L’eclisse di sole del 21 giugno 2001
di Lucio Furlanetto
La prima eclisse totale di sole del terzo millennio dell’Era Cristiana è avvenuta in Africa, nel zona tropicale sud. Il fenomeno, iniziato all’alba nell’Oceano Atlantico, al largo di Montevideo (Uruguay), ha attraversato la terraferma in Angola, Zambia, Zimbabwe, Mozambico e Madagascar, per terminare nell’Oceano Indiano al tramonto.
Pur se suggestivi questi paesi africani non presentano tutti le stesse condizioni socio-politiche, quindi la scelta d’un sito idoneo e sicuro si è rivelata obbligata: lo stato che dava le maggiori garanzie era lo Zambia, vedi figura 2, con un’alternativa accettabile nello Zimbabwe del nord, mentre il Madagascar veniva scartato per la scarsa altezza del sole nel tardo pomeriggio.
Essendo il fenomeno concomitante con il solstizio invernale nell’emisfero sud, si presentava alla minima altezza possibile sull’orizzonte locale, complicando notevolmente la scelta di un sito idoneo. Si doveva ricercare una località che fosse lungo la fascia della totalità, con orizzonte sgombro da ostacoli naturali e/o artificiali (montagne, costruzioni, alberi), che fosse raggiungibile in un tempo accettabile dall’aeroporto di Lusaka e permettesse a degli autoveicoli di scaricare le persone e i loro bagagli sul posto.
La necessità di una località vicina alla capitale dello Zambia, Lusaka, era dettata dal fatto che in fase di pianificazione del viaggio s’era optato di soggiornare in Sudafrica, per la sua maggiore appetibilità turistica, mentre ci si sarebbe recati in Zambia con un volo charter solamente la mattina dell’evento, ritornando la sera stessa a Johannesburg.
Potrà sembrare strano ma un evento del genere, anche se localizzato nella zona tropicale africana, ha richiamato decine di migliaia di turisti, venute a vedere l’eclisse e fare una veloce puntata turistica nella zona della capitale. Da mesi gli alberghi erano al completo, anche perché la ricettività locale non è minimamente comparabile con quella che abbiamo in Italia. Basti solo dire che tutto il Sudafrica ha un numero di posti letto inferiore alle centomila unità, per un terzo concentrati a Durban, mentre la nostra Lignano Sabbiadoro può ospitare a ferragosto oltre duecentomila persone.
Ero fiducioso di trovare bel tempo, in quanto l’amico Massimo Marchetti, curatore della sezione meteorologica del portale Ciaoweb, mi aveva illustrato le zone dove c’era alta probabilità di trovare sereno. Un ulteriore motivo di tranquillità me l’aveva dato la televisione in camera, in quanto la CNN e la BBC avevano previsto già da ventiquattrore che il giorno dell’eclisse ci sarebbero state condizioni ottime su tutto lo Zambia e le zone adiacenti di Angola e Zimbabwe, al contrario di Mozambico e Madagascar dove ci sarebbe stata forte probabilità di pioggia.
Partiti alle 5:30 del mattino dall’albergo di Johannesburg, che è il centro nodale di tutta l’Africa del sud per quanto riguarda i voli aerei, l’imbarco sul volo charter era previsto prima dell’alba; infatti il sole è sorto quando noi eravamo in volo già da alcune decine di minuti. Sapendo cosa ci apprestavamo a fare, e nonostante le previsioni meteo ottimali, vedere il sole ci ha tolto un "peso" dallo stomaco, anche perché molti di noi avevano sperimentato le nuvole austriache e tedesche nel 1999. Vedendo il "vecchio" bimotore che ci avrebbe trasportati molti hanno malignato, ma sgombro subito ogni dubbio: l’aereo era (ed è) in ottime condizioni, con piloti bravi e personale cordiale (e un’hotess di origine indiana che è la "fine del mondo"). Inoltre, volando a cinquemila metri di quota, ci ha permesso d’ammirare perfettamente il maestoso panorama dell’altipiano sudafricano e le immense distese del Botswana, Zimbabwe e Zambia, con bella mostra di fiumi, laghi e opere umane (come l’imponente diga di Kariba che forma l'omonimo grande lago).
Dopo circa tre ore e mezza di volo giungiamo in prossimità di Lusaka e ci accodiamo agli altri aerei in attesa di atterrare; il traffico è notevole anche per l’aeroporto della capitale e cronometro un atterraggio circa ogni due minuti. Entrati nella stazione aeroportuale due sorprese: tutti i generi di turisti possibili (comprese tutte le versioni degli onnipresenti giapponesi con macchine fotografiche da urlo) e il visto d’ingresso salito (in occasione dell’eclisse) a 25 US$ ! Penso che in quel giorno tale cifra abbia significato la prima fonte di reddito della nazione, anche perché per ottenere il visto d’uscita bisognava pagare altri 20 US$.
Veloce sdoganamento e lesta partenza di due gruppi, uno turistico per Lusaka e uno per il sito dell’eclisse: sono quasi le 11 locali (il fuso è lo stesso dell’Italia) e manca un’ora e tre quarti all’inizio del fenomeno astronomico, ma non sappiamo quali siano le condizioni delle strade. Trovare un punto nel mezzo dell’Africa non è semplice come cercarlo in Europa e persino le guide locali hanno avuto qualche problema ad individuare il sito. Le strade asfaltate lungo le direttrici principali e sterrate negli altri casi sono state percorse in un tempo tutto sommato contenuto e ho notato che non c’erano nemmeno molte buche: con strumenti astronomici al seguito sono sempre pericolose.
Dopo circa venti minuti di viaggio, ai lati della strada sterrata, osserviamo due tipi di paesaggio: a destra la tipica savana africana interrotta ogni tanto da boschetti soprattutto di acacie, con agglomerati di casupole tipiche o baracche abbastanza malridotte, mentre a sinistra campi coltivati, grandi appezzamenti verdi, le tipiche casupole, ma pure case in muratura o baracche, costruite solidamente. Quello che lascia perplessi tutti è che il paesaggio coltivato a sinistra è recintato, con una barriera elettrificata perché gli animali al pascolo non fuggano; percorriamo la strada a fianco del recinto per oltre una decina di minuti, ad una velocità di 60-80 km/h. Scopriremo solo all’ingresso che essa fa parte di un’unica azienda agricola, vasta decine di km2, di proprietà di latifondisti bianchi (è superfluo aggiungerlo?), presumo di origine inglese; dopo tutto questa è l’ex Rhodesia del nord, un paese immenso diviso in più stati dopo il disfacimento dell’Impero Britannico. Il sito preciso da dove abbiamo effettuato le osservazioni è Ellen's Dale Farm (coordinate 15°17',660 Sud ; 28°22',524 Est).
In prima approssimazione possiamo riportare i tempi previsti per Lusaka (situata alle coordinate 15°25' Sud ; 28°17' Est) i quali sono:
primo contatto - ore 11:41:33.5 TU
secondo contatto - ore 13:09:19.3 TU
culmine totalità - ore 13:10:56.4 TU
terzo contatto - ore 13:12:32.8 TU
quarto contatto - ore 14:26:59.8 TU
Ci sarà un leggero scostamento rispetto a questi tempi, ma comunque essi serviranno come base per impostare tutto il lavoro.
Al mezzodì locale stiamo assemblando le montature dei telescopi, incredibile ma vero, in un punto vicinissimo alla centralità dell’eclisse; a poco più d’una cinquantina di metri da noi c’è un gruppo ben equipaggiato di americani che si vede subito sanno cosa devono fare. Scopriremo il giorno dopo che è il gruppo di Sky & Telescope!
Dopo aver completato l’assemblaggio delle montature, inserito il motore in AR, controllato cavi e alimentazione, installato l’MTO da 1000 mm di focale e aggiunta la macchina fotografica, effettuo venti minuti di pausa pranzo. E’ a questo punto che mi concedo uno sguardo al panorama: sembra il campo di frumento di mio nonno, quando da ragazzo l’aiutavo! Bè, qui ci sono grandi palme, alberi strani, tanti signori di "pelle scura" che curiosano ma francamente non riesco a capacitarmi compiutamente di essere nell’Africa tropicale. Fa caldo (circa 28°C) ma è un caldo secco, privo dell’umidità fastidiosa presente da noi.
Appena ritorno all’attrezzatura e cerco di centrare il sole nel mirino della macchina fotografica mi accorgo che qualcosa non va. Il sole va troppo in deriva, non solo in declinazione, ma anche in AR! Panico: solo senza i consigli dei soci nel mezzo dell’Africa devo capire velocemente il perché. Quando avevo montato il treppiede avevo dovuto sostituire i bulloni e dadi che avrebbero fissato il triangolo portaoggetti alle gambe del treppiede con i suoi originali, in quanto quelli che prevedevo di usare si sono dimostrati appena un po' più’ grossi; così avevo perso l’allineamento perfetto col nord, indicato dal sole al mezzogiorno. Rimontato correttamente il treppiede pensavo d’aver comunque puntato il nord, ma invece non l’avevo allineato bene: dovevo ora, per approssimazioni successive, riposizionarlo.
Ho avuto pure problemi con il filtro giallo abbinato a quello in astrosolar, in quanto mi assorbiva troppa luce e rendeva le immagini così scure da impedirmi di mettere a fuoco. Possibile? Avendo avuto dieci giorni consecutivi di cielo coperto o molto velato, non avevo potuto testare sul sole la strumentazione completa imprestatami da vari soci, ma avevo potuto effettuare test solo sul cielo stellato, quindi senza i filtri solari. Adotto una soluzione drastica: lo elimino e impiego solo l’astrosolar per proteggere la mia vista e la pellicola fotografica. A questo punto l’eclisse parziale è già iniziata, sono le 11:43 TU, ma sono a buon punto. Centrato il sole, messo correttamente a fuoco e avviato il motore in AR, vedo che insegue abbastanza bene; una correzione tra una serie di scatti e l’altra e posso fare l’eclisse.
Preziosi consigli e un controllo ulteriore mi vengono dall’astronomo Alberto Dalle Donne di Bologna, messosi vicino a me, mentre il dottor Franco Pegolo di Conegliano (Tv) ci mostra le sue prime riprese, fatte con una fotocamera digitale che inquadra l’oculare del telescopio compatto che si è portato. Per essere state prese a mano libera alcune sono riuscite molto bene, mostrando il sole in parzialità con alcuni gruppi di macchie ben definiti; queste e le altre immagini le trovate nella gallery fotografica dell’eclisse. Dalle Donne continua a riprendere le fasi salienti, mentre poco più in là ci sono Emilio Sassone Corsi (vicepresidente dell’UAI), con i fratelli Lucio e Paolo oltre che col resto delle loro famiglie, e altre persone del nostro gruppo in varie postazioni oltre gli altri italiani e francesi che hanno preso con noi il volo charter a Johannesburg: complessivamente solo noi turisti siamo quasi una cinquantina.
E’ grande la partecipazione, soprattutto di chi è alla prima eclisse, ma pure i veterani si emozionano nuovamente: un signore romano è alla sua diciottesima eclisse, mentre uno del nostro gruppo all’ottava. La parzialità prosegue, il sole diventa sempre più nero e circa a tre quarti della parzialità s’inizia a notare un calo nella luce. Si prosegue a scattare e a osservare, si stende un lenzuolo bianco per osservare e videoregistrare le ombre volanti, fenomeno che non ero riuscito a riprendere in Austria con la macchina fotografica, si osserva il paesaggio con gli animali che iniziano a comportarsi come se stesse sopraggiungendo la notte. A pochi minuti dalla totalità osservo per primo le ombre volanti e chiamo gli altri. Le frange d’interferenza appaiono alla vista perfette, complice il cielo sereno, si guardano senza difficoltà e tutti possono notarle.
Speriamo siano state riprese dalle videocamere. Sta per sopraggiungere la totalità e la luce cala bruscamente come la temperatura: sono le 13:08 TU e qualche manciata di secondi, non bado tanto al tempo, quanto a scattare.
Il cielo si fa buio improvvisamente un po’ dopo le 13:09 TU e scatto la prima raffica di fotografie da 1/1000 s a 4 s; prendo la sequenza completa, incredibile, io che non sono un astrofotografo ma solamente il segretario e webmaster del CAST. Mi occupo di meteore, bolidi, siti internet, non di astrofotografia.
Terminata la prima sequenza il rullino si blocca; guardo il contascatti e vedo che è a 37. Ho iniziato a scattare a metà parzialità, quindi non ho esaurito prima il rullino; penso a quanto tempo è trascorso dall’inizio (1minuto ?) e, considerando la lunghezza dell’eclisse di oltre 3 minuti e mezzo, prendo una decisione pazzesca. Sblocco il rullino, lo riavvolgo, scarico la pellicola, estraggo la nuova e la inserisco nella macchina fotografica. La tendo bene e reinstallo l’apparecchio sull’MTO; guardo il sole ancora nero e spero di aver fatto tutto bene e in meno di un minuto e mezzo. Guardo nel mirino della mia Praktica e resto senza fiato: un sole grandissimo, con una corona che esce dal campo inquadrato e filamenti coronali dappertutto. Non ho visto niente di simile in Austria a causa delle nuvole che, per quanto sottili, mascherarono completamente questi particolari. Centro di nuovo il sole, guardo il cielo con i pianeti vicini e mi accorgo che stranamente non è buio come a prima vista sembrava, anzi il cielo è stranamente chiaro, al punto che vedo pochissime stelle. La corona è luminosissima e spettacolare, illumina moltissimo durante la totalità.
Riprendo a scattare fotografie e rifaccio la sequenza completa al contrario e qui commetto uno sbaglio irreparabile. Invece di fare (come vuole la tradizione) la sequenza partendo dallo scatto più lungo e scendendo lungo la scala dei tempi, avrei dovuto fare l’opposto. Non considero che ormai i tre minuti e mezzo della totalità sono giunti alla fine e, alle 15:13, il sole esce dall’eclisse totale. Faccio alcune esposizioni, ma solo qualche secondo dopo mi accorgo che devo rimettere il filtro in astrosolar. Peccato, queste immagini sono venute sovraesposte.
Riprendo nuovamente a scattare e seguo le fasi della parzialità a intervalli più o meno regolari, anche dopo che gli altri smettono di fotografare e iniziano a smontare l’attrezzatura. Nel mezzo della seconda parzialità tutti si recano presso la villa dei proprietari dell’azienda agricola, dove in giardino è stato allestito un rinfresco. A turno Dalle Donne ed io vi ci rechiamo e devo dire che il party è in linea con le dimensioni della fattoria: grandioso. Sia gli americani che i miei compagni di viaggio partecipano attivamente e, devo pubblicamente vergognarmi, accetto solo un’aranciata per poi scappare a fare altre fotografie. L’eclisse parziale si conclude alle 16:27 TU e velocemente devo smontare e impaccare l’attrezzatura perché si deve ritornare subito all’aeroporto.
Il ritorno è fatto in silenzio: ognuno ripensa al grandioso spettacolo della natura appena visto, con l’improvviso calo di luminosità, l’abbassarsi della temperatura, il quietarsi degli animali, le ombre volanti, gli ultimi minuti prima dell’inizio della totalità, i grani di Baily, l’apparire della vasta corona, le protuberanze osservate, il riapparire della luce con il terzo contatto e il ritorno degli animali alla normalità.
Le righe scritte sopra sono più un racconto didascalico che un pezzo giornalistico; ma quello che mi premeva era darvi una descrizione, anche se limitata e parziale, d’una giornata indimenticabile, trascorsa con persone nuove e unite dalla voglia di assistere a quest’evento grandioso. Mi rammarico che altri membri del CAST non abbiano partecipato, sia per l’indubbio spettacolo offerto dall’Africa che per l’eclisse in sé. Essendo ormai affiatati, avremmo fatto un lavoro molto più omogeneo e probabilmente senza errori (come quelli che da inesperto ho commesso io). Mi dispiace non aver osservato e fotografato l’ombra dell’eclisse che giungeva, come in Austria, di non aver preso il primo contatto e fatto così così il terzo, di non aver potuto fare una foto a grande campo con le stelle e i pianeti, di non aver fatto fotografie del panorama durante l’eclisse, ma nel complesso molte fotografie del fenomeno sono riuscite: sono già soddisfatto così e la prossima volta farò tesoro dell’esperienza maturata là. E’ assolutamente sconvolgente, per astrofili che osservano da vent’anni, abituarsi al sole che sorge a destra e tramonta a sinistra; lo stesso per il movimento della luna e della volta celeste in generale. E’ un’impresa ardua stazionare la prima volta la montatura del telescopio, non avendo la Stella Polare per indicare il nord, basandosi solamente su costellazioni -francamente- non familiari che indicano solo approssimativamente il polo sud celeste.
La prossima eclisse non l’abbiamo stabilita ancora, ma sicuramente ci recheremo nel marzo 2006 in Egitto, per due settimane turistiche, e nel Sahara Libico per l’eclisse totale di sole e almeno due notti di fotografia astronomica lontano dalle luci cittadine. Per una da fare prima si vedrà. Per il socio Marzio Lauto, titolare dell'agenzia turistica Timon a la Via di Grado (Go) che ha organizzato questo viaggio, la sfida è già partita. Con alcune telefonate ed e-mails ha già nuovamente contattato Espenak (l’esperto della NASA) ed alcuni tour operators italiani per valutare i servizi da usare in comune. La destinazione del 4 dicembre 2002, se si farà, sarebbe il Parco Kruger in Sudafrica, se valutata astronomicamente, oppure la costa australiana, se valutata turisticamente. Chi è interessato si faccia avanti; stavolta gli cedo il testimone, io il 18-19 novembre 2002 sarò negli Stati Uniti d'America per l'ultima pioggia delle Leonidi!
Desidero ringraziare i soci del CAST che mi hanno imprestato attrezzatura impiegata in Africa: Giuseppe Campodall’Orto (per la montatura Discovery), Luigi Guatto e Esterina Maiolla (per l’MTO), Marco Russiani (per il motore in AR per l’inseguimento fotografico e l’accumulatore da 12 volt), Mauro Zorzenon (per il filtro solare e la digitalizzazione delle mie diapositive che vedete nel sito), Paolo Beltrame (per l’oculare con reticolo illuminato per inseguire le stelle durante la fotografia notturna), Marco Candotti (per la sacca portamontatura di misura extragrande e tutto il supporto dato), la ditta Skypoint (per la consegna a tempo di record della montatura Discovery).
Un ringraziamento va pure ad Alberto Dalle Donne (per i preziosi consigli ricevuti durante l’eclisse di sole), col quale ho condiviso anche una fantastica notte astrofotografica in una località prossima al Parco Kruger in Sudafrica, intirizziti dal freddo e completamente bagnati di rugiada!
Un ringraziamento va anche a Franco Pegolo, Alberto Dalle Donne, Carlo Dellarole e Anna Nigra, Emilio - Lucio e Paolo Sassone Corsi, Giuseppe e Sonia Trippi, Maria Teresa Tarasconi, Marzio Lauto e gli altri partecipanti al viaggio per il materiale fotografico inviatomi.
Un ultimo ringraziamento e, concedetemi senza sminuire il contributo di tutti gli altri, il più grande: a Francesco Scarpa (socio del CAST), che mi ha sostenuto sempre nell’impresa, pianificandola e preparandomi almeno per riuscire un po’ nell’impresa partendo da zero. Senza il suo aiuto, i suoi consigli, le lezioni tecnico-pratiche, i test effettuati insieme e il suo materiale non avrei mai potuto imbarcarmi in una simile impresa.
Il dettaglio del viaggio organizzato dall'Agenzia Turistica "Timon a la Via" di Grado (Go): il programma del viaggio.
Una panoramica turistica dei luoghi visitati la trovate alla pagina: Africa 2001.
Il mio resoconto del viaggio lo trovate alla pagina: Un'eclisse da sogno in Africa (con 26 immagini).
Il resoconto del viaggio di Alberto Dalle Donne lo trovate alla pagina: Cronaca di un'eclissi di sole al solstizio d'inverno (con 1 immagine).
Il resoconto del viaggio di Anna Nigra lo trovate alla pagina: Africa del sud: viaggio tra realtà e sogno (con 4 immagini).
Il resoconto della crociera sul fiume Zambesi di Lucio Furlanetto lo trovate alla pagina: Un pomeriggio sullo Zambesi: un fiume lungo 2700 km (con 1 immagine).
La gallery delle immagini dell'eclisse la trovate alla pagina: l'Eclisse Totale di Sole del 2001.