Immagine della nebulosa Helix (NGC 7293), posizionata nella costellazione dell'Acquario, effettuata da Rolando Ligustri con un obiettivo da 300 mm. di focale a f/4.5. Immagine digitalizzata da una stampa realizzata da una diapositiva PJM 1000, con un tempo d'esposizione di 25 m. |
Passiamo nel vicino Acquario, dove è possibile osservare un paio di
nebulose planetarie estremamente diverse tra loro.
La prima è NGC 7293, conosciuta come Elica, è un oggetto molto largo
(15 primi di diametro) e dalla bassa luminosità superficiale, quindi va osservata con pochi
ingrandimenti e da cieli particolarmente bui, magari con un filtro OIII.
La seconda è NGC 7009, detta Saturno, è molto piccola (25 secondi d'arco) per cui è necessario
utilizzare alti ingrandimenti, almeno 150-200, per apprezzare al meglio la sua somiglianza
con il pianeta omonimo.
In zona troviamo M 72, un globulare piccolo e concentrato, e M 73, un ammasso aperto fra i più deboli e sparsi di tutto il catalogo Messier.
Cinque gradi a nord della Beta Aqr c'è M 2, un altro globulare, stavolta ben più luminoso, osservabile anche con un binocolo.
Saliamo nel vicino Pegaso, dove troveremo
M15 , anch'esso
globulare luminoso, con il nucleo particolarmente concentrato.
Andiamo nella parte settentrionale della costellazione, quattro gradi a nord della Eta Peg
c'è la piccola galassia
NGC 7331 , che al telescopio assomiglia alla M31 in Andromeda, ma in miniatura.
Trenta primi a sud, da cieli scuri, un 200 mm ci mostrerà una
debole condensazione luminosa: è il
Quintetto di Sthephan, un gruppo di
cinque galassie delle quali quattro formano un gruppo fisicamente legato, mentre la
quinta è notevolmente più vicina.
Con strumenti un po' più grandi si cominciano a distinguere le singole componenti,
ma è con quelli veramente grossi che le cinque galassie si mostrano ben distinte fra loro.
A questo punto spostiamoci in Andromeda e puntiamo
M31 :
nelle serate decenti sarà visibile ad occhio nudo, mentre con un binocolo già si noterà
la distinzione tra il nucleo e le regioni più esterne.
Dalla montagna col telescopio si noteranno anche delle bande oscure, costituite da polvere,
che si proiettano sulle zone adiacenti al nucleo; le due galassie satelliti,
M 32 e NGC 205, diventano ben visibili
e distinte tra loro, circolare e molto evidente la prima, allungata e più debole la seconda.
Mezzo grado a sudovest dal nucleo, una condensazione dell'alone ci segnala NGC 206, una ricca associazione stellare, risolvibile solo in fotografia.
Nel vicino Triangolo troviamo M 33, la seconda galassia più luminosa del cielo: purtroppo la sua bassa luminosità superficiale la rende poco soddisfacente all'osservazione visuale, sebbene con telescopi medio-grandi compaiano parecchie condensazioni, in realtà ricchi ammassi aperti ed estese regioni HII, tipo M 42 in Orione.
Ma il nostro sguardo a questo punto sarà catturato dalla presenza dei due giganti del nostro sistema solare: Giove e Saturno, distanti solo una quindicina di gradi l'uno dall'altro.
La loro visibilità migliorerà con l'avanzare della stagione, per cui sarà utile cominciare ad osservarli già da ora, per poter arrivare in novembre preparati per l'opposizione.
Giove ripreso da Fabrizio Marchi con un telescopio Telescopio Zen apocromatico 150/1500 mm. (portato con una lente di Barlow a f/30) usando un c.c.d. Starlight HX516, con pixel quadrati da 7,4 nm. di lato. Il tempo d'esposizione è stato di 0.2 s. |