La scoperta è stata fatta da un gruppo di ricerca italiano.
La forma della Via Lattea sembra diversa da come è stata finora ipotizzata in base agli studi degli ultimi 70 anni. Ora un team di ricercatori dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Padova, del Dipartimento di Astronomia di Padova e dell’Osservatorio Astronomico di Trieste guidati da Yazan Momany, in collaborazione con colleghi britannici, ha infatti compiuto un nuovo e approfondito studio sulla conformazione e sulle dimensioni del disco di stelle che costituisce la struttura principale della nostra galassia.
Finora si pensava che la Via Lattea, che contiene circa 150 miliardi di stelle, fosse composta da un rigonfiamento centrale e da un disco di stelle, polveri e gas, a sua volta circondato da un alone quasi sferico formato da ammassi. Invece, i corpi celesti si distribuiscono sì su un disco, ma in maniera ondulata, soprattutto nelle regioni più esterne. Il lavoro, inoltre, ha fornito una nuova stima delle dimensioni del disco galattico, che potrebbe raggiungere un diametro di 150.000 anni-luce, oltre il 70 per cento in più di quanto finora creduto. I risultati dello studio vengono pubblicati, on-line, in un articolo sulla rivista Astronomy & Astrophysics.
L'effetto "onda", già osservato per altre galassie, suggerisce la necessità di una revisione delle
"misure" del disco di stelle della Galassia, che
avrebbe così un diametro maggiore di almeno il 70 per cento rispetto a quanto finora stimato e raggiungerebbe in tal modo circa
150 mila anni-luce.
Inoltre, grazie a questi risultati, gli scienziati ritengono che la presunta galassia "nana", nella costellazione del Cane Maggiore, che sembrava in procinto di essere "cannibalizzata" dalla Via
Lattea, in realtà non esiste: l’enorme concentrazione di stelle osservata in quella regione sarebbe solo l’effetto prospettico
della distorsione del disco galattico. Lì infatti si trova il picco dell’ "onda" di stelle, che crea l’impressione di scorgere
una seconda e piccola galassia che si sta fondendo con la nostra.