Questa pseudo-legge empirica prende il nome dai due astronomi che per primi ne evidenziarono l'esistenza, nel XVIII secolo, basandosi sui dati disponibili riguardo alle distanze dei pianeti allora conosciuti. Essa può essere espressa nel modo seguente: si consideri la successione di numeri che si ottiene dalla seguente formula generale:
dove a n vengono sostituiti, progressivamente, i valori: -infinito, 0, 1, 2, 3, 4, 5, 6. I valori che si ottengono in questo modo per dn risultano essere, rispettivamente: 0,4; 0,7; 1; 1,6; 2,8; 5,2; 10; 19,6; ... I valori dei semiassi maggiori dei pianeti fino a Urano, in Unità Astronomiche (circa 150 milioni di chilometri) sono i seguenti:
Mercurio: 0,39 Venere: 0,72 Terra: 1,00 Marte: 1,52 Giove: 5,20 Saturno: 9,54 Urano: 19,2
Come si vede, questi valori sembrano disporsi quasi esattamente secondo i valori previsti dalla relazione trovata da Titius-Bode. Il fatto che al tempo in cui la legge fu identificata non fosse noto alcun pianeta con semiasse maggiore pari a 2,8 UA, stimolò diversi osservatori a intraprendere una ricerca sistematica di questo pianeta "mancante". La scoperta del primo asteroide, Cerere, sembrò all'epoca un'ulteriore prova della correttezza della "legge" di Titius-Bode.
In seguito, la scoperta di Nettuno, col suo semiasse maggiore di 30 UA, inflisse un primo colpo alla "legge". In seguito, anche Plutone risultò abbastanza differente da quanto ci si sarebbe potuto ottenere per il primo pianeta dopo Urano, secondo Titius-Bode.
Bisogna dire chiaramente che non esiste alcuna ragione per cui le distanze dei pianeti debbano seguire un andamento descritto da una relazione come quella di Titius-Bode. Per questo motivo, la coincidenza così stretta tra le previsioni della "legge" e i pianeti fino a Urano è stata a lungo considerata come una coincidenza piuttosto sorprendente. Oggi, le simulazioni numeriche dei processi di accrezione planetaria effettuate mediante calcolatore indicano che la crescita di sistemi planetari come il nostro tende a compiersi in modo tale che i pianeti che risultano alla fine vengono ad avere effettivamente delle orbite che seguono relazioni di questo tipo.
Da questo punto di vista, dunque, sembra che non ci siano più misteri e la "legge" di Titius-Bode viene considerata ormai come poco più che una curiosità.
Questa scheda è stata trascritta dall'articolo "Le origini del Sistema Solare" di Alberto Cellino, pubblicato sulla rivista Nuovo Orione n° 106, a pagina 28 (marzo 2001). Si ringraziano l'autore e l'editore per la gentile concessione.