La sonda americana "Galileo", lanciata dalla navetta "Atlantis" il 18 ottobre 1989 (razzo
vettore "Ius", con a bordo un generatore nucleare al plutonio), fu costruita inizialmente per lo
studio degli asteroidi. Venne poi inviata verso Giove, per studiare il più grande pianeta del
nostro Sistema Solare.
Mediante il volo "assistito gravitazionalmente" (gravity assist), cioè sfruttando l'effetto
rilancio di tre pianeti, la sonda raggiunse Giove il 7 dicembre 1995, dopo un complesso viaggio
durato 6 anni e 2 mesi ed aver percorso 4 miliardi di Km.
Qui sganciò una capsula di forma conica, la quale penetrò l'atmosfera del pianeta, rallentando
da una velocità di circa 50.000 ad una di 1000 km/h e meno, mediante un'azione di frenata,
inizialmente prodotta dallo scudo termico e, successivamente, dai paracadute.
Essa inviò dati scientifici all'Orbiter (la sonda madre rimasta in orbita attorno a Giove)
per 57 minuti, prima di essere disintegrata a 15.660 °C di temperatura ed aver ceduto allo
schiacciamento di una pressione di oltre 30 atmosfere, a quella quota, nell'alta atmosfera
del pianeta.
E pensare che un guasto ne pregiudicò la piena operatività fin dall'inizio in quanto nel 1991
l'antenna principale ad alto guadagno di "Galileo" risultò inservibile
perché non si aprì uno dei bracci di supporto della stessa (simile alle stecche di un ombrello).
Dopo questa circostanza si dovette usare l'antenna secondaria, più piccola e con minore velocità
di trasmissione, la quale continua tutt'ora ad inviare molto lentamente le informazioni
scientifiche al Jet Propulsion Laboratory della N.A.S.A. (con sede a Pasadena, in California).
Nonostante essa operi ad una velocità molto al di sotto del previsto, i dati arrivano regolarmente alla Terra dopo un viaggio di una cinquantina di minuti. La distanza del pianeta da noi impedisce, in ogni caso, di poter apportare eventuali correzioni in un tempo minore di circa due ore; la sonda, per svolgere egregiamente i propri compiti, dispone nel computer di un software tale da renderla "autonoma" dal centro di controllo a Pasadena. La nuova programmazione del calcolatore di bordo fa lavorare il registratore di dati della sonda in maniera continuativa, evitando così che lo stesso si blocchi nuovamente come aveva fatto tempo fa, gettando nel "panico" l'intero staff che la assiste e che ne studia i dati ricevuti.
Il procedimento adottato è alquanto macchinoso, ma necessario in questa situazione. Gli strumenti che effettuano le misure inviano i dati scientifici al registratore di bordo, dotato di una "capiente" memoria; esso conserva i dati, opportunamente codificati e compressi, fino a che l'antenna a basso guadagno, l'unica operativa, ha spedito verso il nostro pianeta tutti i dati precedenti. Data la bassissima velocità di trasmissione ciò comporta un continuo invio degli stessi verso le tre antenne del Deep Sky Network della N.A.S.A.
Questa situazione implica, purtroppo, anche la non possibile copertura temporale di tutto il
viaggio della Galileo all'interno del sistema gioviano, in quanto i dati raccolti non potrebbero
essere tutti inviati alla Terra con una velocità di trasmissione così bassa.
Sacrificando parte del tempo osservativo, si concentra quello disponibile per l'osservazione
dei fenomeni significativi e dei passaggi ravvicinati ai satelliti di Giove.
L'operato della sonda e le scoperte già accumulate hanno fatto di questa missione un indubbio
successo, imponendo ai tecnici di sperimentare nuove e ardite soluzioni tecniche e informatiche
per sopperire ai guasti. E i problemi, che s'incontrano in queste complesse missioni, obbligano
a cercare successivamente nuove soluzioni, provocando miglioramenti nella progettazione e nella
costruzione delle successive generazioni di sonde interplanetarie.
I risultati della sonda "Galileo", prima dell'arrivo nel sistema gioviano sono stati:
I risultati della sonda, per quanto riguarda Giove e il suo sistema, sono ancora allo studio, ma preliminarmente ci sono già notevoli miglioramenti nella comprensione dell'intero sistema. Le strepitose immagini, per risoluzione e qualità, che sono state raccolte, hanno permesso di scoprire nuovi e straordinari fenomeni, che neppure le immagini delle predenti sonde Pioneer 10 e 11 e Voyager 1 e 2, avevano fatto supporre.
La comprensione della complessa atmosfera di Giove, con la misura in situ della sua composizione e temperatura alle diverse altezze raggiunte dal veicolo di rientro, le misure del magnetismo generato dal pianeta e le riprese delle aurore, l'interazione del suo campo magnetico con la scia di atomi di sodio liberati dai vulcani attivi del satellite Io, la crosta fratturata del satellite ghiacciato Europa (che fa supporre acqua liquida sotto di essa), le analisi della composizione delle superfici di tutti i satelliti esplorati, fanno prevedere che le moltissime scoperte già ottenute siano solamente un principio.
La sonda Galileo probabilmente trasmetterà ancora fino al 7 dicembre 1997, inviando altre
preziose informazioni su Giove e i suoi satelliti medicei (Io, Europa, Ganimede e Callisto),
scoperti da Galileo Galilei all'inizio del 1600 ed al quale è stata dedicata la missione spaziale.
Se tutto andrà bene, conosceremo pure la composizione dell'involucro gassoso, che avvolge il
grande pianeta, la temperatura, densità, pressione e composizione chimica dei gas ed il segreto
dei "fulmini" gioviani. Dopo di che l'Orbiter, finita la missione, si spegnerà per sempre
nello spazio, diventando la prima "luna" artificiale del pianeta.