NOTIZIARIO

ANNO VIII - NUMERO 25
1° TRIMESTRE 2001


IL CIELO PRIMAVERILE

Il mese di marzo ci da l'ultima occasione per osservare comodamente i tre pianeti più luminosi del sistema solare.
Venere, infatti, che brilla al massimo subito dopo il tramonto, si sta avvicinando rapidamente al Sole: già ora si mostra come la Luna di tre giorni e la falce si assottiglierà ogni giorno di più, per sparire quasi completamente alla congiunzione a fine mese.
Con aprile il pianeta passerà al cielo mattutino e da metà mese si potrà osservarlo con una certa comodità, prima dell'alba beninteso.

Il pianeta Giove ripreso nell'autunno 2000 dal socio Enrico Perissinotto di Premariacco (Ud) con un telescopio Celestron da 11", in proiezione d'oculare Takahashi da 12 mm e Focale eq.= 29.000 (F/103).
Pellicola: Kodak Elite Chrome 400 Asa, Tempo d'esposizione di 1 secondo per esposizione.

Compositazione di quattro singole immagini.
Il nord è in basso.

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Giove e Saturno seguiranno la stessa sorte, anche se con un ritmo più lento, per cui questo è il momento migliore per osservarli prima che se ne tornino troppo vicini al Sole.

Ma attendiamo il calare della notte e guardiamo più lontano; ad ovest ci sono Orione ed il Toro, con la via lattea invernale.
Queste costellazioni tramontano presto lasciando un grande vuoto: infatti sono pochissime le stelle molto brillanti, come Regolo, Arturo e Spica ed il cielo è ricco di costellazioni deboli e sconosciute.
Il motivo è che il nostro sguardo va in direzione perpendicolare al sottilissimo piano della Via Lattea, incontrando poche stelle prima di perdersi nell'alone, dove soggiorna solo qualche ammasso globulare. Poiché non ci sono polveri a oscurare la luce degli oggetti lontani, possiamo osservarli al meglio.

Nella Lince, al confine con i Gemelli, si trova l'ammasso globulare NGC 2419, di decima magnitudine. Visibile con un comune 114, non si riesce però a risolverlo in stelle neanche in strumenti molto grossi; infatti questo è il globulare più lontano che si conosca, 290.000 anni luce dal Sole ed è stato battezzato "trampolino intergalattico".

Scendiamo nel Cancro, dove troveremo un paio di ammassi aperti alla portata di un binocolo. Il primo è M44, il Presepe, grande due volte la Luna piena e visibile (come una macchia sfumata) ad occhio nudo. Le sue stelle brillano da 550 anni luce di distanza, e le più luminose splendono 100 volte più della nostra stella.

Pochi gradi a sud c'è M 67, quattro volte più lontano e molto più compatto. Con un piccolo telescopio è ben visibile una luminosa stella sul bordo dell'ammasso ma quest'ultima è molto più vicina a noi. Una particolarità di questo ammasso aperto è che la sua età raggiunge i 4 miliardi di anni, uno dei valori più alti in assoluto, sorpassato solo dai globulari.

Concentriamoci ora sulla costellazione più caratteristica di questi mesi: il Leone. Ai due estremi si trovano Regolo e Denebola, stelle bianco azzurre e quindi piuttosto calde. Più a nord splende invece Algieba, che è invece una gigante rossa, con un diametro una ventina di volte quello della nostra stella.

Ora puntiamola con un telescopio e spostiamoci di quasi un grado ad est: troveremo la coppia di galassie NGC 3226-3227; sono distanti una cinquantina di milioni di anni-luce, sono interagenti come dimostra la loro piccolissima distanza reciproca.

Ritorniamo ad Algieba e andiamo due gradi a nord: troveremo un gruppetto di quattro galassie, detto anche Hickson 44. Le due più luminose, NGC 3193 e NGC 3190, sono di undicesima, visibili con un 20 cm; la prima è un'ellittica perciò più facile da vedere. Con un buon cielo si aggiunge una terza componente allineata con le altre due, mentre è necessario un 30 cm per vedere la quarta, molto debole.

Spostiamoci ora verso est, nella "pancia" del Leone: troveremo la coppia M 95 - M 96, distanti un grado tra loro e 30 milioni di anni-luce da noi. Sono facilmente visibili con un piccolo telescopio, ed appaiono entrambe quasi tonde, appena ovali.

Immagine digitale della galassia M 66 nel Leone, presa dal presidente Rolando Ligustri l'8 aprile del 2000, mediante un riflettore Meade da 8" di diametro, a f/6,3, impiegando un ccd SBIG ST7 in binning 2x2. Integrazione di 2 x 90 secondi.       34 KB

Un grado a nord di M 96 c'è un'altra coppia relativamente facile: M 105 e NGC 3384, la prima quasi tonda e la seconda più allungata. Uno strumento sui 25 cm almeno mostra una terza compagna, un'irregolare molto allungata.

Ancora più ad est troviamo il gruppo più bello della costellazione: M 65, M 66, NGC 3628. Le prime due sono spirali molto brillanti messe una di tre quarti e l'altra un po' più inclinata; la terza, più debole, è esattamente di profilo, e da cieli molto scuri mostra una barra di poveri che la attraversa. Tutte e tre stanno comodamente in un oculare a ingrandimento medio basso, essendo distanti tra loro un quarantina di primi.
Il gruppo sembra reale e non prospettico, e la loro distanza reciproca diventa di 300.000 anni-luce; ciò significa che se abitassimo in una di queste galassie, vedremmo le altre estendersi per decine di gradi!

Paolo Beltrame

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Copyright © 2000 by Paolo Beltrame (testo), Rolando Ligustri (immagini) e Lucio Furlanetto (adattamento web)

Pagina inserita in rete: 5 marzo 2001; ultimo aggiornamento: 6 marzo 2001