I globuli di Bok sono strutture solitamente associate a regioni HII ed hanno l'aspetto di eterei sbuffi neri, ma in realtà sono composti da giganteschi e densi agglomerati di gas e polveri che daranno origine a nuove stelle (una nuova generazione stellare). Un tipico globulo di Bok ha una dimensione di qualche anno luce e contiene una massa compresa tra 10 e 50 volte quella del Sole.
Sono composti soprattutto da idrogeno molecolare (H2), con ossidi di carbonio e elio, più una piccola percentuale di polveri di silicati (di solito l'1% del totale).
Prendono il nome da Bart J. Bok (1906-1983), l'astronomo olandese (naturalizzato americano) che per primo ipotizzò la loro esistenza negli anni quaranta del secolo scorso, suggerendo che le nubi molecolari giganti, estese varie centinia di anni luce, contenessero regioni più turbolente di densità maggiore, le quali erano in grado di accrescersi in polvere e gas sino a raggiungere una massa critica capace di originare le stelle e i sistemi planetari. Se il globulo non riesce ad attrarre una massa sufficiente, esso non genererà una stella, ma col tempo si disperderà nello spazio, come sembra stia accadendo in alcuni casi documentati.