New Horizons Il flyby con Giove del 28 febbraio 2007
di Lucio Furlanetto
Aggiornamento del 2 maggio 2007.
La missione New Horizons (Nuovi orizzonti) partì giovedì 19 gennaio 2006, alle ore 14:00:00 EST (tempo della costa est, 19 UT) mediante un razzo
vettore Atlas V 551 dalla rampa di lancio n°41 (launch pad 41).
La missione New Horizons è la prima della NASA per il New Frontiers Program, dove i programmi di esplorazione saranno svolti
da sonde spaziali di dimensione medie, al contrario delle grandi e costosissime navicelle utilizzate negli anni '80 e '90 del secolo
scorso: Magellan,
Galileo, Cassini.
Alan Stern è il capo della missione e del gruppo scientifico, in qualità
di "principal investigator". L'APL gestisce la missione per conto del NASAs Science Mission Directorate e le operazioni
di volo della navicella. Fanno parte del team della missione pure la Ball Aerospace Corporation, Boeing Company, NASA Goddard Space
Flight Center, NASA Jet Propulsion Laboratory, Stanford University, KinetX, Inc., Lockheed Martin Corporation, University of Colorado,
e lo U.S. Department of Energy, oltre a numerose altre persone dei centri della NASA e delle università che collaborano al progetto.
L'Applied Physics Laboratory (APL) è un laboratorio che svolge ricerche "no profit" ed è una divisione della Johns Hopkins
University. L'APL conduce ricerche su importanti dispositivi per la sicurezza nazionale (americana) e per progetti non difensivi
di valore nazionale o mondiale. Il centro è situato a metà strada tra Baltimora e Washington (D.C.), nella città di Laurel (Mariland).
Nella prima pagina dedicata alla missione vi ho presentato le immagini rilasciate dalla NASA riguardanti la fase di preparazione, il lancio e gli scopi della missione New Horizons.
La New Horizons ha correttamente effettuato il flyby con Giove
del 28 febbraio 2007, transitando a 1.400.000 km di distanza dal centro del pianeta. L'articolo in merito, rilasciato il 01/05/2007, lo potrete trovare a
questo link.
La NASA ha pure rilasciato una serie di fotografie scattate in occasione del passaggio ravvicinato col più grande pianeta del nostro sistema.
La pagina nella quale le potete vedere la trovate qui.
Qui sotto ne mostro alcune.
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La sonda New Horizons ha fotografato il satellite Europa poco dopo che è sorto da dietro Giove.
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La sonda New Horizons ha fotografato un pennacchio vulcanico su Io, uno dei quattro satelliti più grandi di Giove (satelliti galileiani). L'altezza
del pennacchio è di 330 km.
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Durante il flyby con Giove, la sonda New Horizons ha fotografato una sequenza d'immagini che ritraggono le variazioni nella forma del pennacchio
del vulcano Tvashtar, attivo su Io. Le immagini furono prese tra la fine di febbraio e l'inizio di marzo 2007, da una distanza compresa tra 3,1 e 2,3
milioni di km dal satellite.
Dall'alto in basso, le immagini furono scattate il 26 Febbraio, 18:38 UT (Universal Time); il 26 Febbraio, 21:01 UT; il 28 Febbraio, 03:50 UT; il 28
Febbraio, 04:40 UT; il 28 Febbraio, 11:04 UT; e il 1° Marzo, 00:35 UT.
Pubblicata il 1 maggio 2007
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La sonda New Horizons ha fotografato in varie bande spettrali la superficie di Io, mostrando le sue potenzialità. All'immagine presa in
precedenza nel visibile sono state sovrapposte quelle nell'infrarosso lontano ottenuta con il Long Range Reconnaissance Imager (LORRI), la camera
in bianco e nero ad alta risoluzione della New Horizons.
In alto a destra, la ripresa fatta con la Multispectral Visible Imaging Camera (MVIC), la camera a colori, è stata comparata con la simultanea
inquadratura della Linear Etalon Imaging Spectral Array (LEISA), la quale osserva i suoi obbiettivi in parecchie delle oltre 200 lunghezzhe d'onda
separate della radiazione infrarossa nelle quali può riprendere. Qui sono state utilizzate le lunghezze d'onda combinate di tre intervalli di lunghezza
d'onda, centtrati a 1,80, 2,04 e 2,31 micrometri.
Le immagini prese con LORRI, MVIC e LEISA sono state ottenute il 1° marzo 2007, alle 00:35, 00:25 e 00:31 di Tempo Universale (UT), rispettivamente,
da una distanza di 2,3 milioni di chilometri. Le immagini sono state centrate alla coordinate di Io di 4° sud e 164° ovest.
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L'immagine a sinistra, quella presa dallo strumento LORRI mostra minuti particolari sulla superficie illuminata della luna (in fase crescente)
e la sommità parzialmente illuminata dalla luce solare del pennacchio del vulcano Tvashtar, rivelando luci nel lato in buio del satellite, generate da
lava incandescente, tra le quali la sorgente del pennacchio del vulcano Tvashtar.
L'immagine in basso a destra fu presa col MVIC e mostra colori contrastanti della lava rossa e blu del pennacchio del vulcano Tvashtar, oltre che
depositi di solfuro e diossido di solfur sulla superficie di Io illuminata dalla luce solare. L'immagine presa con lo strumento LEISA mostra
che l'attività del vulcano Tvashtar è uno degli eventi più intensi nella lunghezza d'onda infrarossa e rivela presenza di vari punti luminosi, per lo meno
dieci, i quali sono i punti caldi dei vulcani presenti nel lato notturno del satellite. Il più brillante di questi, Amirani/Maui, il quale è visibile in
basso a destra di Tvashtar, ha un'intensità di meno del 4% della brillantezza di Tvashtar. Tutti questi sono punti caldi attivi da lungo tempo e furono
ripresi anche dall'orbiter della sonda Galileo. Ulteriori analisi dei dati dello strumento LEISA potranno rivelare altre informazioni sulla
temperatura nei vulcani, mentre i dati presi nella parte illuminata dal Sole potranno rivelare altri dettagli della composizione superficiale di Io.
Pubblicata il 1 maggio 2007
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Il satellite Ganimede, il più grande di Giove, fotografato nel visibile e nell'infrarosso dalla sonda durante il flyby. La ripresa a sinistra fu
fatta dal Linear Etalon Imaging Spectral Array (LEISA), lo spettromento infrarosso, nelle bande centrate su 1,3, 1,8 e 2,0 micron, mentre quella
al centro in luce visibile mediante il Long Range Reconnaissance Imager (LORRI). A destra si vede la composizione con le due tecniche di ripresa.
Il colore blu rappresenta la superficie relativamwente pulita del ghiaccio d'acqua, mentre le regioni colorate in marrone quelle contaminate da materiali
scuri. Le immagini di LEISA e LORRI furono prese alle 09:48 e 10:01 UT, rispettivamente, del 27 Febbraio 2007, da una distanza di 3,5 milioni di km.
La longitudine del centro del disco è centrata a 38° ovest. Con 5.268 km (3,273 miles) di diametro Ganimede è il più grade dei satelliti
dell'intero Sistema Solare.
Pubblicata il 1 maggio 2007
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La comparazione del satellite Io mostra a sinistra un'immagine presa dalla sonda Galileo nell'ottobre 1999, mentre a destra si nota un'immagine
presa dalla sonda New Horizons, la quale ha fotografato il satellite il 27 febbraio 2007 mediante il Long Range Reconnaissance Imager (LORRI)
da una distanza di 2,7 milioni di chilometri. Si notano alcune differenze, la maggiore delle quali è segnata dal cerchio.
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L'immagine presenta il satellite Io nel buio dell'ombra del suo pianeta (Giove). Rivela punti luminosi dovuti alla lava incandescente che fuoriesce
in superficie, aurore che si formano nella tenue atmosfera del satellite e nei pennacchi vulcanici sopra il satellite. I tre brillanti punti luminosi che
si notano nella parte destra di Io sono vulcani attivi che eruttano lava, Pelè e Reiden nell'emisfero sud. C'è un terzo vulcano, in
precedenza sconosciuto, situato a 22° nord e 233° ovest, a "ore 2" (pensando alle lancette dell'orologio).
E' stata realizzata combinando otto immagini prese dalla sonda New Horizons, che l'ha fotografato col Long Range Reconnaissance Imager (LORRI)
dalle 14:25 alle 14:55 UT del 27 febbraio 2007, circa 15 ore prima del minimo avvicinamento della sonda a Giove. Nell'immagine il nord è sopra.
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Composizione che mostra un "quadretto di famiglia" dei quattro satelliti galileiani, i quattro scoperti da Galileo Galilei. Le riprese furono
effettuate mediante l'uso del Long Range Reconnaissance Imager (LORRI) montato sulla sonda New Horizons, durante il flyby di Giove
alla fine del febbraio 2007. I quattro satelliti sono, partendo da sinistra, Io, Europa, Ganimede e Callisto. Le immagini sono state
ridimensionate per mostrare la loro reciproca esatta dimensione; la distanza dal pianeta, invece, non è in scala.
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La sonda New Horizons ha qui fotografato gli anelli scuri di Giove approssimandosi al flyby. L'immagine in alto li mostra prima del massimo
avvicinamento, facendone vedere tre ben definiti con del materiale presente tra di essi.
L'immagine in basso fu realizzata il 28 febbraio 2007 dopo il flyby, con la linea di vista in direzioen del Sole. L'immagine appare sfocata, ma è un effetto della diffusione della forte luce solare a causa delle nuvole di
particelle che compongono gli anelli. Gli anelli sono confinati nelle loro "orbite" da piccoli satelliti pastore.
Pubblicate il 1 maggio 2007
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La sonda New Horizons ha qui fotografato la Little Red Spot (LRS), la piccola macchia rossa, combinando immagini in alta risoluzione prese
dallo strumento Long Range Reconnaissance Imager (LORRI), prese alle 03:12 UT del 27 febbraio 2007, con immagini a colori prese simultaneamente dalla
Wide Field Planetary Camera 2 (WFPC2) dell'Hubble Space Telescope.
Lo strumento LORRI ha prodotto dettagli con una risoluzione di 15 km, circa dieci volte meglio di quanto può fare HST, trovandosi a soli 3
milioni di km dal pianeta (mentre il Telescopio Spaziale Hubble dista da Giove 800 milioni di km)!
La piccola macchia rossa è la seconda più grande del pianeta, con un diametro del 70% della Terra, e iniziò a diventare rossa alla fine del 2005. La nubi
che la compongono ruotano in senso antiorario, cioé in direzione anticilonica, perché è una regione ad alta pressione. Sotto questo aspetto la LRS
è l'opposto di un uragano sulla Terra, le quali sono regioni a bassa pressione.
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Secondo la versione canonica le nubi gioviane sarebbero composte principalmente di ammoniaca, ma solamente l'1% delle nuvole comprese nell'area inquadrata
presenta la caratteristica impronta spettrale dell'ammoniaca. Quest'immagine composita infrarossa fu presa dallo strumento Linear Etalon Infrared Spectral
Imager (LEISA) della sonda New Horizons. Essa ha fotografato varie eruzioni generate da queste relativamente rare nuvole, seguendone l'rvoluzione
per due giorni gioviani (il cui periodo di rotazione attorno al proprio asse è di 9,8 ore).
La sonda ha cominciato ad osservare il pianeta quando si trovava vicino alla minima distanza da esso. Lo strumento LEISA cominciò a prendere immagini
alle 19:35 UT del 26 febbraio 2007, quando si trovava a 3,4 milioni di km di distanza, e proseguì sino a che la sua distanza si ridusse a soli 2,5 milioni
di km. La risoluzione spaziale della scala di ripresa del LEISA variò approssimativamente da 210 km, quando ottenne la prima immagine, a 160 km
quando ottenne l'ultima.
Pubblicate il 1 maggio 2007
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Immagine realizzata dalla Multispectral Visible Imaging Camera (MVIC) della sonda New Horizons, la quale ha fotografato con un incredibile
dettaglio gli strati nuvolosi più alti di Giove a partire dalle
ore 06:00 UT del 28 febbraio 2007,quando la navicella spaziale si trovava a soli 2,3 milioni km dal pianeta più grande del
Sistema Solare. I particolari più piccoli hanno una dimensione di
soli 50 km! La finestra di ripresa è centrata sulla banda del metano, il quale assorbe ad una lunghezza d'onda di 890 nm, oltre limite della banda rossa
visibile all'occhio umano. La fotografia fu presa preferendo questo filtro per scegliere nubi che sono relativamente in alto nel cielo di questo gigante
gassoso, in quanto la luce solare a questa lunghezza d'onda trasmessa dal filtro è completamente assorbita dal gas metano e penetra l'atmosfera gioviana
prima di venire assorbita dalla nuvole più in basso.
L'immagine rivela intervalli con diverse caratteristiche. Il Polo Sud è coperto da una foschia di piccole particelle probabilmente create dalla
precipitazione dentro le regioni polari di particelle cariche durante l'attività aurorale. Appena a nord di questa "cappa polare" si osserva una regione
dove si formano vortici anticiclonici con al suo interno la sorgente degli ovali (anticiclonici) bianchi. Leggermente a nord dei vortici ci sono avvitamenti
di alcune tempeste disorganizzate e vari cicloni puntiformi (NdT: piccoli?) "Punti scuri" che appaiono più lontano a nord sono attualmente regioni sgombre
da nuvole, dove la luce è completamente assorbita dal gas metano ed essenzialmente svanisce dalla vista. L'azione del vento ha una considerevole rottura
nelle regioni equatoriali, dove pennacchi giganti si allungano dentro lunghe onde modellate.
Procedendo a nord dell'equatore gioviano, nubi del tipo a cirro sono fatte a brandelli da venti che arrivano a velocità di 650 km/h, e sono visibili molti
cicloni del tipo "puntiforme". Sebbene alcune delle famose fasce e zone della struttura dell'atmosfera di Giove siano "lavate" via (scompaiano) quando si guarda a questa lunghezza d'onda, la relativamente sottile Fascia
Temperata Nord mostra una graziosa quiete, come fa una serie di onde appena a nord della fascia.
La Regione Polare Nord in quest'immagine un'apprarenza screziata e la scena non è dinamica come nella Zona Equatoriale e nella Regionr Polare Sud.
L'intricata struttura rivelata in questa immagine è eccitante, ma essa è solo una parte dell'insieme. Gli strumenti della sonda spaziale hanno preso
immagini di Giove approssimativamente a 260 diverse lunghezze
d'onda, provvedendo essenzialmente a realizzare immagini tridimensionali dell'atmosfera gioviana, poi immagini a differenti lunghezze d'onda investigando
a differenti altitudini. La New Horizons ha provveduto a fornire una ricca messe di dati su questo affascinante pianeta durante il suo passaggio
ravvicinato, unico sino alla metà della prossima decade.
Pubblicata il 1 maggio 2007
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La sonda New Horizons ha fotografato il satellite Io quando si trovava eclissato dall'ombra del pianeta Giove. Fu ottenuta combinando parecchie immagini prese dallo strumento Long Range Reconnaissance Imager (LORRI)
tra le 09:35 e le 09:41 UT del 27 Febbraio 2007, circa 28 ore dopo il massimo avvicinamento della sonda al pianeta. Il nord è nella parte superiore della
inquadratura.
Nel buio si vedono solo i punti brillanti delle eruzioni di lava, oltre che il brillamento delle zone aurorali nella tenue atmosfera del satellite; in
aggiunta a cioé è visibile anche qualche pennacchio vulcanico. I tre brillanti vulcani che si notano a sud dell'equatore sono, da sinistra a destra,
Pele, Reiden e Marduk. A nord dell'equatore, vicino al centro del disco, si osserva un vulcano molto brillante in precedenza
sconosciuto, alle coordinate di 22° nord e 233° ovest. (La striscia scura alla sua destra è un artefatto dell'elaborazione dell'immagine.)
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Al bordo del disco del satellite si osservano delle aurore, le quali si originano dall'intensa radiazione della magnetosfera gioviana la quale colpisce
l'atmosfera del satellite. Il bagliore è a macchie perché la stessa atmosfera è "a macchie", essendo più densa sopra i vulcani attivi. A "ore 1" si nota
il gigantesco pennacchio del vulcano Tvashtar, alto ben 330 km. Le macchie luminose che si vedono sopra il disco del satellite a sinistra e a destra
segnano regioni dove forti correnti elettriche connettono Io alla magnetosfera di Giove.
New Horizons al momento dello scatto si trovava a 2,8 milioni di km dal satellite e l'imagine è centrata alle coordinate 2° sud, 238° ovest.
L'immagine è stata fortemente elaborata per rimuovere la luce diffusa da Giove, ma sono rimasti alcuni artefatti, inclusa quella striscia
orizzontale luminosa dove sono congiunte due serie d'immagini (che vengono prese a "strisciate"). La durata totale dell'esposizione è di 56 secondi.
Pubblicata il 1 maggio 2007
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La Multicolor Visible Imaging Camera (MVIC) della sonda New Horizons ha fotografato la luna vulcanica Io alle 04:30 UT del 28
febbraio 2007, approssimativamente un'ora prima del massimo avvicinamento a
Giove da una distanza di 2,7 milioni di km. Parte del Ralph imaging instrument, la MVIC è progettata per l'estremamente debole
illuminazione solare di Giove ed essa è troppo sensibile per
riprendere correttamente la faccia illuminata del satellite Io. Infatti in quest'immagine la faccia illuminata è sovraesposta e appare bianca e
saturata. Tuttavia la parte in ombra di Io, quella sempre rivolta a
Giove, e il gigantesco pennacchio del vulcano Tvashtar sono ben esposti. La scala dell'immagine originale è di 53 km/pixel; il diametro del
satellite è di 3.630 km.
La parte notturna di Io, nell'immagine a sinistra qui a fianco, è fortemente illuminata da Giove per rivelare molti dettagli nella modalità
della visione a colori più sensibile della MVIC. I colori del lato notturno sono stati corretti per accordarli ai toni di grigio della luce di
Giove come li vede lo strumento (si veda l'immagine di Io e
Europa del 2 aprile 2007). Approssimazioen dei colori cerca di avvicinarli a quanto vedrebbe l'occhio umano in condizioni di illuminazione diurna.
La fotografia mostra l'area polare rosso-bruna di Io e i colori giallo e bianco delle sue regioni equatoriali, prodotti da due delle varie forme
di solfuri.
Pubblicata il 16 aprile 2007
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Stavolta il Long Range Reconnaissance Imager (LORRI) della sonda New Horizons alla fine del febbraio 2007 ha catturato due immagini di un'altro
dei satelliti galileiani di Giove, Callisto. La sonda non
transitò molto vicino al satellite in quanto si trovava dalla parte opposta rispetto ad essa. L'immagine più grande fu presa passando a 2,3 milioni di km
da Callisto, cioé poco fuori la sua orbita (la quale ha un raggio di 1,9 milioni di km), mentre l'altra da una distanza di 4,7 milioni di km.
La superficie craterizzata di questa luna è diversa dalle altre tre, visto che Io, Europa, Ganimede e Callisto hanno superfici diverse l'uno
dall'altro. La luna ha un diametro di 4.800 km, è una delle più grandi, ma non mostra crateri da impatto su scala planetaria, come altri satelliti invece
evidenziano. Invece sulla supericie si notano subito tante macchie bianche, le quali segnano gli impatti. Il più grande cratere da impatto, Valhalla, è
visibile in alto a sinistra (nella posizione a "ore 10"). I crateri sono bianchi perché hanno scavato materiale dalla crosta relativamente ricca di ghiaccio
d'acqua, "ripulendo" quella zona della superficie altrimenti dappertutto scura. Le due immagini mostrano essenzialemnte la stessa faccia di Callisto,
il quale ruota sincrono col pianeta, anche se con fase (e quindi illuminazione) leggermente diversa.
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Le riprese accompagnano uno studio spettrale nella banda infrarossa del satellite, fatto con lo strumento Linear Etalon Imaging Spectral Array
(LEISA). Il gruppo di scienziati che lavora sulla missione ha studiato come cambi nel tempo lo spettro infrarosso del ghiaccio d'acqua in base
ai cambiamenti delle condizioni di luce e di visuale e come si raffreddi il ghiaccio passando nel lato in ombra. Lo spettro infrarosso del ghiaccio
d'acqua dipende leggermente dalla sua temperatura e questo è un risultato della missione che si estenderà a quando la sonda giungerà nel 2015 nel
sistema di Plutone, in modo da usarlo per rappresentare
il ghiaccio d'acqua nello spettro del satellite Caronte e
dello stesso Plutone per misurarne la temperatura superficiale. Callisto ha rappresentato un'importante opportunità per testare questa
tecnica su un satellite abbastanza conosciuto.
L'immagine a sinistra è stata presa alle 05:03 UT del 27 febbraio 2007 ed è centrata a 5° sud, 5° ovest, con un angolo di fase rispetto al sole di 46°.
L'immagine a destra è stata presa alle 03:25 UT del 28 febbraio 2007 ed è centrata a 4° sud, 356° ovest, con un angolo di fase rispetto al sole di 76°.
Pubblicata il 5 aprile 2007
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La ripresa mostra due dei satelliti galileiani di Giove: a sinistra
Io e a destra Europa entrambi in fase crescente, cioé con visibile solo un piccolo spicchio della loro superficie illuminato dalla luce solare.
Lo strumento color Multispectral Visual Imaging Camera (MVIC) della sonda New Horizons l'ha fotografata alle 10:34 UT del 2 marzo 2007, circa
due giorni dopo il massimo avvicinamento a Giove. Essa non ha solo un valore scientifico, ma anche artistico, mostrando un bel quadro di due dei
corpi più interessanti dell'intero Sistema Solare.
La distanza alla quale fu scattata era già di 4,6 milioni di km dal satellite Io e di 3, 8 sal satellite Europa. Anche se le due lune appaiono
molto vicine, questo lo è solo prospetticamente, in quanto la distanza tra di esse era di 790.000 km! La "faccia oscura" di Io, cioé quella non rivolta
verso il Sole, è un po' illuminata dalla luce riflessa dal pianeta,
come accade con la luce cinerea della nostra Luna. Questo non accade per
Europa, in quanto non è sufficientemente vicina a Giove per riceverne in una quantità adeguata tale da venir rivelata dallo strumento della
sonda.
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Sono osservabili tre pennacchi su Io, corrispondenti a tre vulcani particolarmente attivi in quel momento. Il pennacchio più cospiquo è quello del
vulcano Tvashtar, il cui materiale è scagliato a ben 300 km d'altezza! E' il pennacchio maggiore, comunque lo potete identificare a ore 11. Gli altri due
pennacchio identificabili sono quelli vulcano Prometheus, nella posizione corrispondente alle ore 9 dell'orologio, sul bordo illuminato del disco di
Io, mentre l'altro è Amirani, il quale si nota tra Prometheus e Tvashtar vicino al terminatore di Io. I pennacchi appaiono di colore blu
perché avviene un fenomeno di scattering della luce da parte delle particelle di polvere eruttate dai vulcani, simile al colore che appare alla luce che
colpisce del fumo. Da notare il colore rosso accesso della lava eruttata dal vulcano Tvashtar, ovviamente dove si origina il suo pennacchio.
L'immagine è centrata a 1° nord, 60° ovest di Io, e 0° nord, 149° ovest di Europa. I colori di questa ripresa sono generati utilizzando singole riprese
fatte dallo strumento MVIC alle lunghezze d'onda di 480, 620 e 850 nanometri. L'occhio umano è sensibile a lunghezze d'onda comprese tra 400 e
700 nanometri, quindi qui si vede anche una parte dell'infrarosso vicino. Rispetto ai colori delle superfici che si ricordavano, forse sorprende un po'
che i due satelliti appaiano di colore molto simile se guardati nelle riprese a maggiore lunghezza d'onda fatte con lo strumento MVIC. La parte
notturna di Io appare verdastra, se comparata alla parte illuminata dal Sole, perché il metano dell'atmosfera di Giove assorbe la luce di lunghezza
d'onda di 580 nm e fa diventare più verdastra la luce "osservata" dallo strumento. Ricordo che lo MVIC è una parte dello strumento Ralph
per l'acquisizione delle immagini.
Pubblicata il 2 aprile 2007
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L'immagine, presa dalla camera infrarossa LEISA dello strumento Ralph della sonda New Horizons, ha fotografato minuti dettagli visibili
nell'atmosfera gioviana in luce che attiva i sensori infrarossi. Questi sono, come si dice in gergo scientifico, "falsi colori", cioè colori assegnati
arbitrariamente a determinate lunghezze d'onda per creare immagini che vogliono mostrare le differenze su di una superficie. Ad esempio un rosso non
corrisponde a un vero colore rosso, ma magari corrisponde in realtà all'infrarosso vicino, così per un blu, che magari indica l'ultravioletto vicino...
Lo strumento LEISA (Linear Etalon Imaging Spectral Array), ad esempio, prende immagini su ben 250 lunghezze d'onda infrarosse nella parte di
spettro compresa tra 1,25 e 2,5 micron, permettendo agli scienziati di ricavare spettri infrarossi in ogni punto della superficie di
Giove.
Le immagini qui a sinistra furono prese alle 05:58 UT del 27 febbraio 2007, da una distanza di 2,9 milioni di km. Esse sono centrate alle coordinate di 8°
sud, 32° est nel "sistema III" delle coordinate di Giove. Il grande ovale visibile è la Grande Macchia Rossa (GRS-Great Red Spot) la quale, da
alcuni decenni, è d'un colore arancione-marroncino slavato (qui più chiara per la banda di ripresa utilizzata). La risoluzione della maggior parte dei pixel
è approssimativamente di 175 km; il diametro di Giove è approssimativamente di 145.000 km.
L'immagine a sinistra una mappa di altitudine fatta assegnando il colore rosso a 1,60 micron, verde a 1,89 micron e blu a 2,04 microns. Perché l'atmosfera
di Giove possa assorbire luce energetica a 2,04 micron, solo le nuvole a un'altezza molto elevata possono riflettere questa lunghezza d'onda. Luce a
1,89 micron può scendere in profondità e luce a 1,6 micron ancora più in basso. In tale mappa i colori bluastri indicano nuvole alte, mentre i colori
rossastri indicano nuvole basse. La Macchia Rossa, ad esempio, si estende ben dentro l'atmosfera.
Nel'immagine a destra, il rosso equivale a 1,28 micron, il verde a 1,30 micron e il blu a 1,36 micron, un intervallo di lunghezze d'onda il quale corrisponde
probabilmente a differenti altitudini nell'atmosfera. Questa è stata la scelta di lunghezze d'onda nella parte illuminata delle nebbie alle alte altitudini
nel cappuccio polare meridionale di Giove.
Pubblicata il 30 marzo 2007
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La sonda New Horizons ha fotografato questa particolare vista del satellite Io mediante la sua camera a colori Multispectral Visible
Imaging Camera (MVIC), alle 00:25 UT del 1° Marzo 2007, da una distanza di 2,3 milioni di km. L'immagine è centrata alle coordinate di Io di 4° sud,
162° ovest, e fu presa poco prima della fotografia complementare presa dal Long Range Reconnaissance Imager (LORRI) e pubblicata il 13 marzo 2007,
la quale è in alta risoluzione ma non a colori. Come nell'imagine presa con lo strumento LORRI, anche qui si osserva la rossa bocca di fuoco e il
pennacchio del vulcano Tvashtar, il quale viene illuminato dalla luce solare quando sovrasta il polo settetrionale del satellite. Le particelle di
polvere sottile che formano il pennacchio lo colorano di blu e contrastano fortemente col rosso della lava che fuoriesce dalla bocca vulcanica. La parte
inferiore del pennacchio non è visibile, sia perché debolmente illuminata dalla "luce cinerea" prodotta da Giove, sia perché il forte contrasto di luminosità
tra le parti chiare e scure svantaggia le ultime.
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Componente del sistema di ripresa Ralph imaging instrument, la MVIC impiega filtri che operano su tre bande diverse: nel blu (480 nanometri),
rosso (620 nm) e infrarosso (850 nm); ci sarebbe anche un quarto filtro centrato nella banda del metano (a 890 nm). Essendo la videocamera stata progettata
per operare con la debole luce disponibile alla distanza di Plutone,
e non con la maggiore luce presente nell'orbita del maggiore pianeta del sistema solare, i filtri rosso e infrarosso producono immagini sovraesposte nella
parte direttamente illuminata dal Sole. Questa immagine è dunque
composta utilizzando le sole riprese in blu e nella banda del metano, con i colori approssimati a come apparirebbero all'occhio umano.
Pubblicata il 28 marzo 2007
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Il Long Range Reconnaissance Imager (LORRI) ha ripreso la Piccola Macchia Rossa (Little Red Spot-LRS) di Giove, ottenendo un mosaico di inquadrature alle 03:12 UT del 27 February 2007, da una distanza di 3 milioni di km.
La scala dell'immagine è di 15 km per pixel. Per fare un paragone, i grandi telescopi a terra non riescono quasi mai a ottenere una risoluzione inferiore
a 200 km.
"L'immagine della LRS è ricca di dettagli", ha detto il Dr. Hal Weaver, del Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory, il
quale è New Horizons Project Scientist. Egli ha mostrato nell'ultima conferenza stampa nuovi risultati di questo nuovo sistema si tempeste, i
quali sorpassano qualsiasi precedente lavoro come risoluzione. LORRI ha ottenuto questo mosaico in 9 ore e mezza di riprese, una durata pari a
un'intera rotazione del pianeta gigante, il 26 febbraio 2007, quando distava 3,5 milioni di km ed aveva una risoluzione di 17 km/pixel. Il mosaico è
stato ottenuto quando la macchia si trovava nel centro del disco visibile del pianeta ed era ben illuminata dalla luce solare.
La Piccola Macchia Rossa (Little Red Spot) si è formata
dall'unione di tre piccoli ovali bianchi che si trovavano a sud della più famosa Grande Macchia Rossa ed ha una dimensione paragonabile a quella del pianeta Terra. Ha modificato il suo colore da bianco a rosso nel 2005 e la sua rotazione è antioraria (anticiclonica),
evidenziando che al suo interno la regione ha una pressione più alta dell'ambiente circostante (il contrario di un nostro uragano).
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Gli scienziati non sanno ancora come abbia cambiato di colore, divenendo rossa, ma ciò potrebbe essere dovuto alla formazione di composti chimici per
l'intensificarsi del sistema. In particolare nuvole di goccioline di solfuri appena formatesi potrebbero esser state portato circa 50 km sopra il livello
delle nubi di ammoniaca, dove la intensa luce solare colpisce la sommità delle nuvole rilasciando goccioline di solfuri di tonalità rossa, pertanto causando
la colorazione delle nubi. Un meccanismo analogo era stato proposto per la GRande Macchia Rossa (GRS), la quale è un immenso vortice che esiste da
almeno quattro secoli.
Il piccolo, luminoso ovale a sud della Piccola Macchia Rossa (LRS) è un'altra tempesta che si sposta rapidamente verso est. In questa zona molti
uragani si spostano a velocità dell'ordine di 150 km/h.
Pubblicata il 22 marzo 2007
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Questi grafici illustrano l'andamento dei dati di una delle numerose osservazioni fatte dallo strumento Alice ultraviolet spectrometer (UVS) della
sonda New Horizons, durante l'incontro ravvicinato con Giove
della fine del febbraio 2007. La linea rossa nel grafico mostra la scala, orientazione e posizione della combinazione dei campi a "scatola e fenditura"
ripresi con lo strumento Alice UVS. E' pure riportata la posizione della luna Io e del suo toro di gas ionizzato, e del pianeta Giove.
Lo spettrometro, facendo passare la luce attraverso un prisma, la separa nelle lunghezze d'onda che la costituiscono. Il dr. Alan Stern, del Southwest Research Institute e Principal Investigator della missione (in pratica il capo),
ha detto che "l'insieme di questi dati presi nella banda ultravioletta è spettacolare, semplicemente spettacolare". ha proseguito dicendo che "il gruppo
è estasiato per la ricca messe di dati spettrali, i quali promettono di rivelare la complessa interazione di Io con Giove".
Il dr. Kurt Retherford, anch'egli del Southwest Research Institute e facente parte del gruppo scientifico della New Horizons, ha detto che "il gruppo
di Alice mirava ad ottenere simultaneamente nel campo degli strumenti gli spettri dei tre maggiori obiettivi di questo flyby: Io, il toro di gas
ionizzati creati da Io che circonda Giove e il pianeta stesso". I vulcani del satellite generano un'atmosfera estremamente rarefatta, composta principalmente
da diossido di zolfo, il quale, nell'inviluppo di plasma di Io, si rompe nei suoi componenti (zolfo e ossigeno atomici). Lo strumento ha pure osservato
la luminescenza aurorale prodotta da questi atomi nell'atmosfera del satellite e la ionizzazione della loro controparte nel toro di Io.
"Questa osservazione di IO nella banda ultravioletta sorpassa qualsiasi precedente visita a Giove fatta da una sonda spaziale in termini di qualità del segnale e copertura di banda, e questo è solo il
primo degli altri 80 simili spettri grezzi che sono stati trasmessi a terra", prosegue Retherford. Chiude dicendo che "Le osservazioni di Alice
dell'alta atmosfera di Giove possono dirci molto circa la concentrazione dei gas presenti là."
Pubblicata il 20 marzo 2007
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Il 24 Febbraio 2007, lo strumento per riprendere le immagini spettrali infrarosse LEISA (si pronunci "Leesa"), installato sullo strumento Ralph
della sonda spaziale New Horizons, osservò il pianeta gigante Giove
in 250 stretti canali spettrali. In quel momento la sonda si trovava a 6 milioni di km dal pianeta e, a quella distanza, le immagini di LEISA
potevano risolvere strutture con una dimensione minima di circa 400 km.
Nonostante che il pianeta possa apparire grande, dicono gli scienziati della missione, esso ha un diametro di "soli" 144.000 km. "I dettagli rivelati in
queste immagini sono semplicemente sbalorditivi", dice il dr. Dennis Reuter, Ralph/LEISA project scientist e New Horizons co-investigator del
Goddard Space Flight Center della NASA di Greenbelt, nel Maryland. Prosegue affermando che "i nostri strumenti hanno ottenuto prestazioni spettacolari."
LEISA ha osservato in 250 lunghezze d'onda infrarosse, le quali avevano un intervallo da 1,25 micrometri (µm) a 2.50 µm. Le tre immagini presentate
qui a sinistra provengono dall'insieme di dati preso alla lunghezza d'onda di 1,27 µm (a sinistra), 1,53 µm (al centro) e 1,88 µm (a destra).
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Le aree brillanti nei fotogrammi sono causate dalla riflessione della radiazione solare da parte di nuvole e leggere nebbie nell'atmosfera gioviana.
Le aree scure corrispondono a regioni dell'atmosfera dove la radiazione solare è assorbita prima di poter essere riflessa. La macchia circolare scura che
si nota in alto a sinistra in ogni ripresa è l'ombra di una delle lune galileiane, Io.
La luce mostrata nell'immagine al centro è ripresa a 1,53 µm, mostrando zone relativamente alte nell'atmosfera. Gli altri due canali fanno vedere invece
zone più profonde. Le aree che sono più brillanti in tutte e tre le immagini mostrano nuvole poste in alta quota. Queste sono più brillanti nei canali
presi a 1,27 e 1,88 µm, ma gli scuri nel canale a 1,53-µm provengono da nubi basse. Per esempio, c'è una macchia circolare isolata (la Little Red
Spot) in basso a sinistra nell'immagine presa nel canale a 1,53-µm. Negli altri due frames questa struttura circolare si nota ancora, ma è
parzialmente mascherata dalle altre strutture. L'implicazione è che la Little Red Spot sia causata da un sistema il quale si estende in profondità
nell'atmosfera, per cui altre strutture sono più basse.
"Le tre immagini (frames) mostrate qui sono appena un assaggio dell'insieme di dati (dataset) rimandatoci dal LEISSA", dice il dr. Don Jennings,
LEISA principal investigator e uno dei New Horizons co-investigator del centro di ricerca di Goddard della NASA. "Combinando
i dati da 250 canali ci ha permesso di realizzare dettagliate mappe tridimensionali della composizione e circolazione dell'atmosfera gioviana".
Nell'incontro ravvicinato con Giove del 28 febbraio 2007, a una
distanza di 2,5 milioni di km la risoluzione dello strumento LEISA fu circa tre volte maggiore quella raggiunta il 24 febbraio. Le immagini fatte da
LEISA alla migliore risoluzione sono state immagazzinate nel registratore di dati inserito nella sonda spaziale, e successivamente inviate a terra.
Pubblicata il 16 marzo 2007
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Questo è un mosaico di tre immagini fotografate dalla sonda spaziale New Horizons,
il quale mostra la Piccola Macchia Rossa (Little Red Spot-LRS) di Giove, prese dalla camera Long Range Reconnaissance Imager (LORRI) alle 17:41 UT del 26 Febbraio 2007 da una distanza di 3,5
milioni di km. La scale dell'immagine è di 17 km per pixel, e l'area coperta misura 33.000 chilometri (20.000 miglia) dall'alto in basso, in pratica
due volte e mezzo il diametro della Terra.
La Piccola Macchia Rossa (Little Red Spot) è una "cugina"
più piccola della più famosa Grande Macchia Rossa; si formò
una decade fa dall'unione di tre ovali bianchi (piccole tempeste) di Giove: ora essa è la seconda più grande tempesta presente sul pianeta.
Circa un anno fa il suo colore, prevalentemente bianco, cambiò in una tonalità rossastra simile a quella della Great Red Spot, probabilmente perchè
adesso è abbastana potente da far risalire materiale di colore rosso dalle profondità dell'atmosfera. Questa è l'immagine di maggior dettaglio che ritrae
la Little Red Spot sin dalla sua formazione, e sarà combinata con immagini più nitide prese dalla New Horizons 10 ore dopo in modo di redigere
un modello di circolazione attorno e dentro la tempesta.
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Lorri ottenne l'immagine quando il Sole stava tramontando
sulla LRS. Visto che la camera è stata progettata per oprare nelle condizioni di illuminazione di Plutone, quando qui riprendeva in condizioni di luce diurna le immagini risultavano ovviamente sovraesposte.
L'unica maniera per ottenere immagini dettagliate e non sovraesposte era quella di inquadrare il soggetto col Sole basso sull'orizzonte o prossimo al
terminatore, come è avvenuto in questo caso. Infatti, cone la minore luce dell'ormai sopraggiunta sera gioviana, la camera ha ottenuto ottime immagini.
Un fatto da segnalare è che, per le riprese, la sonda ha utilizzato predizioni ricavate da dati ottenuti dagli astrofili, i quali hanno seguito la LRS
per tutto il 2006 in maniera da determinare l'esatto movimento della macchia all'interno dell'atmosfera del pianeta gigante. I grandi telescopi a terra,
successivamente, hanno stabilito l'esatta tempistica per le riprese della sonda.
Non tutti i dati ricavati dalla sonda spaziale sono stati inviati a terra subito. Come detto in precedenza, molto materiale è stato memorizzato nel sistema
di archiviazione della sonda e, in seguito, trasmesso a terra durante i mesi di marzo e aprile 2007.
Pubblicata il 28 febbraio 2007
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Questa ripresa mostra la luna ghiacciata Europa, nella prima sua immagine mandataci dalla camera Long Range Reconnaissance Imager (LORRI)
della sonda spaziale alle ore 07:19 UT del 27 Febbraio 2007, da una distanza di 3,1 milioni di km. La longitudine del centro del disco è posizionata a
307° ovest e la scala dell'immagine è di 15 km per pixel. Questa è una di una serie di immagini realizzate per guardare le formazioni del satellite presso
il suo terminatore, dove la luce solare ha un alto angolo rispetto alle formazioni topografiche.
La superficie ghiacciata fratturata di Europa ricopre un oceano profondo circa un centinaio di km e il gruppo della New Horizons analizzerà queste riprese alla ricerca di indizi per comprendere bene la natura della crosta di
ghiaccio e le forze che la deformano. Questo satellite ha una dimensione paragonabile a quella della nostra Luna, con un diametro di 3.130 kilometers.
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Questa è una delle molte immagini del satellite ottenute durante il passaggio ravvicinato della sonda spaziale, una delle poche trasmesse subito a terra.
Tutte le altre sono state memorizzate nel sistema di archiviazione della sonda e trasmesse a terra nei mesi di marzo e aprile 2007.
Pubblicata il 28 febbraio 2007
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Questa è la migliore ripresa di Ganimede, il satellite che, con i suoi 5.268 km di diametro, è quello di maggiore dimensione di
Giove e dell'intero Sistema Solare. Ripreso dallo strumento Long Range Reconnaissance Imager (LORRI) della sonda interplanetaria
New Horizons alle 10:01 di Tempo Universale (TU/UT) del 27 Febbraio 2007 da una
distanza di 3,5 milioni di km. La longitidine del centro del disco è 38° ovest e la scala dell'immagine è di 17 km per pixel.
Sulla superficie della luna si osservano ampie zone scure, le quali sono quanto resta della vecchia crosta non sostituita da quella brillante, più giovane
e composta principalmente da ghiaccio d'acqua, a causa degli impatti asteroidali.
Questa è una delle molte immagini del satellite ottenute durante il passaggio ravvicinato della sonda spaziale; la maggior parte di esse però sono state
memorizzate nel sistema di archiviazione della sonda e trasmesse a terra solo in seguito, nei mesi di marzo e aprile 2007.
Pubblicata il 28 febbraio 2007
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Questa immagine è stata ottenuta realizzando un mosaico di fotografie prese dalla camera Long Range Reconnaissance Imager (LORRI), assemblate dal
gruppo di LORRI presso il Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory. La camera telescopica scattò le le immagini in 3m 35s del
10 febbraio 2007, quando la sonda New Horizons si trovava a 29 milioni di km dal
pianeta. A quella distanza il diametro del pianeta, proiettato sulla camera, corrispondeva a 1015 pixel, su un totale di 1024x1024 dell'intero campo!
In pratica la ripresa fu fatta all'ultimo momento nel quale il disco del pianeta stava ancora tutto dentro il sensore.
Sia la Grande Macchia Rossa sia la
Piccola Macchia Rossa (Little Red Spot) sono visibili
nell'immagine, rispettivamente sulla sinistra e più in basso a destra. L'apparente tempesta sul lembo destro del pianeta è una parte della Zona Tropicale
Sud che si è separata dalla regione che si trova a occidente rispetto a essa (a sinistra), da un disturbo che gli scienziati a gli astrofili stanno
osservando con attenzione.
Nel momento nel quale la camera LORRI prese queste immagini, la sonda interplanetaria si trovava a 820 milioni di km da casa - circa 5 volte e mezzo
la distanza del sole dalla terra.
Pubblicata il 13 febbraio 2007
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Le immense tempeste cicloniche Great Red Spot e Little Red Spot e un certo numero di esempi di nuvole sono visibili in questa mappa con un
alto grando di definizione. Presa il 14-15 gennaio 2007 dallo strumento Long Range Reconnaissance Imager (LORRI), la mappa combina informazioni
ricavate da differenti immagini prese ogni ora per un periodo di dieci ore, corrispondenti a un giorno gioviano, dalle 17:42 UTC del 14 gennaio alle 03:42
UTC del 15 gennaio 2007. In quel momento la sonda si trovava approssimatamente a 72 milioni di km dal pianeta.
I pixel del globo ricavati dalle immagini dello strumento sono stati proiettati in una griglia rettilinea, simile alle mappe piane del nostro pianeta.
L'intensità dei pixel è stata correlata in ogni punto che appare sulla mappa come se il Sole si trovasse allo zenit; inoltre, ogni immagine è stata elaborata per evidenziarne maggiormente i dettagli. Le regioni polari non
sono state incluse nella mappa perché lo strumento non riprendeva bene alle alte latitudini, per cui si formavano degli artefatti nel processo di proiezione
sulla mappa.
Parecchi piccoli fenomeni convettivi appaiono nella fascia equatoriale nord, allungandosi (approssimativamente) tra i 10° e i 20° di latitudine nord.
"Nel passato, questi eventi avevano avuto associazione con attività di allegerimento e temporalesca", dice il dr. Amy Simon-Miller, esperta
dell'atmosfera gioviana presso il Goddard Space Flight Center della NASA.
Ella aggiunge che la zona equatoriale rimane attiva con molti pennacchi a nord e pochi a sud, mostrando meno di quelli densi, alti, con nuvole bianche
che si vedevano prevalentemente sin dagli anni '80 del secolo scorso. La zona tropicale sud invece continua a incrementare la sua attività 100° a ovest
della Grande Macchia Rossa (Great Red Spot), e a nordest
della Piccola Macchia Rossa (Little Red Spot), la quale
è localizzata approssimativamente a 230° ovest e 30° sud. L'area immediatamente a ovest della Grande Macchia Rossa (GRS) allo stesso tempo rimane
quiescente.
Cliccando l'immagine l'aprirete a 1571X621 pixel
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Animazione del movimento delle formazioni atmosferiche
Lo strumento Long Range Reconnaissance Imager (LORRI), installato sulla sonda interplanetaria New Horizons, ha acquisito sei mappe globali di Giove
durante l'incontro ravvicinato avuto col pianeta alla fine del Febbraio 2007. La camera in alta risoluzione ha acquisito ciascuno dei sei set di osservazioni
come una serie di immagini singole prese ad un'ora l'una dall'altra, coprendo così completamente le dieci ore della rotazione del pianeta. Il gruppo dello
strumento LORRI presso il Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory (APL) ha ridotto i set di dati nella forma di sei mappe individuali
in proiezione rettangolare. In pratica ogni set di dati forma una mappa, la quale mostra il disco dell'intero pianeta, mentre la composizione delle sei
mappe in un video mostra dove e per quanto si spostino le varie formazioni atmosferiche nell'arco di sei ore. Suggerisco di osservare prima lo spostamento
della Grande Macchia Rossa (Great Red Spot) e della
Piccola Macchia Rossa (Little Red Spot), poi quello
delle altre formazioni atmosferiche.
La tabella riportata qui sotto riporta le date e le distanze alle quali i sei set di dati, che hanno composto ciascuna mappa, sono stati presi.
L'ultimo set è stato ottenuto il 21-22 gennaio 2007, quando la navicella si trovava ancora a 60,5 milioni di km di distanza. Per fare un paragone,
durante l'acquisizione dei dati la sonda si trovava a una distanza comparabile a quella media del Sole dal pianeta Mercurio
. Alla minima distanza, la risoluzione di un singolo pixel dell'immagini corrispondeva a 300 km (ovviamente su Giove).
Molte formazioni viste nell'atmosfera gioviana sono gigantesche perturbazioni nuvolose. La Piccola Macchia Rossa (LRS), che lo strumento ha fotografato il 27 febbraio, ne è un esempio localizzato a 30° sud
e 230° ovest; questa tempesta è grande quanto il nostro pianeta. La
Grande Macchia Rossa (GRS) si trova a 20° sud e 320° ovest e la rotazione antioraria delle nubi al suo interno può essere vista nell'animazione
linkata all'inizio di questa nota. il moto di spostamento
verso ovest della GRS è facilmente visibile in questa animazione, come il suo lento spostamento, in direzione opposta, della LRS. Le
tempeste del pianeta non sono fisse rispetto a determinati luoghi, perché il pianeta non ha una superficie solida.
Tuttavia un drammatico mutamento lo si può osservare nella serie di brillanti pennacchi nuvolosi che circondano il pianeta alle latitudini comprese tra
0° e 10° nord. Gli scienziati credono che questo risulti da un'enorme onda atmosferica dell'aria all'alba, ricca in ammoniaca la quale condensa formando
le code dei pennacchi e fa precipitare aria nelle aree scure appena a est di ciascun pennacchio.
Le mappe di Giove visibili qui non includono le regioni polari, a
causa del fatto che lo strumento LORRI non ha potuto riprenderle bene, in quanto erano avvantaggiati punti situati nella regione equatoriale. Le
ombre dei satelliti, prima quella di Io poi quella di Ganimede, appaiono in due delle mappe.
Nome (Name) |
Date (Dates) |
Distanza da Giove (Range from Jupiter) [milioni km] |
Risoluzione dei pixel (Image resolution element) [km] |
JobsATM1 |
8-9 gennaio 2007 |
81,2 |
402 |
JobsATM2 |
9-10 gennaio 2007 |
79,9 |
396 |
JobsATM3 |
14-15 gennaio 2007 |
71,9 |
356 |
JobsATM4 |
15 gennaio 2007 |
70,5 |
349 |
JobsATM5 |
20-21 gennaio 2007 |
61,8 |
306 |
JobsATM6 |
21-22 gennaio 2007 |
60,5 |
300 |
Pubblicata il 1° febbraio 2007
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Lo strumento Long Range Reconnaissance Imager (LORRI) della sonda interplanetaria New
Horizons prese questa esposizione di Giove da 2 millisecondi
alle 04:41:04 UTC del 24 gennaio 2007. La sonda spaziale di trovava a 57 milioni di km dal pianeta, mentre si avvicinava alla velocità di 66.790 km all'ora.
Alla destra del pianeta si osservano le due lune Io (in
basso) e Ganimede; l'ombra di Ganimede produce un'eclissi nell'emisfero
settentrionale del pianeta.
In questa inquadratura si notano pure le due maggiori tempeste attualmente in attività: la Grande Macchia Rossa (Great Red Spot-GRS) sul lembo
occidentale del pianeta (a sinistra nell'immagine), mentre la
Piccola Macchia Rossa (Little Red Spot-LRS) si osserva sul lembo orientale (a destra), a una latitudine appena un po' inferiore.
La Grande Macchia Rossa è una tempesta attiva da quattro
secoli ed ha un diametro di circa 40 mila km. La Piccola Macchia
Rossa (Little Red Spot) si formò nella decade passata dall'unione di tre (piccole) tempeste, grandi circa la metà della più vecchia, grande e
famosa controparte.
Pubblicata il 25 gennaio 2007
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Lo strumento Long Range Reconnaissance Imager (LORRI) della sonda interplanetaria New
Horizons prese questa esposizione da 4 millisecondi di Giove
e di due dei suoi satelliti alle 01:41:04 UTC del 17 gennaio 2007. La sonda spaziale di trovava a 68,5 milioni di km dal pianeta, mentre si avvicinava alla
velocità di 66.790 km ad ogni ora. La luna vulcanica Io è più vicina al pianeta, mentre il satellite Ganimede è a destra. Nell'inquadratura
si nota che entrambi i satelliti producono ombra sulla superficie dell'atmosfera gioviana (Ganimede sul lembo a ore "1 e 30").
La distanza media dell'orbita di Ganimede è di circa 1.070.000 di km, mentre quella di Io è di 422.000 km. Entrambe i satelliti hanno un diametro maggiore della nostra Luna, mentre Ganimede
ha un diametro maggiore persino del pianeta Mercurio.
Pubblicata il 25 gennaio 2007
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Quest'immagine fu presa l'8 gennaio 2007 dallo strumento Long Range Reconnaissance Imager (LORRI) quando la sonda spaziale si trovava
approssimativamente a 81 milioni di km da Giove. Alla
destra del pianeta si vede il satellite Io, distante
422 mila km dal centro di Giove. Tra le numerose formazioni che si notano sul disco planetario risalta immediatamente la
Grande Macchia Rossa. L'immagine, una delle undici scattate
quel giorno, segnò l'inizio dell'avvicinamento finale per il flyby col pianeta, il quale fu un test fondamentale per testare le capacità della sonda spaziale
in vista del raggiungimento del sistema di Plutone nel 2015.
Prima delle immagini di questo flyby, Giove aveva mostrato "facce"
differenti di sé quando fu visitato dalle precedenti missioni spaziali, come
Voyager 1,
Galileo e
Cassini.
Le regioni attorno all'equatore e alle latitudini tropicali meridionali mostrarono una calma rimarcabile, persino alla tipica turbolenza della scia lasciata
indietro dalla Grande Macchia Rossa.
Il gruppo di scienziati al lavoro su questa missione può scrutare queste formazioni meteorologiche maggiori, incluse queste inaspettate regioni relativamente
tranquille, per comprendere le diverse varietà di processi dinamici operanti sul più grande dei pianeti del nostro Sistema Solare. Queste includono la recente
Piccola Macchia Rossa (Little Red Spot-LRS), la Grande
Macchia Rossa (Great Red Spot-GRS) e una varietà di formazioni zonali.
Pubblicata il 25 gennaio 2007
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Lo strumento Long Range Reconnaissance Imager (LORRI) della sonda interplanetaria New
Horizons acquisì alcune immagini del campo nel quale si trovava in quel momento il pianeta (nano) Plutone a distanza di tre giorni l'uno dall'altro alla fine del mese di settembre 2006, in modo da poter distinguere
il movimento del lontano corpo all'interno del ricco campo stellare inquadrato. LORRI prese tre frames della durata di un secondo ciascuno il 21 e
il 24 settembre. Perché il movimento si possa determinare con certezza dallo spostamento della posizione del corpo, la posizione si doveva determinare con
chiarezza in ognuno dei sei frames acquisiti.
Le due immagini risultanti sono state composte in un'animated gif nella quale si sono utilizati dei falsi colori per rappresentare le differenti intensità
luminose: la bassa intensità del segnale viene indicata dai pixel neri, mentre le diverse tonalità di rosso indicano un'intensità media e le più alte dai
pixel bianchi.
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L'immagine appare sgranata in pixel, perché è stata ottenuta in modo da compensare lo spostamento in cielo della navicella spaziale nei tre giorni tra il
primo frame e l'ultimo. Lo strumento ha effettuato questa ripresa prima che i tecnici del centro di controllo del volo effettuassero l'aggiornamento del
software della navicella; il pacchetto di aggiornamento del programma informatico includeva un idoneo navigatore ottico il quale permettesse allo strumento
LORRI una sensibilità approssimativamente tre volte maggiore di quella avuta durante quest'osservazione di Plutone.
Pubblicata il 28 novembre 2006
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Lo strumento Long Range Reconnaissance Imager (LORRI) della sonda interplanetaria New
Horizons, realizzata dalla National Aeronautics and Space Administration (NASA), prese questa fotografia il 4 settembre 2006, da una distanza
di 291 milioni di km da Giove.
Varie formazioni atmosferiche sono visibili in quest'immagine, come fasce, zone e ampie tempeste; si notano chiaramente pure le ombre prodotte dai due
satelliti Europa (a sinistra) e
Io (a destra).
LORRI scattò queste immagini durante una sequenza di test in aiuto per preparare le osservazioni per l'incontro ravvicinato col pianeta della fine di
febbraio 2007. Furono prese durante l'opposizione del pianeta al Sole,
in maniera di avere la stella dietro alla telecamera nel momento della ripresa. Questo momento garantisce anche la massima illuminazione di un corpo esterno
all'orbita della Terra. Infatti Giove qui appare circa 40 volte più brillante di Plutone (mostrato nell'immagine qui sopra). Questo strumento, nel 2015, sarà il principale investigatore del
lontanissimo corpo, ora degradato a "pianeta nano".
Per evitare la saturazione, il tempo d'esposizione della camera fu portato a 6 millisecondi. Quest'immagine fu pure, in parte, una prova per vedere come
lo strumento LORRI avrebbe potuto operare con un tempo d'esposizione così breve.
Pubblicata il 26 settembre 2006
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Le due £macchie" in questa immagine sono una composizione di due riprese dell'asteroide 2002 JF56 ottenute l'11 giugno e il 12 giugno 2006, col
Multispectral Visible Imaging Camera (MVIC) uno dei componenti del sistema d'immagini Ralph della sonda spaziale New Horizons, realizzata dalla National Aeronautics and Space Administration (NASA) americana.
Nella parte bassa dell'immagine si osserva l'asteroide quando distava 3,36 milion di km dalla navicella, e dove 2002 JF56 appare d'aspetto stellare.
Nella parte alta lo si osserva quando distava circa un terzo rispetto alla prima immagine, precisamente 1,34 milioni di km. L'oggetto qui appare sei volte
più brillante. Ora si stima che esso abbia un diametro approssimativo di 2,5 km.
L'osservazione dell'asteroide fungeva, per il team che guida la sonda, anche da prova per fare un test sull'abilità della navicella spaziale di seguire un
oggetto in rapido movimento. Il 13 giugno 2006 la New Horizons transitò a circa 102.000 km dal piccolo asteroide, mentre si trovava a 368 milioni
km dal Sole e circa 273 milioni di km dalla
Terra.
Pubblicata nell'estate 2006
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In una pagina della gallery della NASA c'è una breve descrizione in inglese dei quattro satelliti galileiani e delle condizioni di ripresa durante il fly-by.
Io, 3,640 kilometers (2,260 miles) in diameter, was imaged at 03:50 Universal Time on February 28 from a range of 2.7 million kilometers (1.7 million miles). The original image scale was 13 kilometers per pixel, and the image is centered at Io coordinates 6 degrees south, 22 degrees west. Io is notable for its active volcanism, which New Horizons has studied extensively.
Europa, 3,120 kilometers (1,938 miles) in diameter, was imaged at 01:28 Universal Time on February 28 from a range of 3 million kilometers (1.8 million miles). The original image scale was 15 kilometers per pixel, and the image is centered at Europa coordinates 6 degrees south, 347 degrees west. Europa's smooth, icy surface likely conceals an ocean of liquid water. New Horizons obtained data on Europas surface composition and imaged subtle surface features, and analysis of these data may provide new information about the ocean and the icy shell that covers it.
New Horizons spied Ganymede, 5,262 kilometers (3,268 miles) in diameter, at 10:01 Universal Time on February 27 from 3.5 million kilometers (2.2 million miles) away. The original scale was 17 kilometers per pixel, and the image is centered at Ganymede coordinates 6 degrees south, 38 degrees west. Ganymede, the largest moon in the solar system, has a dirty ice surface cut by fractures and peppered by impact craters. New Horizons infrared observations may provide insight into the composition of the moons surface and interior.
Callisto, 4,820 kilometers (2,995 miles) in diameter, was imaged at 03:50 Universal Time on February 28 from a range of 4.2 million kilometers (2.6 million miles). The original image scale was 21 kilometers per pixel, and the image is centered at Callisto coordinates 4 degrees south, 356 degrees west. Scientists are using the infrared spectra New Horizons gathered of Callistos ancient, cratered surface to calibrate spectral analysis techniques that will help them to understand the surfaces of Pluto and its moon Charon when New Horizons passes them in 2015.
Nella prima pagina dedicata alla missione vi ho presentato le immagini rilasciate dalla NASA riguardanti la fase di preparazione, il lancio e gli scopi della missione New Horizons.
Video presenti nel sito della NASA:
Animazione realizzata componendo più immagini di Io prese dalla sonda New Horizons durante il fly-by con Giove.
I video della missione New Horizons (sito NASA)
Video credits: NASA TV
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Immagini copyright copy; 2007 di NASA/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Southwest Research Institute
Pagina caricata in rete: 1 maggio 2007; ultimo aggiornamento (12°): 4 agosto 2007
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