NOTIZIARIO

ANNO VII - NUMERO 26
4° TRIMESTRE 2000


UN DOBSON DA 300 E IL CIELO PROFONDO

Lo scorso dicembre, dopo uno dei peggiori anni dal punto di vista meteorologico, ho deciso di dotarmi di uno strumento che desse molte soddisfazioni in visuale e facile e pratico da utilizzare.
La scelta è ricaduta su un Dobson da 300 mm, costruito da un gruppo di artigiani emiliani.

Lo strumento è costato solo un paio di milioni e, a dispetto del peso di 52 kg, è facilmente smontabile in tre pezzi in poco tempo e, una volta giunto sul luogo di osservazione, in tre minuti scarsi è operativo.

Le potenzialità di un simile strumento sono notevoli: la montatura altazimutale molto fluida permette di puntare gli oggetti con grande velocità, mentre il diametro dello specchio permette di ottenere dalla pianura risultati simili o superiori a quelli di un 200 mm dalla montagna.
La mancanza di un inseguimento motorizzato non si fa sentire troppo, grazie agli oculari a grande campo che ho acquistato nel frattempo e ai movimenti fluidi che permettono di ricentrare un oggetto in un lampo.

Partendo dagli oggetti invernali, ho osservato con facilità la nebulosità attorno alle Pleiadi e gli altri ammassi aperti vengono risolti molto bene in stelle anche al minimo ingrandimento.
Un esempio su tutti: vicino al famoso M35, brillante ammasso situato a 3.000 anni luce nei Gemelli, con un 20 cm si vede una piccola macchia nebulosa, a volte con qualche debole stella all'interno; esso è NGC 2158, un ammasso simile al primo ma distante ben 15.000 anni luce.
Con il 30 cm, anche dalla campagna, si risolvono subito una trentina di componenti, non lasciando dubbi sulla sua natura.

Il Doppio ammasso del Perseo diviene veramente un oggetto magnifico, così come M42 in Orione, che prende una tinta verde nella sua zona più luminosa. La nebulosa si mostra in tutta la sua grandezza, andando a sfiorare Iota Orionis, a mezzo grado dal Trapezio, mentre le sue zone interne rivelano numerosi ed intricati chiaroscuri.

La potenza dello strumento è in grado di "stanare" parecchie nebulose a riflessione, come quelle nella cintura di Orione o nell'Unicorno, la più famosa delle quali è sicuramente NGC 2261, la Nebulosa variabile di Hubble, dall'inconfondibile forma di cometa.

I filtri nebulari come l'Ossigeno terzo (O-III) o l'Idrogeno Beta (H-B), che spesso rendono la visione troppo scura con strumenti più piccoli, qui si trovano a proprio agio: il secondo mi ha permesso di vedere con una certa facilità l'estesissima California (NGC 1499), la debole Cocoon (IC 5146) e l'elusiva Testa di Cavallo, che comunque si è mostrata solamente come una insenatura di forma ovale.

Ma è l'O-III il compagno dell'amante del cielo profondo: divengono prede facili la Rosetta (NGC 2237), la NGC 281 in Cassiopea e la NGC 2174 in Orione. La quantità di luce che entra nello strumento permette di sostenere ingrandimenti elevati, cosa che consente di apprezzare le numerose nebulose planetarie che misurano meno di un primo d'arco: la Eskimo (NGC 2392) nei Gemelli, NGC 3242 nell'Idra, NGC 1501 nella Giraffa; queste nebulose sono insignificanti a 50x o 100x, ma a 200-300x diventano di dimensioni apprezzabili.

La primavera ci lascia senza Via Lattea regalandoci però una finestra sulle altre galassie: così il Leone, la Vergine, la Chioma e la grande Orsa si popolano di oggetti interessanti.
Nel Leone diviene molto brillante NGC 2903, mentre è molto bello il contrasto di forma del gruppetto di spirali M65, M66, NGC 3628, con la prima molto di taglio, la seconda messa di tre quarti, la terza perfettamente di profilo.

Nell'Orsa diventa spettacolare la coppia M81 e M82, la prima con un nucleo luminoso e un esteso alone ovale e la seconda stretta e con bande scure sul nucleo. Molto bella è anche la coppia M97-M108: la prima è la facile planetaria Gufo e la seconda una brillante galassia.

La difficile M101 è abbastanza visibile, ed a 150 ingrandimenti spuntano delle condensazioni nell'alone che disegnano le braccia a spirale. Quindi passiamo a M51 nei Cani da Caccia, facilissima a 60x, a 150 x mostra con evidenza le braccia a spirale. Nella costellazione ci sono anche altre galassie che diventano molto interessanti, come le lunghissime NGC 4244 e NGC 4631 o l'irregolare NGC 4656.

Scendiamo nella Vergine: la Sombrero (M104) mostra molto bene la banda scura sul nucleo, e nella zona di M84-M86 basta spostare lo strumento a casaccio per trovare galassie nel campo dell'oculare.
Alzandoci nella Chioma troviamo la bellissima NGC 4565, lunghissima spirale di taglio attraversata da una sottile banda scura nel senso della lunghezza. La sorpresa non viene da queste galassie distanti "solo" alcune decine di milioni di anni luce, ma da quelle più lontane: nel bel mezzo della costellazione della Chioma si può osservare una debole coppia di galassie di dodicesima, (NGC 4874-4889), che sono in realtà due ellittiche giganti a 350 milioni di anni luce. Con un 20 cm sarebbe finita qui, ma con il 30 e molta pazienza spuntano fuori una decina di galassie normali, di quattordicesima, che svelano l'ammasso Abell 1656; è come guardare una miniatura dell'ammasso della Vergine, che invece si trova a 60 milioni di anni luce.

Viene il turno delle costellazioni estive: restando ancora un attimo nelle profondità siderali, sono riuscito ad osservare quattro componenti dell'ammasso Abell 2151, sul filo del mezzo miliardo di anni luce; queste galassie sono all'estremo delle possibilità anche per tale strumento.

Parlando di ammassi di tipo più familiare, i globulari più grossi si sciolgono in centinaia di stelle; M13, M5 o M22 sono simili alle foto pubblicate sulle riviste, e anche dal cielo di paese sono già ben risolti. L'uso dell'O-III rende perfettamente visibili le nebulose del Sagittario, come la Laguna, la Trifida, l'Omega e l'Aquila.
L'Omega diventa ben più estesa della classica forma a "L", somigliando ad una ripresa fotografica. Luminosissima è la Dumbbell (M27), che diventa ovale per la presenza delle deboli zone esterne, e (sempre con il filtro) è facilmente visibile la Nordamerica (NGC 7000), anche se solo una piccola parte è visibile di volta in volta. Ma l'oggetto più spettacolare è senza dubbio la Velo nel Cigno: facile senza filtro, utilizzandolo, diviene contrastatissima e piena di filamenti, una vera sfida a volerla riprodurre con carta e matita.

Il cielo autunnale è piuttosto spoglio, ma chi cerca trova: la nebulosa Elica (NGC 7293) con il filtro è ben luminosa, così come la NGC 246 nella Balena, con un triangolino di stelle sovrapposte al dischetto di gas.
Salendo nel Pegaso, con 200x la NGC 7331 diventa simile alla grande M31 con un binocolo, mentre il difficile Quintetto di Stephan mostra quattro componenti; osservando dagli oltre 2000 metri del rifugio Lagazuoi sono riuscito a vedere tutte e cinque le galassie, e anche l'elusiva Maffei 1 in Cassiopea, galassia vicina alla nostra ma nascosta dalle polveri della via lattea.

NGC 891 ripresa da Rolando Ligustri con un telescopio Meade da 8" e un c.c.d. SBIG ST9E. Tempo d'integrazione complessivo 120 secondi.       29 KB

La grande M33 nel Triangolo, solitamente amorfa e uniforme, con 150x mostra due deboli braccia a spirale, e numerose piccole condensazioni che corrispondono ad enormi nebulose ad emissione. Passando ad Andromeda, M31 è molto luminosa e sono ben visibili le bande scure a nord del nucleo, e sono molto appariscenti le due galassie compagne, M32 e M110. Vicino alla Beta la NGC 404, galassia ellittica, è molto facile anche dalla campagna, mentre la NGC 891, seppur estesa e con la banda di polvere ben visibile, resta comunque un oggetto molto "trasparente". Tutt'altra cosa la planetaria NGC 7662, minuscola a 100x, ma grande e sorprendentemente luminosa a 450x!
In definitiva, dopo essermi abituato per anni a strumenti più piccoli, tutti gli oggetti sembrano facili e luminosi, anche se, specie per le galassie, siamo molto lontani dai dettagli che possono essere visti nelle foto. Ma già percepire la forma di corpi a centinaia di milioni di anni luce è una grande emozione, e comunque per ammassi aperti e globulari le immagini che dà sono sorpassate solo da quelle riprese con i ccd.

Difetti? Potrei dire che lo strumento soffre di un certo astigmatismo, cosa che mi ha impedito per ora di avere immagini planetarie alla sua altezza, anche se comunque non si nota sotto i 150-200x. In più il basamento è piuttosto pesante ed ingombrante, ma la facilità e rapidità di montaggio/smontaggio non ne vengono sfiorate. Probabilmente uno strumento simile un po' più piccolo sarebbe il massimo per chi vuole divertirsi con pochi soldi e impegno minimo.

Il Vicepresidente del Circolo
Paolo Beltrame

Vai a 4° Notiziario 2000
Vai a I Notiziari
Vai a Fotografia, ccd e ricerca

Torna alla C.AS.T. Home Page
Copyright © 2000 by Paolo Beltrame (testo originale) e Lucio Furlanetto (adattamento web)

Pagina caricata in rete: 4 febbraio 2001; ultimo aggiornamento: 5 febbraio 2001