ulteriore passo in avanti nella tutela del nostro ecosistema, 
comprendente (è d'obbligo ricordarlo) anche il cielo, ed il cielo notturno in particolare. 
NdR: Per arrivare ad una legge simile alla n° 22/97 del vicino Veneto, si dovrà lavorare ancora 
tanto, soprattutto perchè la nostra regione sta andando alle elezioni di giugno (NdR: il 14 
giugno 1998), quindi è facilmente prevedibile che la legger eregionale non potrà essere 
approvata in questa legislatura.  
E' però altamente auspicabile che la il nuovo Consiglio Regionale, che entrerà in vigore 
prevedibilmente all'inizio dell'estate (NdR: il 15/07/1998), si faccia carico di portare avanti,
 senza dietrologie o presunte difese di parte, la questione e possa allinearsi con gli areali
 territoriali più all'avanguiardia del nostro pianeta, dei quali pure la regione Veneto è 
un esempio, almeno in questo settore. 
Per visionare la Legge Regionale Veneto n° 22/97 
si clicchi qui.  
(NdR:) Oltre al DDL Diana 
(n° 751/96) in discussione al Senato, entro pochi anni la stessa Unione Europea dovrebbe 
approvare una legge comunitaria.  
  
Che piaccia o meno... 
Aggiornamenti: 30/04/1998 e 30/04/2000
Anche la Valle d'Aosta (nel 1998) e Lombardia, Toscana e Lazio 
(nel 2000) hanno approvato un testo di legge sull'argomento, quindi il numero delle regioni che 
si sono adeguate è di 5.  C'era d'auspicarsi che anche il Friuli-Venezia Giulia 
adottasse quanto prima una normativa in linea con queste esigenze, ma la volontà politica è 
completamente mancata, nonostante i nostri sforzi...  
Chi desiderasse approfondire l'argomento, troverà una sezione dedicata all'inquinamento luminoso, sia con i testi di legge approvati o in discussione, sia con rapporti scientifici (come quelli della dott. Valentina Zitelli dell'Oss. Astr. di Bologna, di CieloBuio, dell'UAI o del Sig. Julio Dieguez, che ci ha fornito il testo della sua ricerca dedicato alla città svizzera di Bellinzona). Ci sono anche links con pagine dedicate all'argomento, dove si trovano altri testi.
Informo che pure l'U.A.I. ha pubblicato altri articoli sull'argomento, i 
cui testi sono già consultabili presso di noi, ma dei quali non possiamo fornire copia per 
esigenze di copyright degli autori. 
I links sono costantemente soggetti a revisione, con l'aggiunta di testi ogni qual volta si 
trova nuovo materiale.  E' stata lanciata proprio dal C.AS.T., presso il responsabile delle 
Delegazioni Territoriali dell'U.A.I., la richiesta di tenere il più aggiornate possibili le 
D.T., fornendo tutto il nuovo materiale ogni qual volta esso sia rintracciabile.   
La nascita indipendente di CieloBuio, alla quale hanno aderito tutti gli esponenti nazionali, 
sopperisce proprio a questa esigenza.  
Il CAST, pur essendo solo "una piccola goccia nel grande oceano della conoscenza", farà 
tutto quanto nelle sue possibilità perché l'argomento continui ad essere portato avanti. 

Aggiornamento: 12/08/2007
Finalmente ce l'abbiamo fatta!
La leggere regionale sull'inquinamento luminoso è diventata realtà!!!  E' stata approvata, promulgata sul Bollettino Ufficiale 
Regionale ed è entrata in vigore. 
Misure urgenti in tema di contenimento dell’inquinamento luminoso, per il risparmio energetico nelle illuminazioni per esterni e per la tutela dell’ambiente e dell’attività svolta dagli osservatori astronomici (Legge Regionale Friuli-Venezia Giulia n°15 del 18 giugno 2007 (LR 15/2007) e pubblicata sul BUR n°26 del 27 giugno 2007; documento: 109 KB) è ora operativa.
Serviranno ancora vari anni per vedere un significativo cambiamento nell'atteggiamento delle Pubbliche Amministrazioni, mentre i 
privati, con una maggiore regolamentazione, avranno la possibilità di avere dei lavori maggiormente rispettosi dell'ambiente e che permettano un risparmio 
di spesa elettrica, senza maggiori costi nel progetto e nell'installazione (nonostante quello che vi possano dire).  
Il convegno riportato in questa pagina, organizzato da me, Rolando Ligustri e Monia Michelutti (allora coordinatrice del PIC-Progetto Integrato Cultura 
del Medio Friuli), servì per sensibilizzare i progettisti e i pubblici amministratori sull'argomento, sino ad allora quasi sconosciuto nell'ambiente. 
Purtroppo quel giorno ci fu anche un concomitante corso di aggiornamento per gli installatori degli impianti, per cui costoro vennero in pochi, solo 
quelli che avevano già partecipato a tutte le precedenti lezioni (era obbligatoria la presenza ad un numero minimo di lezioni, mi pare 4 su 5).  
Quella volta furono pochi anche i consiglieri regionali e provinciali, ma alcuni ci furono di grande aiuto e furono tra coloro che portarono materialmente 
avanti il progetto e raccolsero il consenso dei voti necessari all'approvazione.  Non in quella legislatura, era troppo tardi, ma nelle due successive, 
in quella che andò dal 1998 al 2003 il progetto non giunse nemmeno in commisione, mentre in quella 2003-2008 giunse in IV commissione nel 2005-2006 e 
la legge fu approvata pochi minuti prima delle 15 di giovedì 31 maggio 2007.  
Un grazie gigantesco va a tutti i consiglieri regionali di tutti i partiti che hanno creduto in questo progetto; non farò nomi 
ma loro sanno a chi mi riferisco.  Un grazie gigantesco va pure a tutta Cielobuio
 per l'aiuto datoci, e non solo perché vari di noi ne sono soci (o simpatizzanti) sin dagli albori, ai nostri due coordinatori regionali del 
comitato "Luce amica delle stelle" (Walter Boschin e Alessandro Di Giusto) che hanno portato avanti in prima persona il timone e a tutti coloro 
che hanno spinto il carro: pochi a dire il vero, ma alla fine siamo riusciti comunque a far vedere le giuste ragioni.
Ora inizia la battaglia per far rispettare la legge, ma alcuni comuni hanno già realizzato parti di illuminazione pubblica già a norma, se non importanti 
porzioni dell'intera illuminazione comunale.  A questi Amministratori va' il nostro plauso e nella sezione inquinamento luminoso non mancherò di segnalare le Amministrazioni virtuose (alcune sono già state citate). Per tutti 
gli altri impianti pubblici, non di potenza eleva, ci sono 15 anni di tempo per l'adeguamento alla legge, ma il buon senso dice che una manutenzione 
ordinaria per un impianto elettrico non la si fa una volta ogni 15 anni! Per cui, invece di fare un rabbercio di quella vecchia, sarà giocoforza 
provvedere alla sua sostituzione con una nuova che illumina di più e con meno potenza, garantendo una migliore dispersione, e solo verso il basso, del 
flusso luminoso, a tutto vantaggio della sicurezza stradale, oltre che un consistente risparmio per le tasche dei cittadini, salassati come sono dal fisco. 
Un grazie di cuore a tutti quanti!
Per ultimo, ma non meno importante: tutti coloro che hanno votato contro, non per motivi "ideologici", ma per puro interesse, 
non saranno dimenticati, ma non certo per il bel ricordo che hanno lasciato.  Mai si era visto un fuoco di sbarramento così forte e preciso contro una 
legge regionale, nemmeno in quelle di bilancio.  Nonostante che si fossero spiegate le motivazioni della richiesta di una simile legge e le implicazioni 
che essa aveva.  Le assurde argomentazioni addotte per impedire l'approvazione della legge, adducendo motivazioni 
assolutamente inconsistenti (o addirittura palesemente sbagliate), non saranno dimenticate, visto che esiste la registrazione delle sedute dei giorni 
30 e 31 maggio 2007.
Per non dimenticare... due delle sedute più allucinanti che mi sia mai capitato di vedere e sentire in regione da quando seguo la politica. 
Lucio Furlanetto
