di Alberto Dalle Donne
Per gentile concessione dell'autore
Dopo l'eclisse europea dell'11 agosto 1999, moltissimi astrofili, soprattutto quelli delusi dalla mancata visione del fenomeno a causa del maltempo, affermavano categoricamente di non voler perdere la successiva eclisse del 21 giugno 2001, che avrebbe attraversato l'Africa centro-meridionale passando per Lusaka, la capitale dello Zambia, con una durata di quasi 4 minuti.
Col passare dei mesi tuttavia gli astrofili bolognesi, sollecitati dai miei inviti quasi assillanti, dimostravano sempre meno interesse, finché alla fine mi sono trovato a partire, con altri 17 astrofili di tutta Italia, come unico socio dell'AAB.
E' vero che alcuni soci potevano avere motivi familiari validi per non
partecipare, ma molti senza neppure documentarsi si sono lasciati spaventare dalla presunta
pericolosità del viaggio e di tutti i luoghi attraversati dal fenomeno.
Addirittura qualcuno è arrivato a chiedermi, scherzosamente spero, se intitolarmi la camera
oscura di Bologna o quella di Medelana in caso di mio decesso!
Invece, e di questo ero estremamente fiducioso prima della partenza,
devo dire che la spedizione a cui ho partecipato è stata molto gradevole e priva di rischi:
voli aerei perfetti, alberghi e ristoranti confortevoli, ottime guide parlanti italiano, quasi
assoluta assenza di zanzare ed altri insetti, nessun problema di salute, popolazione molto
cordiale, nessuna spesa imprevista.
Unica critica che potrei fare è che dal mio punto di vista (oltre a quello di una minoranza
dei partecipanti) avrei dato al viaggio un taglio più astronomico e meno turistico, infatti
se l'osservazione dell'eclisse è stata organizzata in maniera impeccabile, si poteva forse
fare altrettanto per scrutare il cielo notturno e magari per visitare osservatori e planetari.
Ma veniamo ai retroscena di questo viaggio.
All'inizio di quest'anno già circolava la voce che i voli per Lusaka
erano tutti prenotati; l'idea iniziale era di fare un viaggio "mordi e fuggi", visti anche i
prezzi veramente astronomici di alcuni viaggi organizzati pubblicizzati sulle riviste.
Poi ho contattato alcune agenzie di viaggio e cercato su Internet e dopo molti tentativi
falliti ho trovato ad un prezzo ragionevole una spedizione di una settimana, in Sud Africa e
Zambia, organizzata dagli astrofili friulani di Talmassons, appoggiati dall'ottima
agenzia "Timon a la via" di Grado (Go).
Senza esitazione in aprile mi sono prenotato, confortato anche dalla
notizia che avrebbe partecipato il vice-presidente dell'Unione Astrofili Italiani, Emilio
Sassone Corsi, in compagnia di diversi suoi parenti ed amici di tutte le età.
Le settimane precedenti la partenza sono state caratterizzate da frequenti scambi di messaggi
di posta elettronica con i partecipanti astrofili e col gentilissimo organizzatore Marzio
Lauto.
Un pregio del viaggio è che si può partire allo stesso prezzo da qualsiasi aeroporto italiano che abbia un volo per Francoforte, da dove si volerà tutti insieme per Johannesburg.
All'inizio di maggio mi organizzo per le vaccinazioni, non obbligatorie
ma consigliabili, poi cerco affannosamente di radunare un po' di attrezzatura non troppo pesante
ma efficiente.
A questo proposito devo ringraziare il mio amico Remo Norelli, che pur non avendo
partecipato al viaggio per motivi che io ritengo futili, mi ha prestato una parte della sua
leggerissima ma robusta montatura equatoriale, costruita da Leano Orsi, e una preziosa
videocamera Video 8.
Nel frattempo, all'inizio di giugno, io devo cambiare abitazione e
fatico non poco a trovare attrezzature riposte incautamente in fondo a qualche scatolone!
Ma devo anche ringraziare mia moglie, che ha l'estrema pazienza di sopportarmi nei preparativi
e di non farmi pesare l'eventuale inopportunità di partire subito dopo un trasloco e con suoi
piccoli problemi di salute; d'altra parte lei conosce bene la mia tenacia astronomica e non
vuole frenare il mio entusiasmo.
Avrei preferito partire con lei e coi miei due figli, come avevo fatto per l'eclisse del '99,
ma non è stato possibile; spero nel prossimo viaggio astronomico.
Nel primo pomeriggio di martedì 19 giugno parto dall'aeroporto di
Bologna in compagnia di una gentilissima signora della provincia di Parma, con cui mi
ero accordato telefonicamente di compensare il mio eccesso di bagaglio.
Ma è così cortese che si offre persino di portare materialmente il mio bagaglio a mano più
pesante!
Durante il viaggio verso Francoforte, apprezzo i suoi racconti di osservazioni dell'eclisse del '99 dal lago Balaton, delle meteore Leonidi e di altri fenomeni; ha l'umiltà di non definirsi astrofila, ma è più attiva e tenace di tanti astrofili bolognesi!
Giunti a Francoforte, ci ritroviamo con gli altri partecipanti che arrivano alla spicciolata da altri aeroporti. Subito io sono alla ricerca affannosa dei veri astrofili, con cui inizio colloqui tecnici e progetto, fantasticando un po', le spedizioni per le eclissi dei prossimi 50 anni.
Il volo verso Johannesburg parte quasi al tramonto, che poi
possiamo ammirare dall'aereo. Ci attende una notte di viaggio, disturbato di tanto in tanto da
temporali sulla fascia equatoriale, che mi impediscono di vedere in anteprima la tanto attesa
cometa prevista di magnitudine 4.
All'alba però vedo la Luna calante sottilissima con la luce cinerea (l'indomani ci sarà
l'eclisse) e sveglio quasi tutti i compagni di viaggio per ammirare lo spettacolo; tutti
apprezzano molto il forzato risveglio.
Verso le 7 atterriamo a Johannesburg con un freddo incredibile: 3 gradi; d'altra parte siamo
quasi al solstizio d'inverno e a 1600 metri di quota.
Dopo una velocissima sosta all'albergo, visitiamo Johannesburg in
pullman in poche ore, e al pomeriggio andiamo a Pretoria, dopo esserci fermati anche
troppo a lungo a visitare uno strano monumento di importanza storica (NdR: il monumento ai Boeri).
Alla sera (precoce per le nostre abitudini estive) cerchiamo di riconoscere le costellazioni
australi, poi durante la cena fervono i preparativi per l'eclisse dell'indomani, ma anche per
scorgere la cometa 2001 Linear A2.
La sveglia è fissata per le 4:30, ma io, d'accordo col mio cortese
compagno di stanza e con altri astrofili, decido di svegliarmi un po' prima per cercare col
binocolo la suddetta cometa.
Quasi tutti, magari rinunciando ad una parte della colazione, riescono a vederla nonostante le
luci. In pullman, andando verso l'aeroporto, la scorgiamo ad occhio nudo. Il cielo è tersissimo,
saliamo, in compagnia di un'altra comitiva italiana, su un aereo ad elica con 44 posti che
sembra appena uscito da un museo.
Il velivolo, lentissimo, sembra decollare a fatica, ma poi il volo è incredibilmente stabile, vediamo verso le 7 il sorgere del Sole e il paesaggio quasi desertico. Nel frattempo conosco una giovane archeologa romana, che si offre di farmi da assistente durante il fenomeno, oltre a progettare viaggi di interesse archeologico per le prossime eclissi di Sole.
Dopo quasi quattro interminabili ore di volo atterriamo a Lusaka in un aeroporto affollatissimo di astrofili e turisti di tutto il mondo. Un cortesissimo autista zambiano porta con sollecitudine gli astrofili in una fattoria predisposta per l'osservazione, per consentire di preparare gli strumenti (facciamo in tempo a polarizzare le montature col Sole di mezzogiorno), mentre un altro autista accompagna i turisti non astrofili a visitare la città per ingannare il tempo, per poi riportarli dove siamo noi da alcune ore.
Durante il viaggio di una ventina di chilometri, notiamo molti giovani
zambiani di colore che cercano di farsi regalare o di vendere gli occhialini per osservare le
fasi parziali, ma il nostro autista sa che non abbiamo tempo per fermarci.
Appena giunti nel luogo di osservazione, notiamo la meticolosità dell'organizzazione e la
familiarità di tutti gli astrofili, italiani e non.
Vengono prontamente distribuiti degli ottimi pasti ed addirittura viene consigliato ai più
distratti di cospargersi di latte solare.
Alle 13:40 c'è il primo contatto di parzialità, ma alcuni astrofili non
hanno ancora finito di preparare gli strumenti, anche disorientati dal Sole che è passato al
meridiano verso Nord muovendosi da destra verso sinistra!
Quando la copertura supera il 50% si comincia ad avvertire un calo della temperatura, che
costringerà poi a vestirsi di più. La mia assistente, che nel frattempo ha fatto un giro di
ricognizione nella zona, mi dice che si vedono sotto gli alberi, non vicinissimi, le "lunette"
provocate dall'effetto di camera oscura dei piccoli interstizi tra le foglie; la mando allora
a fotografare perché io devo continuare a riprendere col telescopio le fasi parziali,
caratterizzate anche da vistose macchie solari.
Improvvisamente, 15 minuti prima della totalità, i grilli si mettono a cantare. Nel frattempo due compagni di viaggio stendono per terra un lenzuolo preso dall'albergo, nella speranza di scorgere le ombre volanti. Infatti, a partire da 5 minuti prima della totalità, si vede tale fenomeno in maniera sempre più evidente.
Non avevo pianificato di riprenderlo con la telecamera, così sono
costretto a smontarla dal cavalletto per correre a tentare di immortalare le imprevedibili
ombre volanti.
Questa manovra però provoca perdita di tempo e vari inconvenienti, che
pregiudicano la buona riuscita delle riprese video della totalità e di alcune particolari
fotografie tanto accuratamente progettate: infatti la messa a fuoco della videocamera impazzisce
e nel rimontaggio sulla montatura equatoriale sovraccarica di strumenti vengono spostate
inavvertitamente altre ghiere che provocano l'azzeramento dell'orologio ed altri imprevisti,
inoltre correndo mi inciampo nello scatto flessibile della macchina adibita al fotogramma unico
delle varie fasi dell'eclisse (che così si incepperà irrimediabilmente proprio durante la
totalità), infine non rimarrà il tempo per fotografare la corona solare col filtro polarizzatore
a vari angoli di polarizzazione (già predisposti in maniera visibile sulla ghiera del filtro),
e nemmeno per immortalare il cielo con un obiettivo grandangolare.
Ma non mi perdo d'animo e tremando per la rabbia e per il freddo decido di dare la priorità alle fotografie col catadiottrico MTO 1100; un minuto prima della totalità, verso le 15:10, con la luce che cala a vista d'occhio in maniera quasi terrorizzante, tolgo fulmineamente il filtro solare, mi viene prontamente consegnato dalla mia assistente un corpo macchina con una pellicola nuova e parto con una raffica di pose per cogliere i grani di Baily e l'anello di diamante.
L'inizio della totalità è naturalmente salutato da grida di stupore.
Io, a metà fenomeno, come previsto voglio rilassarmi una decina di secondi per guardare
l'eclisse col binocolo e il paesaggio ad occhio nudo; vorrei anche riconoscere varie stelle,
ma non posso soffermarmi oltre per poter rispettare il programma fotografico, così mi devo
accontentare di vedere Giove.
Nel frattempo, come pianificato dalle mie dettagliate istruzioni, la bravissima archeologa
romana mi fotografa col flash con l'eclisse sullo sfondo.
Anche il ritorno della luce è salutato da grida di gioia. Rispetto all'eclisse del '99, le protuberanze mi sono sembrate più dettagliate e la corona più ricca di pennacchi; inoltre è incredibile vedere a occhio nudo il disco completo della Luna e la corona interna anche decine di secondi prima e dopo la totalità: quasi una sfida di visibilità per prossime eclissi anulari o quasi totali!
Si ricominciano a vedere le ombre volanti, e l'agitazione finora dilagante soprattutto tra gli astrofili più impegnati si trasforma via via in sorrisi smaglianti. Chi ha ammirato diverse eclissi può orgogliosamente aumentare di uno il suo conteggio, e chi non ne ha mai viste anche se non astrofilo ribadisce fermamente l'obbligatorietà di viaggiare per vederle tutte: è bello trovare la "scusa" dell'eclisse per girare il mondo, un viaggio senza eclisse è sprecato e perde la maggior parte del suo interesse: questi sono i commenti che si sentono ripetutamente e che io vorrei trasmettere agli astrofili bolognesi che non si sono voluti unire a questo indimenticabile giro africano.
Non voglio dilungarmi troppo, ma riassumo gli eventi successivi del viaggio. Dopo il tramonto riprendiamo l'aereo per Johannesburg. Poi alla mattina partiamo in pullman per il parco Kruger. La mattina successiva la sveglia è prevista alle 5:30 per il safari, ma io e l'infaticabile Lucio Furlanetto ci alziamo alle 0:30 e diamo il cambio ad Emilio Sassone Corsi per osservare e fotografare il cielo australe, Marte in opposizione allo zenit e soprattutto la cometa che sta per sorgere.
Purtroppo la crescente umidità non ci consente di fare pose prolungate, ma la visione è comunque indimenticabile. Durante il giorno fatichiamo a tenere gli occhi aperti durante il safari, ma non siamo pentiti della levataccia astronomica.
I giorni successivi visitiamo anche la stupenda Città del Capo
e dintorni, in un clima decisamente invernale e piovoso ad intervalli.
Io ed altri due come previsto ripartiamo per l'Italia la sera di lunedì 25, invidiando gli
altri che si trattengono un giorno in più a Città del Capo o addirittura vanno a vedere
le cascate Vittoria in Zimbabwe.
Io arrivo a Bologna verso mezzogiorno con la giacca a vento indosso, ancora memore del freddo sofferto a vedere i pinguini sotto la pioggia presso il Capo di Buona Speranza. Ma mia moglie, che mi accoglie commossa e con un sorriso ironico, mi ricorda che qua non è inverno e ci sono oltre 30 gradi.
Arrivederci alla prossima eclisse.