Immagine della superficie del satellite più grande di Saturno. |
Saturn VI - Satellite del pianeta Saturno.
Nella mitologia greca i Titani erano una famiglia di giganti, figli di Urano e Gaia.
Scoperto nel 1655 da Huygens.
Magnitudine: 8,3.
Diametro: 5.151 Km (è il più grande satellite del sistema di Saturno).
Massa: 1,35*1023 Kg.
Raggio medio dell'orbita: 1.221.850 Km.
Periodo orbitale: 15,94 giorni.
Temperatura media in superficie: -178°C.
Titano è il secondo più grande satellite del Sistema Solare ed è il solo con Ganimede (luna di Giove) a superare i 5.000 Km di diametro. Sebbene sia classificato come satellite, ha un diametro maggiore dei pianeti Mercurio e Plutone. Possiede un'atmosfera composta principalmente da azoto e idrocarburi che gli conferiscono la particolare tonalità di arancio. La pressione atmosferica è circa 1,6 bar e cioè maggiore del 60% rispetto a quella terrestre.
Missioni spaziali che lo hanno interessato: il modulo Huygens, rilasciato dalla sonda Cassini (missione congiunta NASA/ESA/ASI), è atterrato sulla sua superficie il 14 gennaio 2005, scattando per la prima volta nella storia centinaia d'immagini e rivoluzionando le nostre conoscenze sul satellite.
Al momento della seconda revisione della pagina, 31/03/2007, si apprende che alla fine del gennaio 2007 la missione Cassini ha mappato circa un sesto della superficie del satellite, effettuando ben venticinque sorvoli di Titano. Potendo disporre di dati ad alta risoluzione solo per una piccola zona ogni volta, ad ogni sorvolo i tecnici degli enti spaziali interessati (NASA, ESA e ASI) possono ricostruire solamente un pezzettino della superficie del satellite. Ma, con la tecnica della composizione grafica, in seguito è possibile aggiungere ogni nuovo lembo ai precedenti, ricostruendo pian piano l'intera superficie in alta risoluzione spaziale. Le informazioni riportate di seguito sono state ricavate dalla rivista astronomica "Le Stelle", che cortesemente ringrazio.
Da quanto si è appreso sino ad ora, il satellite mostra una grane varietà di peculiarità morfologiche, come un terreno piatto e fangoso, inzuppato di metano, laghi ai poli e grandissime dune di sabbia nella fascia equatoriale. Ma quello che è ancora più singolare è notare che nessuna particolarità topografica superficiale si discosta per una lunghezza maggiore di mezzo km dalla media planetaria. Infatti sino ad ora si è scoperta una sola montagna alta oltre mille metri dalla sua base alla vetta, come si sono visti solamente tre crateri da impatto nel 15% della superficie mappata in alta definizione. E ognuna delle tre ha un diametro superiore ai 30 km di diametro. Il fatto che siano completamente assenti crateri con diametro inferiore ai 30 km è un chiaro segnale che la crosta superficiale viene rimodellata molto velocemente, come nel caso del satellite Io di Giove. Una superficie giovane e geologicamente attiva indica processi tettonici che continuano ad operare oggigiorno, e questo è suffragato da varie prove le quali indicano la presenza di vulcani attivi, caldere e materiale eruttato da poco.
Il sistema per comprendere quanto sta accadento sul satellite, pare sia quello di capire esattamente come opera il suo "ciclo idrologico", che produce
nubi di metano, con conseguenti piogge, fiumi e laghi di quel composto. E i ricercatori sono rimasti sorpresi nel constatare che effettivamente accade
quanto noi guardiamo da sempre sul nostro pianeta; solo che, al posto dell'acqua, il ciclo si basa sul CH4. E
il metano liquido è possibile solamente perché la temperatura superficiale della luna di Saturno è di oltre 180°C sotto zero.
Uno dei fatti appurati dalla missione è che il ciclo comporta inevitabilmente una perdita finale di materiale, in quanto il metano gassoso viene distrutto
alla sommità dell'atmosfera dalla radiazione ultravioletta solare. Questo, ovviamente, comporta una sorgente che reintegra il metano andato distrutto,
come sulla Terra si reintegra l'idrogeno che viene perso in eccedenza rispetto all'ossigeno, quando la radiazione ultravioletta scinde le molecole
d'acqua. Nel caso di Titano si pensa che la sorgente primaria del metano siano i vulcani, i quali erutterebbero il
CH4.
Ad una latitudine superiore al parallelo boreale di 75°, le immagini del radar della sonda Cassini hanno mostrato un'intera regione densamente
ricoperta da laghi, con un'evidente e recente attività fluviale. Come riferito da Steve Wall (del Jet Propulsion Laboratory della NASA) si
"osservano laghi con perimetri ben definiti, laghi che contengono isolotti, piccoli canali tra i vari laghi che li alimentano". Un sistema che nulla
ha da invidiare alle zone ad alte latitudini dell'emisfero boreale terrestre (Canada, Finlandia, Russia, ...).
Si suppone che un'analogo sistema lacustre e fluviare sia presente anche nell'emisfero meridionale, ma ciò sarà confermato (o smentito) solamente quanto
la sonda mapperà anche quella regione.
Esistono pure dune di sabbia vicino all'equatore del satellite, le quali fanno intuire la presenza di un vento globale che soffia da ovest verso est.
Un altro ricercatore, Caitlin Griffith dell'Università dell'Arizona, sostiene che ci siano molte nubi di tipo convettivo: sulla Terra queste si formano quando le colonne d'aria calda si alzano dal suolo. Nel caso di Titano parrebbe che alcune nubi si librino stabilmente sopra particolari zone. Griffith ipotizza che esse siano dovute a un fenomeno di degassamento vulcanico. E questo è un altro fatto che rende il satellite un corpo da studiare veramente a fondo. La missione Cassini ha già "portato a casa" una messe grandissima di dati, con scoperte di grandissimo valore scientifico, per il cui la sua effettuazione ha ampianìmente ripagato i ricercatori che vi hanno dedicato tanti anni per progettarla e, in seguito, realizzarla.
Per approfondire l'argomento, andate alla pagina dedicata a Saturno e ai suoi satelliti.