3KB 13/03/2000
20:53 T.U.
Immagine di
Mauro ZORZENON
Ripresa da Strassoldo di
CERVIGNANO DEL FRIULI (Ud)
Sezione Luna
Moon: 103 KB
LA ZONA SUD

La zona ripresa mostra ora il settore lunare sud sempre sul meridiano del grande cratere Tolomeo, una formazione facilmente riconoscibile al binocolo e, per chi è dotato di buona vista, anche ad occhio nudo, che quel giorno si trovavano presso il terminatore, quindi erano illuminati quasi radentemente. In questa circostanza s'osservano meglio i bordi dei crateri e tutti i dettagli in rilievo.

Al contrario dell'emisfero settentrionale, si nota immediatamente una grande differenza in quello meridionale: esso è intensamente craterizzato e quasi privo di bacini d'impatto, del tutto assenti al di sotto della latitudine di 40° sud. Maggiormente ci si avvicina al Polo Sud e maggiore è l'intensità della craterizzazione, con molti crateri antichi sui bordi ormai consumati dei quali (o al loro interno) si sono sovrapposte formazioni più recenti e, solitamente, di minor dimensione. Continuando l'elencazione delle principali formazioni, e riallacciandoci a quelle del settore centro-sud descritte nella pagina precedente, si parte dal già citato Purbach, che è il grande cratere visibile sul bordo superiore al centro dell'immagine presente in questa pagina. Si riconosce anche perché sul suo bordo settentrionale si è formato un piccolo cratere, dovuto ad un impatto successivo alla sua formazione.
In questa zona, al centro, ci sono tre crateri medio-grandi con Purbach in alto, Regiomontanus (Regiomontano) e Walter in basso, riconoscibile dal fatto che ha parecchi piccolissimi crateri al suo interno, probabilmente dovuti alla caduta d'un corpo che si è spezzato, e i cui frammenti hanno colpito tutta l'area. Assieme ai tre crateri citati ci sono altri quattro più piccoli alla loro destra, nell'ordine Lacaille, Blanchinus, Werner e Aliacensis -in questa seconda sequenza partendo sempre dall'alto. Werner il più profondo -e probabilmente recente- dei crateri della zona; ha pareti scoscese e un fondo piuttosto profondo).
Alla sinistra di Walter c'è un gigantesco cratere, ben visibile ma riempito in parte da successive effusioni laviche e "butterato" da posteriori craterizzazioni: sul suo bordo meridionale c'è un cratere di medio-piccole dimensioni con picco centrale (Lexell), mentre al suo interno si contano almeno una decina di crateri di dimensione medio-piccola, piccola e piccolissima, con Hell il più grande). A NW di esso, nella parte ancora nella notte lunare, è situato il cratere Pilatus (Pilati), di medio-grande dimensione. Invece, con appena visibile solo il suo margine superiore, a SW della grande depressione citata sopra si trova il cratere Tycho (Ticone), ben definito perché probabilmente di epoca più recente. Al suo interno c'è un picco centrale, sempre dovuto al rinculo dell'onda d'urto.
Ben visibile, poco a SE di Tycho e separato da esso da quattro crateri di varia dimensione (non ben visibili nella ripresa a causa della loro posizione poco oltre il terminatore), c'è un cratere di media dimensione (Orientius), con il bordo irregolare dovuto alla parziale sovrapposizione di successivi impatti asteroidali. Attorno ad esso si contano almeno una decina di crateri di varie dimensioni, tra i quali cito Miller, Huggins, Saussura, Pictet andando in ordine orario.
Ancora più a sud di questo s'individua il cratere Maginus (Magini), anch'esso circondato da strutture d'impatto più piccole, mentre a est ci sono altri crateri parzialmente sovrapposti l'uno all'altro e, poco sopra di essi, s'individua Stoefler, anch'esso con due crateri che gli si sovrappongono (quello a nord è Fernelius, mentre quello a SE è Faraday).
Alla sua sinistra, parzialmente tagliato nella ripresa e quindi sul bordo destro dell'immagine, c'è Maurolicus, di dimensioni comparabili con quelle di Marginus. Inutile dire che anch'esso ha parzialmente sovrapposte altre strutture di craterizzazione.
Scendendo verso il polo, s'individua -a metà strada tra Maginus e il polo e alla longitudine di Walter- il medio-piccolo cratere Zach, ben formato, profondo e dal fondo piatto, mentre alla sua sinistra, all'interno della zona in ombra, si trova il cratere Clavius.
Da questa latitudine e andando verso il Polo Sud, c'è un'interrotta sequenza di crateri, con le catene montuose dei Leibniz a destra e dei Doerfel a sinistra del polo, visibili proprio sul bordo lunare (e osservabile come "gobbe" sul profilo lunare).

Una curiosità: il cratere Clavius, citato poco sopra, venne reso famoso presso gli appassionati di cinema (soprattutto di fantascienza), per essere stato la sede del ritrovamento del monolite lunare nel celebre e bellissimo film di Stanley Kubrik "2001-Odissea nello spazio". Nel film, realizzato nel 1967-68 e portato nelle sale cinematografiche l'anno seguente, viene mostrata un'immagine della zona centrale del cratere, mentre il sorvolo della navetta (che porta i personaggi in questa zona) viene effettuato con un realistico paesaggio lunare, privo delle sciocchezze che quasi sempre vengono propinate nei film di "cassetta".
Un esempio per tutti: un'astronave che si sposta nel vuoto interplanetario non produce nessun suono, essendo assente un mezzo di trasmissione dell'onda sonora come l'aria, mentre "soltamente" si sentono sibili, stridii o effetti Doppler in quasi tutti i film!!! Talvolta poi si vedono ombre nello spazio con "sfumature", mentre si sa che o il corpo è illuminato dalla stella (o da un pianeta), oppure è in ombra e quindi buio. Si vede che gli astronomi vengono poco considerati.
Non solo per questo motivo, ma per la qualità assoluta delle sue pellicole, Stanley Kubrik è il mio regista preferito e "2001-A space Odissey" (nel titolo originale) è il mio film assoluto... Per di più, la ricerca di Clavius prima su un atlante lunare e poi sulla superficie del nostro satellite, fu uno dei motivi che m'avvicinarono (all'età di otto anni) all'osservazione lunare continuativa e non più saltuaria, come facevo da tre anni. Penso, nei 31 anni seguenti, di non avere mai mancato di dare uno sguardo alla Luna, ogni volta che uscissi da casa. E molti astrofili hanno fatto altrettanto...

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Telescopio riflettore: Celestron (Schmidt-Casségrain) da 235 mm di diametro a f/55
Diapositiva: Kodak E100 SW
Tempo d'esposizione: 1 s

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Copyright © 2000 di Lucio Furlanetto (testo) e Mauro Zorzenon (immagine)
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Pagina caricata in rete: 23 settembre 2000; ultimo aggiornamento (2°): 12 novembre 2006