Il Charge-coupled device (dispositivo ad accoppiamento di carica) è un apparato elettronico
estremamente sensibile che ha rivoluzionato l'astronomia negli anni '90 dello scorso secolo.
Le camere CCD sono costituite principalmente di chip al silicio sensibili alla luce, le quali
trasformano i fotoni che arrivano sulla superfice del chip in segnali elettronici digitali che
possono essere usati per ottenere immagini di oggetti astronomici o analizzare quanta luce viene
emessa da questi oggetti.
Il CCD richiede l'uso del computer per la raccolta e la riduzione di dati e per questo la spesa
può essere maggiore rispetto a quella richiesta per la più classica fotografia, ma il CCD può
"vedere" oggetti molto più deboli rispetto a quelli possibili con la fotografia.
CCD privi di filtro tendono ad essere più sensibili al rosso rispetto all'occhio umano.
Per approfondire la tematica andate all'articolo: Concetti fondamentali sul CCD di Giuseppe Sala.
La definizione è stata tradotta dalla pagina del glossario del sito internet di MPC/CBAT/ICQ.
A loro volta alcuni riferimenti per alcune delle definizioni di questo Glossario vennero prese
da altre fonti; in particolare dall'annuale Astronomical Almanac (Washington: U.S.G.P.O.),
da The Explanatory Supplement to the Astronomical Almanac, ed. di P. K. Seidelmann (1992,
Mill Valley, CA; University Science Books), da A Manual of Spherical and Practical Astronomy,
di W. Chauvenet (1960, New York: Dover), 1, 603 e dallo Spherical Astronomy di E. W.
Woolard e G. M. Clemence (1966, New York: Academic Press).
Si ringraziano tutti gli autori e si ricorda che essi detengono i diritti d'autore sulle rispettive parti.