I Gamma Ray Bursts (GRB) sono lampi nella banda gamma dello spettro elettromagnetico prodotti dai fenomeni stellari più energetici che interessino l'universo attuale: le esplosioni di supernova. Scoperti il 2 luglio 1967 da uno dei satelliti militari americani della serie Vela, all'inizio non si capì che cosa potessero essere. Lanciati dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d'America, questi satelliti dovevano assicurare che l'ex Unione Sovietica non violasse il trattato di moratoria degli esperimenti nucleari. Ma, visto che tali brevi e energetici lampi provenivano da ogni direzione del cielo e non erano legati alle attività umane, interessarono subito la comunità astrofisica, in quanto in breve si capì che il fenomeno che li produceva doveva disporre di energie colossali.
Ma fu solo decenni dopo, col lancio degli osservatori solari dagli anni novanta, quali "Compton Gamma Ray Observatory" (della NASA-National Aeronautic and Space Administration), "Beppo-SAX" (dell'ASI-Agenzia Spaziale Italiana e dell'Agenzia Spaziale Olandese) e "Integral" (dell'ESA-European Space Agency), che si cominciò a capìre cosa fossero. In particolare fu proprio Beppo-SAX a fare le prime correlazioni certe tra il lampo e l'oggetto in cielo, dato che aveva la risoluzione necessaria. Gli studi portarono all'individuazione di due meccanismi alla fonte degli GRB, i quali li suddividevano in due classi chiamate "lampi gamma brevi", della durata di meno di due secondi, e "lampi gamma lunghi", della durata compresa tra qualche secondo e qualche minuto.
I "lampi gamma lunghi" si osservano nelle regioni di formazione stellare di lontane galassie, nel momento nel quale il nucleo di una stella molto massiccia (più di 40 volte la massa del Sole) collassa definitivamente e si forma un buco nero. Pochi attimi prima del collasso della stella essa esplode in una supernova così luminosa da venir chiamata "ipernova", identificando così una nuova classe di oggetti stellari vista l'emissione energetica eccezionalmente alta.
I "lampi gamma corti" hanno la caratteristica di essere composti da fotoni di energia più alta rispetto a quelli presenti nell'altra classe di GRB. Si originano quando due stelle di neutroni si fondono tra di loro, dando vita a un nuovo buco nero, o quando una stella di neutroni si scontra con un buco nero e viene letteralmente inghiottita, facendo aumentare la massa del buco nero originario.
Ma dal 14 giugno 2006 questo quadro non spiega più un nuovo fenomeno scoperto con l'osservazione da parte del satellite Swift del GRB 060614, per il quale si è introdotta una terza classe di GRB, quelli "ibridi". Il telescopio spaziale Swift nasce da una collaborazione tra NASA, Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e Particle Physics and Astronomy Research Council (PPARC) della Gran Bretagna, e il nome swift significa sì rondone, ma pure celere, proprio perché dev'essere lesto a puntare e "catturare" le sue prede, i raggi gamma. Poter identificare la regione da cui proviene il GRB, e l'oggetto celeste che l'ha prodotto, è fondamentale per capirne l'intima natura. GRB 060614 è durato 102 secondi, pertanto all'inizio pareva essere un "lampo lungo": ma nel punto d'origine del lampo non è mai stata osservata alcuna esplosione stellare.
La galassia associata a GRB 060614 è un piccolo sistema stellare che si trova a 1,6 miliardi di anni luce nella costellazione dell'Indiano (Indus), caraterizzato da un basso tasso di formazione stellare e con troppo poche stelle massicce in grado di esplodere nelle tipiche ipernovae che danno luogo ai classici "lampi lunghi". Tra i ricercatori che hanno studiato quest'oggetto vi sono numerosi italiani, appartenenti alle università di Firenze, Milano, Roma, Trieste e Palermo. E con altri strumenti europei, il VLT (Very Large Telescope) dell'ESO (European Southern Observatory) in Cile, la galassia ospite è stata monitorata per 50 giorni, ma senza scoprire alcun segno evidente dell'ipernova che avrebbe dovuto generare il GRB lungo. L'ottima qualità del VLT ha permesso comunque di appurare che se l'ipernova fosse presente allora avrebbe dovuto essere almeno cento volte meno luminosa di quelle conosciute sino ad oggi. Come riferì Massimo Della Valle dell'Osservatorio di Arcetri, "in GRB 060614 c'è in gioco qualche fenomeno nuovo, che ancora non conosciamo: o si tratta di un nuovo tipo di fusione (NdA: tra stelle) oppure di un nuovo tipo di esplosione." E Guido Chincarini dell'Osservatorio Astronomico di Brera aggiunge: "Una possibilità è infatti quella per cui il un buco nero che si è formato cattura e ingoia gran parte della materia espulsa durante l'esplosione della ipernova prima che noi possiamo vederla."
Varie informazioni sono state tratte dalla news "Un lampo senza tuono" di Enrico Maria Corsini pubblicato su l'Astronomia n° 287, luglio 2007.
Ringraziono l'autore e l'editore per la gentile concessione.