12/08/2007 Inizio 21:30 T.U. |
Immagine di Alessandro DI GIUSTO |
Ripresa da: località Spelada Frazione Colza - Enemonzo (Ud) |
Sezione Nebulose |
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NEBULOSA VELO (NGC 6960-6979-6974-6992-6995) | ||||
Filamentary Nebula - Lace-work Nebula - Veil Nebula | ||||
Ascensione retta: 20h 45m 44s; declinazione: +30° 43' 21" | ||||
Dimensioni: 70' (diametro) | ||||
Descrizione del Dreyer: PB,CL,EIF,KAPPACYGIN | ||||
Separazione da Epsilon Cygni (SAO 70474): 03° 15' 21" | ||||
Nell'immagine si vede la Nebulosa Velo (Veil Nebula), una nebulosa composta da vari resti della bolla in espansione d'una supernova esplosa
millenni fa, e situata prospetticamente nella costellazione del Cigno. Essa è formata dall'insieme di cinque parti descritte
nel New General Catalogue come NGC 6960, NGC 6974, NGC 6979, NGC 6992 e NGC 6995. In fondo alla scheda c'è il link per vedere l'immagine in alta definizione.
Dato che la quasi totalità del materiale espulso dalla supernova al momento dell'esplosione era composto da atomi (nei vari isotopi) diversi dall'idrogeno, possiamo analizzare lo spettro d'emissione
della locale materia per conoscere la sua esatta composizione. Secondo la teoria corrente dell'evoluzione stellare, una stella di massa (finale) superiore a circa 1,4 volte quella del Sole esplode in una
supernova, lasciando a suo centro una stella di neutroni ed emettendo oltre il 25% della sua massa in una sfera di gas "incandescende" fortemente accelerato che diparte dal centro di massa della
stella. La materia emessa è composta da varie specie atomiche, tutte quelle che si sono formate durante la vita della stella. Gli elementi idrogeno ed elio, essendosi formati durante il Big Bang,
sono presenti sino dalla sua formazione. Gli elementi con numero atomico dal litio (Z=3) al ferro (Z=26) si sono formati durante la nucleosintesi che ha generato l'energia che ha fatto risplendere la
stella per milioni d'anni. La stella che si avvia a diventare supernova ha però un'altra peculiarità. La reazione che forma il ferro è l'ultima che è esotermica, cioè
che produce più energia di quanta gliene serva per sostenere la reazione. Quando essa termina, perché per produrre l'elemento con numero atomico successivo (Cobalto, Z=27) serve più
energia di quanta la reazione ne produca (essendo endotermica), alla stella manca l'energia che controbilanci la forza gravitazionale che fa "cadere" tutta la materia verso il centro di massa.
Allora tutta la materia si concentra in un brevissimo tempo sopra il nucleo e produce un improvviso surriscaldamento esplosivo degli strati sopra di esso, provocando un immane rilascio d'energia sull'intera
banda elettromagnetica dalle onde radio ai raggi X e gamma (quest'ultimi portano via gran parte dell'energia prodotta), la quale contraddistingue l'esplosione d'una supernova. Quest'istantanea abnorme
produzione d'energia provoca la quasi istantanea nucleosintesi degli elementi atomici con Z dal 27 (Cobalto) in poi (sino all'uranio per gli elementi stabili, ma per brevi periodi dopo l'esplosione anche
con Z maggiore). Ecco allora trovato il luogo della generazione degli atomi che compongono tutta la materia che arriva fino agli elementi uranici; ciascun atomo con Z maggiore di quello del ferro è
stato prodotto all'interno di una supernova e disperso nel mezzo interstellare dalla sua immane esplosione. Analizzando lo spettro dei resti di supernova troviamo le tracce di tutto ciò, e proprio
secondo le percentuali previste, anche se molto basse rispetto all'idrogeno e all'elio. Anche il nostro Sole, non essendo una stella di prima generazione, si è arricchito in questo modo degli elementi
pesanti, cioè quelli dopo il ferro nella Tavola Periodica degli Elementi. Infatti è nato, 4,65 miliardi d'anni fa, da una nebulosa arricchita in elementi pesanti rilasciati dall'esplosione di
precedenti supernove.
Per vedere l'immagine in alta definizione cliccate: Nebulosa Velo (HD)
(2362 x 1574 pixel; 16,8 milioni di colori per 21,4 MB, qui compressi a 2.930 KB). Ovviamente l'immagine mostra molto meglio i dettagli
di quella presentata a inizio pagina. L'immagine di apertura ha una dimensione di 738x493 pixel, è a 16,8 milioni di colori ed ha una dimensione di 2,8 MB, qui compressi a 173 KB. | ||||
Digicam: Nikon 300 | ||||
Teleobiettivo: Nikkor 300mm; f/2,8 aperto a f/5,6. | ||||
Sensibilità equivalente: 400 ISO | ||||
Tempo di integrazione: somma di 17 pose da 5 minuti | ||||
Sofware: immagini sommate con Astroart ed elaborate con Adobe Photoshop (livelli, curve, bilanciamento del colore) | ||||
01/09/1997 23:33 T.U. |
Immagine di Paolo BELTRAME |
Ripresa dal Monte Matajur (Udine) |
Sezione Nebulose |
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L'immagine qui sopra presentata è quella presa da Paolo Beltrame nel 1997 e che per tanti anni ha riassunto l'aspetto tipico di una nebulosa resto
di supernova. Con il miglioramento delle strumentazioni e delle tecniche di ripresa i soci del CAST hanno spesso ottenuto nuove immagini che riproponevano
i tanti oggetti inquadrati in una versione maggiormente definita e con i colori reali (le pellicole di una volta erano molto più sensibili nella banda
rossa che nella blu). A distanza d'un decennio, l'immagine a inizio pagina di Alessandro Di Giusto sostituisce quella qui sopra di Paolo Beltrame,
la quale ho voluto lo stesso mantenerla nel sito perché si rammenti quali miglioramenti tecnico-strumentali siano intervenuti negli anni a partire dal 1995
con l'avvento di ccd economicamente alla portata degli astrofili. L'originale dell'immagine di Beltrame, è stato qui riselezionato a 500x387 pixel, a 16,8 milioni di colori, ed ha una dimensione di 1,7 MB, qui compressa a 48 KB. | ||||
Telescopio Riflettore: MARCON da 200 mm di diametro | ||||
Pellicola: Scotchcrome 1600 (?) | ||||
Tempo di esposizione: == m | ||||
La fotografia fu successivamente digitalizzata. | ||||
Nebulose |
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