logo 17/10/2003 Immagine di
Rolando LIGUSTRI
Ripresa dall'Osservatorio
Astronomico di Talmassons (Ud)
Sezione
Asteroidi
1937 UB-HERMES: 19 KB<BR>Cliccando lo vedrete l'immagine singola
ASTEROIDE 1937 UB - HERMES
Coordinate centrali della ripresa: AR 01h 37m 52s; DEC 02° 19' 40"; costellazione: Balena
Intervallo temporale fra le diverse riprese: 5 minuti

Stavolta il nostro presidente Rolando Ligustri ha inquadrato l'asteroide 1937 UB-Hermes, un corpo scoperto nell'anno indicato dalla sua sigla, ma da allora andato perso per 66 anni.
Ora, curiosamente, è stato riscoperto e immediatamente inseguito e "misurato": stavolta, con tutte le riprese fatte, non c'é pericolo che si "volatizzi" nuovamente. Tutte le misure astrometriche fatte, vengono inviate al MPC-Minor Planet Center di Pasadina (USA), dove l'equipe di Brian Marsden ne riduce i dati calcolandone le effemeridi, permettendo così di prevedere la sua orbita futura. Questo lavoro viene svolto sia per gli asteroidi, che per le comete, che per tutti gli altri oggetti (satelliti, oggetti transnettuniani, vettori astronautici usciti dall'orbita gravitazionale terrestre - come nel caso di J2002 E3).

Diamo ora qualche notizia storica. Esso venne scoperto il 28 ottobre 1937 dall'astronomo Karl Reinmuth dell'osservatorio di Heidelberg (Germania), il quale comunicò che ne aveva individuato la corta scia luminosa in un'immagine presa durante la notte. Venne stimato di nona magnitudine e che si trattava di un asteroide, con veloce movimento in un'orbita che intersecava quella della Terra. Venne designato come Hermes, Apollo, l'araldo degli dei greci dell'Olimpo. Il 30 ottobre 1937 l'asteroide s'avvicinò alla Terra sino a solamente due volte la distanza Terra-Luna, spostandosi in cielo addirittura di 5 gradi all'ora. Solamente le meteore e i satelliti in orbita attorno alla Terra superano questa velocità!
Allora erano conosciuti molti altri corpi che rivolvevano attorno al Sole fra le orbite della Terra e di Marte, anche avvicinandole. Ma quella di Hermes era differente, in quanto intersecava quella del nostro pianeta e questo rese la scoperta molto importante: si riconosceva che essa poteva essere pericolosa in quanto, in linea teorica, avrebbe potuto anche impattarci! Reinmuth osservò Hermes per cinque giorni, troppo poco per poterne tracciare un'orbita adeguata e infatti esso venne perso.
Uno dei motivi, forse il principale, per i quali Hermes venne perso, e mai più rivisto dopo il 1937, è che è un corpo molto poco luminoso dato che il 3 novembre 1937, appena sei giorni dopo la scoperta, esso era passato dalla nona alla ventunesima magnitudine, scendendo d'un fattore 60.000.

Hermes avvicina l'orbita della Terra ogni 777 giorni e di solito il nostro pianeta, quando l'asteroide l'attraversa, si trova molto lontano, ma nel 1937, 1942, 1954, 1974 e 1986, Hermes l'avvicinò molto. Noi sappiamo di molti di questi incontri solamente perché l'astronomo Brian Skiff del Lowell Observatory riscoprì Hermes il 15 ottobre 2003. Con i nuovi dati, e le conseguenti effemeridi calcolate, gli astronomi hanno potuto ricostruire all'indietro le varie orbite dell'asteroide sino al 1937, notando quante volte esso si è avvicinato molto al nostro pianeta. Gli specialisti del calcolo delle orbite Steve Chesley e Paul Chodas del Jet Propulsion Laboratory (JPL) della NASA, hanno usato le nuove osservazioni per tracciare all'indietro il movimento di Hermes, identificando così tutti i precedentemente sconosciuti flybys citati poc'anzi. Quello che è sorprendente è che nessuno l'aveva segnato nonostante tutti i precedenti avvicinamenti accaduti fra il 1937 e il 2003...

1937 UB-HERMES orbit: 6 KB

L'orbita di Hermes è la più caotica fra tutti i Near-Earth Asteroids (NEA, NdR: da molti designati genericamente NEO-Near-Earth Objects, comprendendo anche le comete). Questo avviene anche per le influenze gravitazionali che la Terra arreca al corpo dato lo stretto avvicinamento alla sua orbita, ma Hermes ha pure occasionamente avvicinato Venere. Nel 1954 esso transitò vicino ad più di un pianeta e nel prossimo secolo, a partire da oggi, esso transiterà vicino alla Terra e a Venere varie volte. La "buona notizia" è che Hermes non si avvicinerà a meno di 0.02 unità astronomiche per almeno un migliaio d'anni: per ora "siamo salvi"!

Quanto "insegnato" dallo studio dell'orbita di Hermes non venne recepito al tempo della sua scoperta: ricordiamoci che si era alla vigilia della guerra più distruttiva e sanguinosa dell'intera storia umana. E allora non era ancora di moda il concetto di catastrofismo planetario, conseguente all'impatto di grossi meteoriti o, addirittura, di asteroidi contro i pianeti. Questo atteggiamento mutò radicalmente nel 1993-94, quando fu scoperta la cometa Shoemaker-Levy 9 (SL9). I coniugi Gene e Carolyn Shoemaker, assieme al collega David Levy, scoprirono la SL9 nel 1993 ed essa balzò immediatamente sulle prime pagine dei giornali perché si prevedeva che sarebbe precipitata su Giove nel luglio 1994, cosa che puntualmente accadde, seguita in diretta dai media di tutto il mondo e in particolare dalla CNN. Persino noi la fotografammo con i nostri strumenti. Le spettacolari e drammatiche immagini della collisione ebbero un'eco planetaria e il problema dei possibili impatti asteroidali o cometari, come causa delle passate estinzioni di massa, divenne prioritario.
La cometa SL9 si frantumò in 21 pezzi a causa dell'attrazione gravitazionale di Giove, e i frammenti maggiori casualmente coincidono con la dimensione dell'asteroide Hermes... I segni devastanti lasciati sull' atmosfera gioviana hanno una dimensione superiore al diametro della Terra e persisterono per più di una giornata. E il team Shoemaker-Levy (impiegando il telescopio da 18 pollici del Palomar Observatory), oltre che scoprire più di una decina di comete, sin dalla fine degli anni settanta del XX secolo è stato uno dei principali gruppi impegnati nella scoperta dei NEO, dei quali Hermes è, alla lunga distanza, uno dei più pericolosi.
Paradossalmente, quando Hermes transitò vicino alla Terra nel suo incontro del 1986, l'anno del perielio della cometa di Halley, il telescopio impiegato da loro era inutilizzabile per manutenzione ordinaria.

1937 UB-HERMES echo radar: 16 KB

Una peculiarità non preventivata di Hermes si è scoperta successivamente: un gruppo della NASA, supportato dall'astronomo Jean-Luc Margot dell'UCLA (university of California in Los Angeles) ha indagato l'oggetto con impulsi radar inviati dalla grande antenna di Arecibo (situata sull'isola di Portorico). Hermes, si è scoperto, è un asteroide doppio, cioé formato da due corpi che ruotano uno attorno all'altro nello spazio (come nel caso di Ida e Dactyl, ciascuno grande circa 400 metri: nessuno se l'era aspettato e la sorpresa è stata notevole; per ora non si sa nemmeno come la coppia sia sopravvissuta ai numerosi incontri gravitazionali che ha avuto nella sua storia.
Margot e colleghi hanno continuato le ricerche sull'asteroide, utilizzando sia l'antenna di Arecibo che il radar di Goldstone, sempre della NASA. Vedremo in futuro cosa si scoprirà.

Molte delle informazioni e le due immagini qui sopra sono state attinte dalla pagina "The Curious Tale of Asteroid Hermes" del 31/10/2003 di Science@NASA. Si ringrazia il Dr. Tony Phillips e la stessa NASA.

Se volete approfondire le tematiche legate agli impatti planetari leggete le sintesi delle nostre conferenze e in particolare: "Impatti cosmici sul pianeta Terra", "I grandi misteri del pianeta Terra alla luce della scienza", "IMPACT '99".

L'immagine di Ligustri ha una dimensione di 300 x 300 pixel e è a 256 toni di grigio; occupa 175,8 kB, qui compressi a 19 kB. La scala della ripresa è di 2.35"/pixel. Cliccando l'immagine l'aprirete da sola.

Telescopio: NEWTON di 350 mm diametro; lunghezza focale di 1750 mm; f/5
CCD: SBIG ST9E (KAF 261)
Tempo d'integrazione: 5 pose da 60 secondi ciascuna
Filtro impiegato: V
Intervallo di tempo medio fra un'immagine e l'altra: 5 minuti
Magnitudine di 1937 UB: 14.3

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Copyright © 2003 di Lucio Furlanetto (testo) e Rolando Ligustri (immagine iniziale)
Copyright © 2003 della NASA (immagini centrale, finale e linkate) eccetto quella di
Giove (gioshl9.jpg) copyright © 1993 dell'Hubble Space Telescope Science Institute.

Pagina caricata in rete: 20 dicembre 2003; ultimo aggiornamento (2°): 3 gennaio 2004