di Stefania Maurizi
pubblicato da "TUTTOSCIENZE" de "La Stampa" il 13 novembre 2002
Nel 1990 una serie di istituti e laboratori pubblici di tutto il mondo si consorziarono e dettero il via al Progetto Genoma, che prevedeva, tra le altre cose, di sequenziare l'intero genoma umano, cioè di determinare l'ordine esatto, o sequenza, dei tre miliardi di coppie di basi chimiche che costituiscono il DNA umano.
Gran parte della comunità scientifica riteneva che il progetto avrebbe potuto avere effetti rivoluzionari sulla medicina ed il consorzio si imbarcò in un'impresa costosa e lunga: l'operazione di sequenziamento, per gran parte a carico di Stati Uniti e Inghilterra, sarebbe andata avanti fino al 2005.
Nel '98, la società privata Celera Genomics d/ello scienziato e imprenditore americano Craig Venter annunciò che avrebbe sequenziato il genoma umano entro il 2001 e spendendo meno di quanto previsto dal consorzio pubblico. La sequenza del genoma era considerata dalla Celera "informazione di significativo valore commerciale"; è utilizzando queste informazioni che le aziende biotecnologiche realizzano i loro profitti.
All'annuncio del sequenziamento, Venter fece seguire una serie di attacchi al consorzio pubblico, rappresentato come un carrozzone lento e sprecone. In America, si mise in discussione l'opportunità di continuare a finanziare il Progetto Genoma, visto che un'azienda privata avrebbe portato a termine il sequenziamento prima del consorzio pubblico.
Fu l'inizio di una lotta tra Venter e gli scienziati del Progetto, che temevano di perdere anni di lavoro, di essere screditati, e di vedere finire i dati del genoma in mano ad un'azienda privata. Se la battaglia contro la privatizzazione del genoma ha avuto un protagonista, è sicuramente lo scienziato inglese John Sulston, direttore del Sanger Centre di Cambridge dal 1992 al 2000.
Il Sanger era (ed è) uno dei più importanti laboratori impegnati nel Progetto Genoma, ed è finanziato da quella che è l'istituzione scientifica indipendente più potente d'Europa, se non del mondo: la Wellcome Trust.
Subito dopo l'annuncio di Venter, Sulston convinse la Wellcome che l'unico modo per impedire la privatizzazione del genoma era quello di rafforzare il progetto pubblico, accelerando la sequenziazione e rendendo disponibili, immediatamente e gratuitamente, i dati sul web. In questo modo, infatti, la Celera non avrebbe potuto usarli a fini commerciali.
L'iniziativa fu un balsamo per il progetto pubblico e la lotta culminò con una dichiarazione congiunta di Tony Blair e Bill Clintonespressero pubblicamente contro la privatizzazione della sequenza del genoma. La dichiarazione non piacque né alla borsa americana né a Venter: l'indice Nasdaq dei titoli tecnologici e biotecnologici crollò: furono bruciati 30 miliardi di dollari; infuriato,Venter dichiarò: "...erano soldi che potevano essere spesi per la cura del cancro, e sono stati spazzati via, tutto ciò a causa di qualche bastardo della Wellcome Trust..." (The New Yorker, 12/6/2000).
Nell'ottobre 2002, John Sulston ha vinto il premio Nobel per la medicina per una scoperta fatta prima di essere arruolato nel Progetto Genoma, nell'intervistarlo per questa occasione, abbiamo rievocato queste vicissitudini.
Professor Sulston, vogliamo iniziare dal lavoro per cui lei, Brenner
ed Horvitz avete appena vinto il Premio Nobel?
E' il lavoro che ho fatto al Laboratorio di Biologia Molecolare di
Cambridge, un posto eccitante perché Francis Crick era ancora lì, così come Sanger,
Perutz, Kendrew, tutta gente che ha inventato la biologia molecolare. Fu Sydney Brenner
a mettere in piedi il gruppo sul verme nematode: voleva studiare la relazione tra i geni e lo
sviluppo di un organismo. Ed il piccolo verme era un organismo semplice, adatto per studiare
in miniatura, ma accuratamente, tale relazione. Io mi sono occupato della discendenza delle
cellule, cioè dell'origine di tutte le cellule del nematode a partire dall'uovo fecondato fino
all'adulto; e osservando le cellule che si dividevano, mi sono accorto che la maggior parte di
esse diventavano cellule con una particolare funzione nell'organismo, mentre un piccolo numero
di esse moriva spontaneamente attraverso il cosiddetto processo di morte cellulare programmata.
E questa è la storia del trio: Brenner ha messo in piedi la genetica, io ho
studiato la discendenza cellulare ed ho fatto le prime osservazioni sulla morte cellulare
programmata, ed Horvitz ha isolato i geni che controllano la morte cellulare programmata.
Il verme che avete studiato è lungo un millimetro ed ha 959 cellule,
che rilevanza hanno i vostri studi per gli essere umani, che da adulti hanno approssimativamente
100.000 miliardi di cellule?
E' qualcosa che è emerso solo gradualmente: sequenziando il genoma del
verme e quello dell'uomo, ci siamo resi conto che molti dei geni, che controllano la morte
cellulare programmata nel verme, hanno una funzione simile negli esseri umani. Pertanto, ciò
che impariamo studiando il verme ha rilevanza medica.
E che tipo di applicazioni può avere?
La morte cellulare programmata è rilevante per alcune infezioni e quando
questo "meccanismo" si guasta possono insorgere alcuni tipi di cancro. Ma la cosa estremamente
importante da capire è che essa è anche un processo integrante del nostro sviluppo. Possiamo
citare un esempio, che in verità noi tutti amiamo: se le nostre mani hanno dita separate, è
grazie alla morte cellulare programmata. Le dita di un feto umano nell'utero, infatti, sono
collegate da una membrana. Alla fine dello sviluppo fetale, le cellule della membrana muoiono
grazie al processo suddetto e le mani assumono la loro forma definitiva. La morte cellulare
programmata "scolpisce" le nostre dita. E questo è solo un semplice esempio, ma ce ne sono molti.
Partendo da un vermiciattolo, è diventato il direttore del Sanger
Centre. A che punto siamo col Progetto Genoma?
Il sequenziamento del genoma sarà concluso solo nel 2003. Nel giugno
del 2000, è stato annunciato il completamento della bozza del genoma, che presentava "lacune"
ed errori, perché era, volutamente, un lavoro provvisorio. Al momento, ciascun laboratorio
impegnato nel progetto sta cercando di colmare le lacune. L'annuncio della bozza, però, ha
sollevato un polverone perché c'è stato un tentativo di rivendicare il diritto alla proprietà
intellettuale del genoma.
Si riferisce al tentativo di Craig Venter? James Watson disse che
Venter voleva impadronirsi del genoma come Hitler voleva impadronirsi del mondo.
Beh, il paragone di Watson non va preso troppo alla lettera.
E l'uomo meno conosciuto, ma più interessante di Venter, è Tony White, il
finanziere che ebbe l'idea che il "vero affare" era vendere la sequenza del genoma e non le
macchine per sequenziarlo. Comunque, il piano d'affari della Celera puntava ad ottenere
due cose: prima di tutto, mirava ad ottenere brevetti su un grosso numero di geni: ad un certo
punto richiese 6000 brevetti, la Celera negava la cosa, ma i brevetti erano già in corso
di registrazione; in secondo luogo, voleva creare un database privato della sequenza del genoma
e chiunque voleva accedervi doveva pagare una tassa. Per me, questo era assolutamente
inaccettabile: il genoma è un bene pubblico. E questo scenario avrebbe creato un monopolio,
che era male per il mondo occidentale, e peggio per i paesi poveri, perché avrebbe aumentato
il divario della ricchezza, divario che non solo è ingiusto, ma che è la causa profonda dei
conflitti mondiali. Per questo, io sono felice che siamo arrivati alla proprietà pubblica del
genoma.
E quanto ai brevetti?
I brevetti si riferiscono a porzioni del genoma, non all'intera sequenza:
le aziende private li stanno richiedendo per singoli geni. Ed io penso che questo sia
semplicemente sbagliato. Prendiamo il caso del recettore CCR5. William Haseltine, della
società Humane Genome Sciences, aveva alcuni brevetti provvisori su molti recettori di
funzione sconosciuta. Quando due laboratori, e non Haseltine, hanno scoperto che il
recettore CCR5 gioca un ruolo chiave nell'infezione da HIV, Haseltine ha rivendicato il
brevetto sui possibili usi terapeutici del CCR5. E' una cosa insensata. Tuttavia, voglio essere
chiaro: non ho nulla contro le aziende che rivendicano la proprietà intellettuale, ma loro
devono inventare o scoprire qualcosa. Il problema è questo stupido sistema dei brevetti: il
primo che registra una richiesta di brevetto, semplicemente la ottiene, non c'è un esame reale
dei meriti della "scoperta" o dell' "invenzione".
Alcuni sociologi della scienza sostengono che l'attuale exploit della biologia molecolare sia più da attribuire al business che alla conoscenza. Che ne pensa?
Che non è vero. Le aziende private si sanno vendere: ci dicono che fanno
tutto ed in modo efficiente, mentre le università tirano avanti a stupidaggini. Ma questa è una
rappresentazione distorta dei fatti: le scoperte di base si fanno nelle università.
Lei ha collaborato con Oxfam, un'organizzazione internazionale
impegnata sui temi della povertà nel mondo. Qual è stato il suo contributo?
Beh, collaborazione è una grande parola. Ho frequentato alcuni seminari
della Oxfam, i cui ricercatori sono persone estremamente penetranti, e ritengo utile
la pressione che le Organizzazioni Nongovernative esercitano nelle trattative con il WTO,
l'Organizzazione Mondiale del Commercio.
Tornando al Progetto Genoma, che cosa è ragionevole aspettarsi
nell'arco di dieci anni?
Il Progetto è assoluto background: è uno strumento, come la tavola
periodica per i chimici. Anche per questo io mi sono battuto per la proprietà pubblica del
genoma, altrimenti ci saremmo potuti ritrovare nella stessa situazione di un chimico che deve
pagare ogni volta che deve consultare la tavola. E' difficile dire cosa aspettarsi, ma, tanto
per citare due possibili frutti, un'applicazione del Progetto è nella diagnostica e l'altra nel
trattamento del cancro, che è dovuto a modificazioni del DNA delle cellule. Grazie ai dati sul
genoma, possiamo confrontare le sequenze del DNA e trovare più facilmente questi cambiamenti.
Ma questo non significa che in un particolare momento il cancro sarà curabile, perché il cancro
è un'intera collezione di malattie, significa che molti più tipi di cancro saranno curabili tra
dieci anni.
Con la terapia genica?
La terapia genica è più difficile del trattamento del cancro, secondo
me. In quest'ultimo caso, infatti, si punta ad uccidere delle cellule; nella terapia genica,
invece, bisogna mettere il gene giusto al posto giusto, attivare il gene giusto, disattivare
quello sbagliato, e via di seguito.
Avviandoci verso la conclusione, che cosa ha aggiunto alla sua vita
il Nobel? Ammesso che abbia aggiunto qualcosa?
Beh, ovviamente, mi fa piacere che ci sia gente che parla bene di me,
ma è anche mortificante perchè so benissimo che ci sono molte persone migliori di me. Inoltre,
devo stare attento perché il premio mi permette di alzare la voce. Tom Lehrer ha una
bella frase a tal proposito: "se puoi comunicare, va bene, ma se non puoi comunicare il minimo
che puoi fare è startene zitto".
Concludendo all'insegna della frivolezza, i media inglesi da
"The Guardian" alla BBC ripetono da anni che, mentre Venter viaggia in Lear jet, lei gira
in sandali di cuoio e con una macchina di seconda mano. Cambierà la macchina con i soldi
del Nobel?
No, ho già abbastanza soldi per una macchina e mi piacciono i sandali,
perché li trovo comodi, ma per la cerimonia del Nobel ho un paio di scarpe che indosso in questo
genere di occasioni.
"DAL VERME ALL'UOMO"
Interview with the Nobel Prize John Sulston
by Stefania Maurizi
Originally published in "Tuttoscienze" of "La Stampa", 13 November 2002
In 1990, a series of public institutes and labs all around the world formed a consortium and started the Human Genome Project with the intent, among other things, of sequencing the entire human genome; that is, of determining the exact order, or sequence, of the 3 billion chemical bases which constitute human DNA. A great part of the scientific community believed the Project could revolutionise medicine. As a consequence, the public consortium embarked on an expensive and long enterprise: the sequencing would have continued until 2005 and a large part of it would have taken place in both the United States and in Britain.
In 1998, the American scientist and enterpreneur Craig Venter founded a company called Celera Genomics and announced that his company would have sequenced the entire human genome by 2001, spending much more money than the public consortium. Celera considered the sequence "information ..[of ] significant commercial value"; in fact it is by utilising such information that biotech companies make their profits.
After his announcement, Venter started a series of attacks against the public consortium, representing it as a slow coach which was wasting money. In America, some questioned the advisability of funding the Human Genome Project, since a private company would have probably terminated the sequencing before the public consortium. That was the beginning of a struggle between Venter and the scientists of the public consortium, who feared losing years of work, being discredited and seeing the humane genome data in the hands of a private company.
If the struggle against the genome's privatisation has a protagonist, this protagonist is the British scientist John Sulston, Director of Cambridge's Sanger Centre from 1992 to 2000. The Sanger Centre was (and is) one of the most important labs engaged in the Human Genome Project, and is funded by what is the most powerful independent scientific institution in Europe, if not in the world: the Wellcome Trust.
Immediately after Venter's announcement, Sulston convinced the Wellcome Trust that the only way to avoid the privatisation of the genome was to strengthen the public project, speed up the sequencing and make the genome data immediately and freely available on the web. By doing this, Celera would not have been able to use them for commercial purposes.
This initiative proved very strategic for the public project, and the struggle culminated with a joint statement by Tony Blair and Bill Clinton, who on the 14th of May, 2000 spoke against the privatisation of the genome sequence. Neither the American stock market nor Venter appreciated the statement: the Nasdaq, the index of biotechnological and technological stocks, dropped sharply: 30 billion dollars were pulverised; furious, Venter declared: "...It was money that would pay for cures for cancer, and it was taken off the table, all because some bastards at the Wellcome Trust..."(The New Yorker, 12/6/2000).
In October 2002, John Sulston won the Nobel Prize for Medicine for a discovery which he made before being enrolled in the Human Genome Project; on this occasion, we asked him for an interview and recalled these events.
Professor Sulston, let's begin with the work for which you, Brenner
and Horvitz have just won the Nobel Prize.
This is the work that was done at the Molecular Biology Laboratory in
Cambridge. That was an exciting place to be because Francis Crick was still there,
as well as Sanger, Perutz, Kendrew, the people who invented molecular biology. It was
Sydney who created the group on the nematode worm in order to study the relationship
between genes and the development of an organism. This tiny worm provided a simple organism to
accurately investigate, if in miniature, that relationship. I studied the cell lineage, that is,
the origin of all the cells of the nematode from the fertilised egg to the adult. By observing
the worm cells divide, I noticed that most of them became cells with a particular function in
the organism, but some of them died spontaneously due to the so-called programmed cell death.
And this is the history of the trio: Brenner built up the genetics, I studied the
cell lineage and made the first observations on programmmed cell death, and Horvitz
isolated the genes which control the programmed death process.
You studied a one millimeter-long worm with 959 cells. What kind of
relevance can your studies have for humans, who in their adulthood have approximately 100,000
billion cells?
The relevance has only emerged gradually. While sequencing the worm and
human genome, we realised that many of the genes that control programmed cell death in the worm
also have a similar function in humans. This means that what we learn about the mechanisms in
the worm has medical relevance.
What kind of applications can your studies have?
Programmed cell death is relevant for some kinds of infections, and the
failure of this mechanism is responsible for certain types of cancer. But the very important
point to stress is that the programmed cell death process is an integral part of our development
as well. Just to quote an example that we all like: the reason we have separated fingers is
thanks to programmed cell death. The fingers of a foetus' hand in the womb are in fact linked
by a membrane. At the end of foetal development, membrane cells die as a result of this process,
and the hands assume their final form. Programmed cell death "sculpts"our fingers. This is a
simple example, but there are many.
Starting with a little worm, in 1992 you became the Director of the
Sanger Centre. Where have we arrived with the Human Genome Project?
Despite the genome draft announcement in June 2000, the sequencing of
the humane genome will not be completed until next year. The draft sequence, in fact, presents
gaps and errors, because it was a deliberately provisional job; in fact at the moment each lab
engaged in the project is closing the gaps. But the draft announcement created a fuss because
there was an attempt to claim the intellectual property rights of the genome.
Do you refer to Craig Venter's attempt? James Watson said that Venter
wanted to own the genome the way Hitler wanted to own the world.
Well, that comparison should not be taken too literally. And the person
who is less known but more interesting than Venter is Tony White, the financier
who had the idea that the "business" could be selling the actual genome sequence rather than
selling the machines that sequence it. However, the Celera business plan wanted to achieve
two things: first of all, to take out patents on a large number of genes: at a certain point
they had requested 6000 patents, although they denied it, but the patents were already on record;
and secondly, to create a private database of the genome sequence, so that anybody who wanted to
access it would have to pay a fee. This in my opinion was absolutely unacceptable, because the
human genome is a common good, and this scenario would have created a monopoly that would have
been bad for western society, and worse for poor countries. This monopoly would have increased
the wealth gap in the world, which is not only unjust, but is the underlying cause of world
strife. So I am glad that we ended up with the ownership of the human genome in the public
domain.
And what about patenting?
Patenting refers to bits of genome, not to the entire sequence of the
genome: companies are claiming patents for single genes. And I simply think this is wrong.
Take the case of the CCR5 receptor. William Haseltine of the Humane Genome Sciences
company had taken out some provisional patents on the sequence of many receptors with unknown
functions. When two labs, and not Haseltine, discovered that the CCR5 receptor plays a
key role in HIV infection, Haseltine claimed the patent on the possible therapeutic uses
of CCR5. I think this is silly. But I want to be clear: I am not against companies claiming
intellectual property rights, but they have to invent or discover something. The problem is this
ridiculous patent system: the first person who files the request for a patent, simply gets it;
there is no real examination of the merits of the "discovery" or "invention".
Some science sociologists claim that the current success of molecular
biology is more "business-driven" than "knowledge- driven". What do you think about this?
This is not true. Companies are able to sell themselves, and we are told
that companies do everything and in an efficient way, whereas universities only do silly things.
But this is a distortion of the facts: basic discoveries are made in universities.
You have collaborated with Oxfam, an international confederation of
organisations that are working to find solutions to world poverty and injustice. What was your
contribution?
Well, collaboration is a big word, I attended some seminars there and I
found Oxfam's researchers extremely perceptive. I think that the Nongovernative
Organisations are putting useful pressure on negotiations with the WTO (World Trade
Organisation).
Going back to the Human Genome Project, what can we reasonably expect
from the Project in ten years time?
The project is absolute background. It is a tool, and it is like looking
at the periodic table for a chemist. This is one of the reasons for which I struggled for public
ownership of the genome, otherwise we would have found ourselves in the same position as a
chemist who has to pay everytime he/she has to consult the periodic table. It is difficult to
say what is coming from the project, but to mention just two possible applications, one concerns
diagnostics and the other cancer treatment. We know that cancer is due to changes in the DNA of
cells; thanks to the data on the human genome we can compare the sequences and more easily find
these changes. It does not mean that at a particular time cancer will be cured, because cancer
is an entire collection of diseases. It means that in 10 years more types of cancer will be
curable.
Through gene therapy?
I think that gene therapy is more difficult than treating cancer, because
in the latter we have to kill the cells, whereas in the former we have to put the right gene in
the right place, then switch on the right gene and switch off the wrong one, and so on.
Going towards the conclusion of this interview, what, if anything,
has the Nobel Prize added to your life?
It is nice of course to have people say nice things about you, but it
is also humbling because I know very well that there are a lot of other people better than me.
And I also have to be careful: the Prize gives me the opportunity to be louder. Tom Lehrer
has a nice phrase about that, he says: "if you can communicate that's fine, but if you can't
communicate the very least you can do is shut up".
Concluding with a frivolous issue, British media from"The Guardian"
to BBC have repeated over and over that, unlike Craig Venter, who travels in Lear jet, you
continue to wear leather sandals and drive a second-hand family car. Do you plan to change your
car using the Nobel Prize money?
No. I have enough money for a new car already and I like sandals because
they are comfortable, but for the Nobel prize ceremony I do have a pair of shoes which I slip
on when I have to.
Si ringraziano l'autrice del testo e l'editore per la concessione dell'articolo.