Il nostro sito internet non è solo una raccolta di belle immagini, ma serve anche per insegnare come migliorare il proprio lavoro futuro. Qui vi presento
un'immagine presa dal giovane astrofilo Francesco Romano di Udine, il quale ha scattato le sue immagini dell'eclissi da Povoletto.
Nell'inquadratura sopra presentata si osserva il nostro satellite appena entrato nella fase di totalità dell'eclissi, in quando erano le 23:40 TMEC,
corrispondenti alle 22:49 TU/UT. Erano già trascorsi 6 minuti dal secondo contatto e la Luna appare "rossa" anche se, nella parte alta ha un colore
piuttosto chiaro, dato che è la parte più lontana dal centro dell'ombra della Terra.
La fotografia, come tantissime viste in questo mese, è stata presa con una digicam ma... con una buona digicam compatta, di quelle che si comprano per
alcune centinaia di Euro in qualsiasi negozio di foto-ottica. Allora perché i nostri soci e tantissimi astrofili "evoluti" spendono mille, anche due
o tremila Euro per comprarsi una digicam reflex, alla quale poi tolgono l'ottica per utilizzare il solo corpo macchina?
Questi astrofili applicano al loro corpo macchina una lente di Barlow con fattore d'ingrandimento 2x o 3x (e certe volte anche un tubo di prolunga), in
maniera da raggiungere focali alte o altissime, pari a f/30, f/60, f/90, cioé a 90 volte il diametro dell'obbiettivo espresso in mm! Questo "blocco
ottico" viene inserito al posto dell'oculare del telescopio utilizzando un "adattatore a T", che è diverso per ogni tipo di macchina (o lente di Barlow).
Il motivo di tale necessità è presto detto: oltre ad avere un vero ingrandimento ottico, e non un ingrandimento fittizio dovuto all'elaborazione del
processore della digicam, la quale crea pixel artificiali per ingrandire l'immagine, essi possono così controllare l'esatta messa a fuoco del soggetto
e fotografare i particolari più minuti del soggetto inquadrato. Purtroppo questo non può avvenire con una digicam compatta, la quale, come nel caso
della buona macchina utilizzata da Francesco giunge al massimo a poche decine di mm di lunghezza focale, troppo poche per una fotografia astronomica
come questa, anche se queste focali risultano perfettamente adatte, nei valori minimo e massimo, per le riprese paesaggistiche o soggettistiche (ad
esempio primi piani di persone, animali o cose).
Nell'immagine sopra, che sembra comunque inquadrata abbastanza bene, ma soprattutto messa a fuoco ed esposta bene, i limiti si vedono se si clicca la
fotografia, aprendola alla sua dimensione originale di 2304 x 1728 pixel. Come è accaduto
anche a me alcuni anni fa, quando utilizzai uno zoom troppo corto per queste esigenze astronomiche (anche se era di marca e da ben 300 mm di lunghezza
focale), anche per Francesco, e per tantissimi altri, la messa a fuoco è risultata imprecisa, ma non a causa dell'astrofilo, ma proprio perché è difficilissimo
trovare il fuoco esatto dell'immagine guardando nel mirino della digicam che disponga di uno zoom ottico così piccolo. L'aver imparato il perché di questo
risultato, che comunque con tali mezzi non è assolutamente disprezzabile, aiuterà Francesco e altri a raggiungere alla prossima eclissi (di sole o di luna
un risultato sempre migliore sinché, con l'esperienza maturata in alcuni anni speriamo possa dar del "filo da torcere" a coloro che adesso fanno "scatti
perfetti".
In aggiunta a ciò, è necessario disporre di un cavalletto stabile e motorizzato, sia per non produrre vibrazioni, sia per poter inseguire utilizzando un
vero telescopio, in modo che, con tempi di posa così lunghi (con focali da 1 metro in sù anche un secondo è tanto) l'immagine sia sempre inseguita e non
risultino dei mossi. Un mosso non si vede subito sulla Luna, mentre il suo disco appare "confuso" e i numerosi dettagli dei mari e degli oceani, che
dovrebbero risaltare perfettamente come in altre fotografie (ad esempio di Zorzenon,
Scarpa, Ribaudo-Cardin
o Norelli), si vedano perfettamente. Una posa di 16 secondi senza inseguimento
perfetto è troppo lunga perché non ci sia del mosso. Si sarebbe potuto ridurre il tempo di posa utilizzando una sensibilità maggiore, 400 ISO invece
di 100, ma il tempo sarebbe stato comunque alto, di alcuni secondi. Utilizzare sensibilità equivamenti altissime, come 1600 ISO, avrebbe permesso tempi
di posa molto brevi, ma avrebbe comportato inevitabilmente un forte "rumore" dovuto al sensore ccd della digicam non raffreddato a -30°C, -40°C come lo
sono quelli astronomici veri e propri (come quello applicato al Newton da 350 mm di diametro che utilizziamo in osservatorio). Il risultato finale sarebbe
stato quello d'ottenere un'evidente "sgranatura" dell'immagine.
L'immagine ha una dimensione riselezionata di 800 x 600 pixel ed è a 16,8 milioni di colori, occupando 22,8 MB, compressa a 118 KB. Cliccando l'immagine
l'aprirete a 2304 x 1728 pixel |