NOTIZIARIO

ANNO IX - NUMERO 28
2° SEMESTRE 2001


IL CIELO AUTUNNALE

L'arrivo della stagione fredda coincide con due situazioni opposte che riguardano i tre pianeti preferiti dagli astrofili: Marte, Giove e Saturno.

Il primo è in costante allontanamento dalla Terra, superando la distanza di 160 milioni di km, e cioè oltre il doppio di quanto non accadesse pochi mesi fa; il suo diametro è inferiore ai 10 secondi d'arco, rendendo la sua osservazione adatta solo ai più esperti, senza contare che si sta abbassando sempre più verso l'orizzonte a sud ovest.

Esattamente l'opposto avviene con i due giganti gassosi, in opposizione a dicembre (Saturno, nel Toro) e a gennaio ( Giove, nei Gemelli).

Sono già ben visibili guardando ad est qualche ora dopo il tramonto, anche se solo nella seconda parte della notte sono alla loro massima altezza, e quindi migliore visibilità.
Coloro che fossero interessati a studiarli debbono approfittare di questo periodo di avvicinamento per perfezionare le proprie tecniche e non arrivare impreparati all'opposizione invernale, sfruttando anche il fatto che nella seconda parte della notte il cielo solitamente è più stabile, quindi si presta meglio ad osservazioni in alta risoluzione.

Lasciando il sistema solare e guardando più lontano, notiamo che il cielo in questo periodo è povero di astri luminosi: costellazioni come Acquario, Pesci e Balena sono difficilmente riconoscibili, diversamente da Orione, Toro, Gemelli che sono meglio visibili a tarda notte oppure in pieno inverno.

In questa stagione sono ben alte in cielo le due galassie "normali" più vicine alla nostra: M31 in Andromeda e M33 nel Triangolo.

Sebbene siano entrambe galassie a spirale distanti circa due milioni e mezzo di anni luce dalla nostra, il loro aspetto è radicalmente diverso: la prima splende di quarta magnitudine ed è facilmente visibile ad occhio nudo da un cielo medio, la seconda è due magnitudini meno brillante e può essere appena intuita solo da cieli ottimi.

M31 infatti è una spirale veramente enorme, al telescopio può essere seguita per un'estensione di due gradi, mentre nelle foto più profonde si arriva a tre gradi; a quella distanza un grado equivale a 50 mila anni luce, da cui ne ricaviamo che supera di parecchio la nostra.
Solo il bulge centrale, facilmente visibile ad occhio nudo o col binocolo, misura almeno 10 primi, un terzo della Luna piena. Osservandola con il telescopio noteremo il suo alone molto allungato e praticamente uniforme, ma facendo più attenzione vedremo due lunghissime bande oscure, costituite da polvere, che la solcano parallelamente al suo asse maggiore.

Molto interessante è la presenza nello stesso campo di vista delle due maggiori galassie satelliti, M32 e M110; sono entrambe ellittiche e di ottava magnitudine, ma mentre la prima è tonda e brillante, la seconda è più estesa e molto allungata, risultando così meno brillante.

La galassia del Triangolo è un oggetto molto particolare: riesce ad essere scialbo anche da buoni cieli di campagna, principalmente a causa dell'assenza di un bulge centrale. Infatti si mostra pressoché uniforme per tutti i suoi 60 primi di estensione, sempre che non la si osservi da cieli ottimi e telescopi almeno di medie dimensioni: in quel caso spuntano due timidi bracci di spirale che partono da una barra centrale.

Inoltre è ricca di brillanti regioni HII, la più grossa delle quali, NGC 604, è visibile in direzione nord-est vicino ad una stella di decima magnitudine.
Solo con lunghe pose fotografiche o con CCD si riesce ad apprezzare bene lo sviluppo delle sue braccia e tutte le loro intricate strutture.

Se il nostro cielo non è granché possiamo sempre ripiegare nel vicino Perseo, dove si trova il famoso Doppio Ammasso: è stato catalogato come Acca e Chi Persei in quanto scambiato per due stelle vicine.
Ma un semplice sguardo al binocolo ci regala la visione di qualche decina di stelle disposte in due gruppi adiacenti, mentre l'osservazione al telescopio ci svela che le stelle sono diverse centinaia; in effetti quelli che stiamo osservando sono due fra gli ammassi aperti più ricchi della galassia, e anche fra i più giovani, anche se non manca qualche gigante rossa a fare capolino fra le numerose compagne azzurre.

Il pianeta Giove ripreso nell'autunno 2000 dal socio Enrico Perissinotto di Premariacco (Ud) con un telescopio Celestron da 11", in proiezione d'oculare Takahashi da 12 mm e Focale eq.= 29.000 (F/103).
Pellicola: Kodak Elite Chrome 400 Asa, Tempo d'esposizione di 1 secondo per esposizione.

Compositazione di quattro singole immagini.
Il nord è in basso.

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Paolo Beltrame

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Copyright © 2001 by Paolo Beltrame (testo), Rolando Ligustri (immagini) e Lucio Furlanetto (adattamento web)

Pagina inserita in rete: 10 novembre 2001; ultimo aggiornamento (2°): 19 novembre 2001