In giugno il Sole tramonta molto tardi, accorciando notevolmente la durata della notte astronomica e costringendo a ritardare le uscite per le osservazioni.
Continuano a dominare la scena i due pianeti della primavera: Venere ad ovest e Marte a sud.
Il primo, sempre luminosissimo, è alla sua massima distanza apparente dal Sole e all'osservazione telescopica si mostra come la Luna al primo quarto, mentre nel mese di luglio diventerà una falce sempre più stretta e si abbasserà sull'orizzonte.
Marte è molto più debole, sebbene sia al livello delle stelle più luminose; all'inizio di giugno è in congiunzione con Spica, l'alfa della Vergine, in seguito si allontanerà verso est.
A est, subito dopo il tramonto, diventa visibile il triangolo estivo, figura caratteristica ai cui vertici si trovano Vega, Altair e Deneb, rispettivamente nelle costellazioni della Lira, dell'Aquila e del Cigno.
In realtà le prime due sono tra le stelle più vicine al Sole, con una distanza di 25 e 16 anni luce rispettivamente, perciò sono stelle alcune volte più luminose della nostra stella pur rientrando nella norma.
Deneb invece è una delle stelle più lontane che si possano osservare ad occhio nudo, con i suoi 1.600 anni luce di distanza; infatti è visibile per il fatto di essere una supergigante azzurra, decine di migliaia di volte più luminosa del Sole.
La Lira contiene M 57, una delle nebulose planetarie più facili da osservare; al limite della percezione in un binocolo per le ridotte dimensioni, diventa abbastanza evidente solo ad almeno 100 ingrandimenti, con i quali assume le sembianze di un anello di fumo.
Anche il Cigno contiene delle nebulose, anzi è forse la costellazione che ne è più ricca; purtroppo sono tutte molto deboli ed è necessario un cielo di montagna e la complicità di un filtro tipo UHC o O-III per godersele appieno.
La più grande è la Nordamerica, accompagnata dalla debole Pellicano; si trovano un paio di gradi ad est di Deneb e sono osservabili al meglio con un grosso binocolo, misurando qualche grado di estensione.
Nella zona di Sadr (gamma Virginis) c'è il gruppetto di IC 1318, che presenta tre grosse condensazioni ben visibili in foto, ma difficili visualmente.
Più a sud, in corrispondenza della 52 Cigni, troviamo la Velo: si presenta come due filamenti, lunghi circa un grado, che ad alto ingrandimento si presentano molto intricati e sfilacciati, tanto più quanto è grosso lo strumento di osservazione e specialmente con un filtro O-III.
Tutta la zona è attraversata dalla Via Lattea, per cui già al binocolo è visibile una grande quantità di stelle, spesso raggruppate in ammassi, come M 29 vicino a Sadr e M 39 a nord di Deneb.
Al centro del triangolo estivo c'è la Volpetta, nella quale c'è l'altra grande planetaria estiva: la M 27.
Notevolmente più grande di M 57, presenta una forma differente: assomiglia ad un torsolo di mela, diventando un ovale solo con l'utilizzo di un filtro nebulare.
Muovendoci a ovest della Lira entriamo in Ercole, costellazione piuttosto debole ma che racchiude due autentici gioielli nei suoi confini: sono M 13 e M 92, i globulari meglio visibili dal nostro emisfero.
Al limite della visibilità ad occhio nudo (sono di magnitudine 5.8 e 6.5), sono ben visibili con un binocolo, ma è al telescopio che mostrano la loro vera natura: oltre i 50 ingrandimenti perdono l'aspetto di nebulose tondeggianti e mostrano le prime stelle periferiche.
Immagine della nebulosa M 17 - Omega, ripresa da Paolo Beltrame con Telescopio Riflettore Newton da 200 mm - f/5. Pellicola Kodak Multispeed (PJM-2) e posa di 13 minuti. |
Con qualsiasi telescopio è consigliabile usare ingrandimenti decisi, pari almeno al diametro dell'obbiettivo in millimetri; solo così potranno essere risolti in centinaia di stelle, spesso disposte a catenelle.
Solo leggermente meno appariscente è M 5 nel Serpente, mentre nel vicino Ofiuco c'è una grossa concentrazione di questi oggetti: i più luminosi (seppure molto meno dei precedenti) sono M 10 e M 12, mentre M 14, M 9 e M 107 sono più difficili da risolvere; infine M 19 e M 62 sono di nuovo ricchi di stelle ma molto bassi per cui perdono gran parte della loro bellezza.
La Via Lattea, dopo avere attraversato Cigno e Aquila passa per lo Scudo, arrivando infine nel Sagittario; qui qualsiasi binocolo mostrerà parecchi oggetti nebulosi, tanto che c'è l'imbarazzo della scelta.
Si parte dai globulari, con M 22 in testa, seguito dal compatto M 28 e da altri ancora però molto bassi; si prosegue con gli aperti, con M 23 e M 25 a pochi gradi l'uno dall'altro, per finire con le nebulose vere e proprie, come la grande M 8 (Laguna), la luminosa M 17 (Omega), e le meno evidenti M 20 (Trifida) e M16 (Aquila), quest'ultima nel vicino Serpente; basta avere un po' di pazienza e una mappa della zona a disposizione.