Gli ultimi mesi dell'anno si concludono dominati dai due giganti del
nostro sistema solare:
Giove e
Saturno. Durante il periodo natalizio, il primo culminerà alla massima altezza
verso le cinque e mezza, con il cielo ancora blu scuro, e il secondo verso le otto di sera.
Giove, più
veloce, sta raggiungendo
Saturno nella debole costellazione dei Pesci, sotto al grande quadrato del
Pegaso; la loro distanza è di circa una quarantina di gradi, con il pianeta degli anelli
a est rispetto a Giove, ben più luminoso.
Subito dopo sorgono le costellazioni tipiche dei mesi freddi: prima il Toro e l'Auriga, poi Orione e i Gemelli, e infine il debole Unicorno e il Cane Maggiore con la scintillante Sirio.
Possiamo notare che la Via Lattea invernale, seppure debole, passa attraverso alcune di esse: entra nell' Auriga, attraversa i confini tra Toro e Gemelli, prosegue nell' Unicorno per finire, nella foschia, nei pressi di Sirio.
La Costellazione dell'Auriga
Immagine di Rolando Ligustri, ripresa nel marzo 1997 dal Monte Matajur. |
Cominciamo con la prima costellazione: puntando un binocolo a sud di
Capella noteremo tre macchioline, corrispondenti ad altrettanti ammassi aperti ideali
per l'osservazione al telescopio.
Sono M 38,
M 36 e
M 37, tutti e
tre distanti circa 4.000 anni luce. Già a basso ingrandimento noteremo delle vistose differenze
tra loro: M 36,
al centro, è il meno ricco, costituito da poche decine di stelle.
I due estremi, invece hanno almeno un centinaio di stelle ciascuno, raggruppate densamente in
M 37 (quello
a est) e più sparse in
M 38, che è accompagnato (mezzo grado a sud) da un altro ammasso, piccolo e lontano:
NGC 1907.
Non visibili al telescopio, ma evidenti in fotografia, sono NGC 405 e NGC 410, due nebulose rosse situate tre gradi a sudovest del gruppetto.
Poco sotto, a sudest della Beta Tauri (El Nath) le migliori fotografie mostrano Simeis 147, un antico resto di supernova; è largo ben tre gradi, ma ha una luminosità estremamente bassa, tale da renderlo uno degli oggetti più difficili tra le nebulose ad emissione.
Scendiamo ora nell'intersezione tra Toro,
Auriga e
Gemelli: qualsiasi binocolo mostrerà M 35, uno degli ammassi più ricchi in assoluto.
Ben visibile nei piccoli strumenti, un 20 cm. mostrerà fino a 200 stelle, disposte in maniera
quasi uniforme in un'area larga una ventina di primi.
Le sue stelle sono distanti circa 3.000 anni luce, e uno sguardo appena fuori dall'ammasso ci mostrerà una debole macchietta, risolvibile in poche deboli stelle dalla montagna: è NGC 2158, un altro ammasso, che è situato alla grande distanza di 15.000 anni luce.
Poco a sud ci sono due nebulose: la prima, vicina alla rossa Mu Gem è IC 443, ed è visibile solo in fotografia. Se osserviamo al vertice dell'ipotetico triangolo formato dalla Mu e da M 35 troveremo un piccolo gruppo di stelle: è NGC 2175, che nasconde un piccolo segreto. Infatti, da un cielo di montagna e con un filtro nebulare scopriremo che è circondato da NGC 2174, una nebulosità estesa per mezzo grado che risplende grazie alla stellina blu immersa al suo interno.
Entriamo nell' Unicorno e il nostro binocolo ci mostrerà un gruppetto di sei stelle disposte in tre coppie. Stiamo osservando l'ammasso NGC 2244, che è circondato dalla ben più famosa nebulosa Rosetta (che vediamo qui a sotto in un'altra foto fatta da un socio del Circolo).
Questa è visibile solo dalla montagna e con un filtro adeguato e in tal caso noteremo che la sua estensione supera il grado.
Cinque gradi a nord si può tentare di fotografare la nebulosa
NGC 2264, molto debole ed estesa.
Nella parte inferiore della costellazione troviamo l'ammasso M 50, costituito da una
cinquantina di stelle distanti 3000 anni luce.
Tre gradi più a sud le fotografie mostrano la presenza della nebulosa IC 2177, l'unica
di tutta la zona che non abbia una colorazione rosso puro.
Scendiamo ora nella Poppa e il binocolo ci mostrerà due ammassi
distanti un grado e mezzo fra loro: M 47 (ad est) e M 46. Il primo (distante
1.500 anni luce) è ben risolto nel binocolo, per la presenza di numerose stelle brillanti, ma
al telescopio è il secondo (dista 5.000 a.l.) a stupire:
in mezzo ad una distesa uniforme di stelline di decima e undicesima c'è un debole anello di
fumo, NGC 2438.
E' una nebulosa planetaria, del diametro di un primo d'arco, che si trova solo per caso proiettata in mezzo all'ammasso, essendo in realtà distante "solo" 3.000 anni luce.
Chiudiamo la rassegna con uno sguardo quattro gradi a sud di Sirio: lì splende M 41, uno dei più brillanti ammassi aperti, da gustarsi a basso ingrandimento poiché le sue stelle, parecchie di sesta e settima, sono molto sparpagliate.