Venerdì 3 novembre 1995, alle ore 20.30, nella sala polifunzionale di
Talmassons è partita la rassegna culturale " In siarade ", con l'appuntamento inaugurale è
organizzato da noi del C.AS.T. - Circolo Astrofili Talmassons.
La serata è stata aperta dal saluto del sindaco Elisabetta Dose, mentre la presentazione del
relatore è stata effettuata dal Presidente del C.AS.T. Stefano Codutti.
Ad aprire il ciclo di quest'anno, è stato chiamato un personaggio
d’eccezione : il dottor Steno Ferluga, scienziato di spicco nel panorama nazionale, con un
argomento affascinante e misterioso allo stesso tempo: "Siamo soli nell’Universo?"
Nella conferenza si sono valutate, in base alle attuali conoscenze
scientifiche, le possibilità che la Vita e l’Intelligenza possano manifestarsi, un dato momento
e in un certo luogo dell’Universo.
Infatti per stimare quante civiltà possano teoricamente essere presenti
in un dato momento della storia, bisogna necessariamente conoscere il prodotto delle probabilità
che un certo numero di fenomeni accadano contemporaneamente. Questi fenomeni interessano sia
l'aspetto puramente "astronomico" del caso, che l'aspetto prettamente "biologico".
Si può però notare subito che le condizioni "fisiche" del nostro
universo sono proprio quelle che possono permettere la nascita della vita e la sua evoluzione
biologica. I valori delle costanti fisiche fondamentali sono "opportunamente tali" da permettere
all'atomo di idrogeno (che compone i 3/4 della massa dell'universo) di essere fatto e di avere
un'energia di legame tale da essere proprio così com'è. I valori di accoppiamento delle
reazioni tra le particelle fondamentali, le reazioni nucleari, le reazioni chimiche e
molecolari sono tutti compresi all'interno di una "ristretta fascia", con valori tali da
permettere il formarsi la vita come noi la intendiamo.
Questa situazione è talmente "casuale" che qualcuno si è pure chiesto
se ciò sia dovuto ad una mera casualità oppure se dietro di ciò ci sia qualcos'altro.
Qui si è appena accennato ad altri due temi scottanti : la visione religiosa (noi esistiamo
solo perchè creati da un'Entità Superiore ? , Divina ?) e il "principio antropico" (noi
esistiamo perché l'universo è fatto proprio per permettare alla vita alla vita di esistere;
in altre parole, se noi non esistessimo non potremmo conoscere e capire l'universo, quindi
nessuno potrebbe accorgersi che questo universo è fatto proprio per ospitare la vita, e per
di più cosciente).
Senza toccare la parte filosofica che in questo contesto non è stata
trattata, dato che si affronta l'argomento solamente da un punto di vista statistico, ci sono
molti altri fattori da tener presente. Di seguito ne verranno accennati alcuni di quelli
affrontati durante la conferenza e verranno affrontati in modo semplice.
Uno dei parametri astronomici che bisogna stimare è la probabilità che
tra tutte le possibili "varianti" si formi una galassia "quieta", cioè che non ospiti per un
lungo periodo al proprio interno fenomeni energetici particolarmente violenti (come i quasar,
le galassie di Seyfert e le radiogalassie. Il tempo necessario, se ci basiamo sul caso della
terra, dovrebbe aggirarsi sul valore di qualche miliardo d'anni.
All'interno della galassia, ma ad una distanza abbastanza lontana dal
suo nucleo, si deve formare una stella abbastanza massiccia da permettere la stabilità di
produzione di energia necessaria per un tempo adatto, sempre stimabile in qualche miliardo
d'anni (come ad esempio fanno proprio le stelle di tipo solare); infatti esse hanno una massa
tale da non essere né troppo massiccie (altrimenti non vivrebbe abbastanza a lungo e produrrebbe
troppe radiazioni ultravioletta, X e gamma letali per le catene biologiche), né troppo poco
massiccie (tipo le stelle nane, altrimenti produrrebbero troppa poca energia per "riscaldare"
la superficie del pianeta e permettere i fenomeni biologici).
Durante l'evoluzione della stella (e dei suoi pianeti) essa non
dev'essere interessata da fenomeni violenti nei sui paraggi, tipo incontri gravitazionali
ravvicinati con altre stelle (escludiamo statisticamente che possano addirittura collidere),
tipo la permanenza prolungata in zone ad alta densità di polveri e gas (tali da poter
addirittura inibire la formazione di un disco protoplanetario), tipo essere così vicine ad una
supernova in esplosione da "sterilizzare biologicamente" i suoi pianeti dall'incredibile flusso
di raggi gamma che si formano in questo fenomeno.
Come accennato poc'anzi, queste stelle debbono essere accompagnate da
un sistema planetario, con almeno un pianeta che deve trovarsi ad una distanza ottimale dalla
stella, tale da poter avere un'opportuna temperatura superficiale. Infatti se la temperatura
alla superficie è troppo bassa le reazioni biochimiche, e successivamente biologiche, vengono
enormemente rallentate (al punto da impedire praticamente la vita come la intendiamo solitamente),
mentre se la temperatura è troppo alta le catene biologiche si spezzano troppo frequentemente,
impedendo la formazione di lunghe catene "organiche" adatte alla vita (come ad esempio l'RNA e
il DNA). Questa fascia è detta in gergo di "abitabilità".
Un altro requisito che deve essere soddisfatto, almeno per una vita di
"tipo terrestre", è che il pianeta disponga di una sufficiente quantità d'acqua, elemento
necessario per permettere la prima formazione organica e la prima evoluzione biologica.
A questo punto, se l'evoluzione dura un tempo sufficiente, ci può essere
la probabilità che le "forme di vita" evolvano fino ad uno stadio di vita superiore; lo stadio
successivo è l'evoluzione delle forme di vita ad un livello di "coscienza", generando forme di
vita intelligente.
Se queste forme di vita intelligente arrivano alla formazione di
strutture stabili e sociali, potrebbero formarsi civiltà tecnologiche come la nostra, che si
pongono a loro volta il problema del perchè esistano e se esista qualche altra civiltà oltre la
loro.
A questo stadio i nostri scienziati pensano che, se la civiltà in
oggetto non si autodistrugge a causa di tensioni sociali devastanti (guerre impieganti armamenti
di distruzione di massa), potrebbe conquistare lo spazio e colonizzare almeno i pianeti del
proprio sistema stellare. Ove si pensasse alla costruzione di astronavi "generazionali", cioè
dove abiteranno più generazioni consecutive nate sulla stessa astronave, potrebbero essere
colonizzati i pianeti delle stelle più vicine alla loro.
Il problema più grande per la colonizzazione su grande scala della
galassia è che le leggi fisiche che conosciamo attualmente non ci permettono (almeno per ora)
di superare la velocità della luce, quindi sia i viaggi all'interno della galassia che l'invio
di segnali "intelligenti" diventano estremamente problematici, al punto da essere impossibili
nella pratica oltre un certo limite.
Quindi una delle cause che ci hanno impedito di scoprire altre civiltà
potrebbe essere proprio questa, oltre naturalmente la condizione più negativa della situazione;
ovverossia che la nostra è l'unica civiltà esistente attualmente nella nostra galassia o
addirittura in tutta la nostra "bolla" di universo !
Facendo la composizione delle singole probabilità sopra menzionate (e
di altre non citate), cioè moltiplicando fra di loro le singole probabilità, si ottiene un
numero piccolissimo. In ogni caso questa cifra è sicuramente positiva (dato che il nostro
pianeta ospita la vita), e non si deve escludere a priori che oltre a noi possano esistere
altre civiltà all'interno della nostra galassia proprio in questo momento.
L'equazione risultante è frutto di un notevole lavoro di studio,
astronomico, geologico, chimico e biologico. Per ora, mancando altri riscontri, non si può
affermare con sicurezza né che le altre cività esistano, né che non esistano. Possiamo solo
calcolare la probabilità media che questo "fenomeno" si generi spontaneamente all'interno di
ciascuna galassia.
E tale linea di azione, che presuppone un così alto numero di "se, ma e
forse" nelle proprie ipotesi, è stata aspramente criticata da alcuni ricercatori.
Il Dottor Ferluga ha citato anche gli studi di altri scienziati che, proprio per la
interdipendenza di tanti, troppi, fattori casuali, sono giunti alla conclusione (accettabile o
meno dipenderà dalla singola persona) che la nostra civiltà è l'unica esistente nella nostra
galassia (e forse nell'intero universo), proprio perchè "generata" da una sequenza così
improbabile circostanze che, di fatto, ci inducono a ritenere di essere unici nell'immenso
oceano dello spazio. Anche se quest'opinione potrà far rabbrividire, dev'essere considerata
come le altre.
La tematica, nonostante sia stata già trattata in molte conferenze
pubbliche e in convegni per ricercatori, è stata proposta dal professor Ferluga sotto nuovi
punti di vista e quindi Talmassons, nell’ambito della divulgazione pubblica, è stata teatro di
un’anteprima nazionale sull’argomento, in quanto sono stati illustrati studi recentissimi
ancora sconosciuti al grande pubblico.
E dato che poche settimane fa egli ha partecipato alla trasmissione
"Misteri" di Rai 2 condotta dalla giornalista Lorenza Foschini, programmata il 16-17-18 ottobre
scorsi, durante la quale è stato esaminato il "famoso" filmato dell’autopsia di un presunto
alieno ritrovato a Roswell ( U.S.A.) nel 1947, il pubblico non ha mancato di porre domande
sulla questione.
Alla fine il professor Ferluga, in risposta alle domande del pubblico
intervenuto, ha portato in discussione l'affascinante e controverso fenomeno "U.F.O.", e il
caso Roswell in particolare, anche se tiene a sottolineare che i binari della discussione hanno
seguito un’impostazione esclusivamente scientifica.
Dato il grandissimo interesse suscitato dalla serata (le quasi trecento
persone intervenute hanno riempito completamente la sala), il professor Ferluga ha dato la
propria disponibilità, sempre in un ambito rigorosamente scientifico, a partecipare il prossimo
anno a Talmassons ad una serata dedicata esclusivamente al "fenomeno Ufo" ed ai "fenomeni
paranormali".