Risposta a un articolo
(con oggetto l'inquinamento luminoso)
Giancarlo Gotta
6 luglio 2003

Giancarlo Gotta, in risposta a un articolo di Oreste del Buono (a sua volta risposta a una lettera d'un lettore de "La Stampa"), mi ha scritto: "la causa scatenante di quella lettera dipendeva dal fatto che a Torino, Alessandria, Ovada (N.d.R. e altri comuni) i sindaci si fanno eleggere promettendo "più luce = più sicurezza" e si associano ad artisti, architetti, ditte di illuminotecnica (vedi la Space Cannon di Fubine, provincia di Alessandria che è l'illuminatrice anche della chiesa di Avolasca) per "rallegrare" i cittadini. E, come è successo ad Alessandria, l'ICI schizza al 7 per mille. Oppure, come succede a Torino, prima si spendono circa 7 milioni di euro per illuminare chiese, vecchie ciminiere, capannoni industriali e poi si "inventa" la riduzione d'orario del periodo illuminato per recuperare miseri 60 mila Euro all'anno.
Ciliegina sulla torta, Torino ha circa 80 milioni di euro di passivo nel bilancio comunale.

La risposta di Giancarlo Gotta è stata:
"Egregio signor del Buono,
un vecchio proverbio recita che "a tirare troppo, la corda si spezza". Un altro dice che "chi troppo vuole nulla stringe". Penso che questi motti popolari ben si adattino a tutti gli italiani che a furia di voler sempre più le città illuminate la notte e basse temperature di giorno si sono improvvisamente "accorti" che non si può sempre "avere tutto". Personalmente ritengo che possa esserci del vero nell'opinione di chi ritiene che questi black out siano stati almeno in parte procurati per accelerare la costruzione di nuovi centrali elettriche, dall'impatto ambientale devastante, fortemente osteggiate dagli sfortunati che dovranno conviverci. Ma la responsabilità della situazione è di tutti quei politici locali che promettono "illuminazioni a giorno per la sicurezza" per farsi eleggere, riempiendo poi di tasse i cittadini: di quei politici regionali che in Piemonte tengono ferma da quasi due anni una severa ed efficace normativa in tema di risparmio energetico ed inquinamento luminoso, a cui fanno degno contraltare i colleghi parlamentari che non discutono l'analoga legge nazionale.
Le sembra giusto che la norma Uni10819 per l'illuminazione esterna permetta lo spreco in cielo del 10% di tutta la luce utilizzata, permettendo che nei comuni non dotati di apposito piano o regolamento tale valore salga al 23% per i centri commerciali, i monumenti, gli impianti sportivi, gli impianti pubblicitari, le luminarie natalizie? Non vedo a chi possa giovare questa situazione se non ai produttori di energia ed alle ditte di illuminotecnica: ed il cittadino dovrebbe spegnere i condizionatori ?"

Giancarlo Gotta

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