Cook e il quadrante scomparso

Nei Mari del Sud per osservare Venere davanti al Sole

di Gianfranco Benegiamo


Captain James Cook


L’isola scoperta nei Mari del Sud, Tahiti, fu raggiunta dal capitano James Cook per osservare il transito di Venere (ritratto eseguito nel 1782 dal pittore John Webber - cortesia http://www.portrait.gov.au/).


Il primo viaggio di Cook attorno al mondo, almeno secondo la versione ufficiale, aveva la finalità di osservare il transito di Venere: ma gli ordini contenuti in una busta sigillata, affidata al comandante del vascello Endeavour con l’ordine di aprirla solo dopo l’allineamento astronomico, individuavano nella ricerca del "Continente australe" (secondo alcuni la sua esistenza era necessaria a riequilibrare l’estensione delle terre emerse nell’emisfero meridionale) il principale obiettivo che l’Ammiragliato inglese si attendeva di raggiungere con la spedizione.

Nella rassegna delle principali terre scoperte sino allora nel Pacifico del Sud, pubblicata circa un anno prima la partenza di Cook, il cartografo e navigatore scozzese Alexander Dalrymple esprimeva la ferma convinzione che tra 28 e 40 gradi di latitudine sud dovevano trovarsi le coste settentrionali di un grande continente sconosciuto.

Nonostante le raccomandazioni della Società Reale, perché il comando della spedizione fosse affidato allo stesso Dalrymple, l’Ammiragliato gli preferì un ufficiale della marina militare: probabilmente era ancora vivo il ricordo dei problemi sorti a bordo del vascello affidato al comando di Edmond Halley, un civile, per rilevare l’andamento della declinazione magnetica nell’Oceano Atlantico.

Dalrymple era troppo orgoglioso per accettare una posizione subordinata nella spedizione, ma si premurò di consegnare una copia del suo libro, An Account of the Discoveries made in the South Pacifick Ocean previous to 1764, al botanico che avrebbe preso parte al rischioso viaggio.

Gli insoddisfacenti risultati ottenuti nel 1761 e l’avvicinarsi di un nuovo passaggio di Venere davanti al Sole, opportunità che non si sarebbe più ripetuta per oltre un secolo, spinse la Società Reale di Londra a nominare una commissione tecnica cui assegnò il compito di individuare le azioni da intraprendere per trovare un valore più affidabile dell’unità astronomica fondamentale.


Transito 1769


Il programma Occult rappresenta in questo modo le condizioni di visibilità del transito di Venere osservato il 3 giugno 1769 da James Cook e dall'astronomo Charles Green.


Gli esperti della commissione raccomandarono l’invio di osservatori nelle isole dei Mari del Sud che Thomas Hornsby, professore nell’Università di Oxford, aveva individuato tra le regioni più adatte allo studio del fenomeno. Nei primi mesi del 1768, dopo l’autorizzazione del sovrano Giorgio III al finanziamento dell’impresa, l’Ammiragliato assegnò il comando della spedizione al luogotenente James Cook, mentre la Royal Society individuò in Charles Green l’astronomo ufficiale e in Tahiti il luogo ottimale per osservare il transito.

Il 26 agosto sulla banchina del porto di Plymouth attendevano d’imbarcarsi, oltre all’assistente distaccato dall’Osservatorio di Greenwich, il danese Daniel Solander, il botanico Joseph Banks e il pittore naturalista Sydney Parkinson.

L'equipaggiamento di Green, cui spettava anche il compito di eseguire le complicate operazioni necessarie a calcolare la longitudine, comprendeva telescopi, sestanti, barometri, bussole per misurare inclinazione e declinazione magnetica, quadranti e orologi. Il 12 aprile la nave inglese gettò le ancore nella Royal Bay, poi ribattezzata Matavai, e poco dopo gli uomini dell’equipaggio iniziarono la costruzione di un accampamento, passato poi alla storia come Fort Venus, dove sistemarono tutto quanto occorreva per determinare gli istanti del transito.

Il voluminoso orologio a pendolo fu alloggiato all’interno di una tenda, mentre il quadrante trovò posto sopra un barile di rum riempito con della sabbia bagnata per rendere il supporto più stabile: diverse sentinelle sorvegliavano il campo e una, in particolare, doveva badare agli strumenti astronomici. Nonostante queste precauzioni capitò che una notte alcuni abitanti dell’isola, descritti come amichevoli e timidi, riuscirono a portare via da sotto il naso delle guardie il quadrante: strumento della massima importanza usato per misurare la distanza angolare tra corpi celesti e l’altezza di questi sopra l’orizzonte.

Cook requisì subito le canoe dei nativi e prese in ostaggio alcuni dei loro capi: solo dopo molte ore di trattativa si riuscì, ottenendo la restituzione di un pezzo per volta, a rimontare completamente il prezioso quadrante.


Fort Venus


Nell'accampamento costruito dalla spedizione di Cook, chiamato Fort Venus, trovarono una sistemazione tutte le attrezzature necessarie per determinare gli istanti del transito (cortesia State Library of New South Wales).


Il 3 giugno 1769 Cook e Green seguirono il passaggio di Venere davanti al Sole e nei resoconti fu annotato che quel giorno nemmeno una nuvola attraversò il cielo, ma nonostante ciò la durata del transito misurata dai due risultò leggermente differente a causa delle incertezze incontrate nel determinare l’istante esatto dell’ultimo contatto.

Le osservazioni condotte da Cook e Green, nonostante le difficoltà causate dal fenomeno della "goccia nera", forniranno un contributo di notevole importanza alla elaborazione complessiva dei dati raccolti nelle più remote località della Terra. Un mese dopo l’Endeavour rivolse la prua verso sud-ovest per raggiungere la Nuova Zelanda, dove Cook aveva il compito di disegnare mappe più affidabili per le coste avvistate oltre un secolo prima dall’esploratore olandese Abel Janszoon Tasman, e da qui il 9 novembre seguente Green osservò anche il passaggio di Mercurio davanti al Sole.

Un anno dopo il vascello urtò una barriera corallina, mentre percorreva ancora le insidiose rotte dell’emisfero australe, rischiando di porre anzitempo termine all’impresa: i danni subiti dallo scafo costrinsero il comandante a dirigersi verso il porto di Giakarta, ubicato sulla costa settentrionale di Giava, e qui le malsane condizioni dell’isola indonesiana provocarono numerosi decessi, principalmente dovuti a malaria e dissenteria, tra i membri dell’equipaggio.

Il 29 gennaio 1771, poche settimane dopo avere ripreso il mare alla volta dell’Inghilterra, morì anche l’astronomo ufficiale della spedizione: uno dei più ambiziosi progetti scientifici del XVIII secolo, misurare l’esatta dimensione dell’orbita terrestre e di tutto il sistema solare, sottopose molti avventurosi scienziati a viaggi estenuanti che talvolta, come nel caso di Green, terminarono tragicamente.

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Gianfranco Benegiamo

Marzo 2004


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Pagina caricata in rete: 19 marzo 2004; ultimo aggiornamento (1°): 20 marzo 2004